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Piano Casa, accordo fatto
90 giorni di tempo alle Regioni

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1 aprile 2009

Dopo lunghe trattative si è conclusa nella tarda serata di martedì, nella sede del ministero per i Rapporti con le Regioni, la trattativa che ha portato all'accordo tra Stato e Regioni sul piano casa. Nel Consiglio dei ministri di oggi, mercoledì 1 aprile, l'accordo sarà già oggetto di riflessione in particolare nella scansione dei tempi entro i quali dovrà essere approvato il relativo decreto. Secondo il presidente del Consiglio, Berlusconi, il testo dovrebbe essere pronto entro 10 giorni. Prima, però, l'intesa dovrà essere formalmente approvata dalla Conferenza unificata iniziata alle 9 a Palazzo Chigi.
«Si tratta di un risultato molto importante al quale abbiamo lavorato intensamente - ha commentato il ministro Raffaele Fitto - abbiamo raggiunto un'intesa condivisa dall'intero Governo. Berlusconi è sempre stato puntualmente informato di ogni passaggio e in Consiglio dei ministri si potrà procedere con la tempistica, entro 10 giorni il decreto sulla semplificazione amministrativa dovrebbe essere pronto».
Il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, oltre alla soddisfazione, ha sottolineato che l'intesa «è un risultato importante per noi e per il Paese, confermiamo pienamente l'impostazione di quando avevamo detto che il decreto era inaccettabile». Con gli accordi raggiunti oggi «non ci sono scelte che possono compromettere il sistema di governo e la tenuta urbanistica del territorio. Ora però bisogna occuparsi della vera emergenza che è quella di trovare risorse per le famiglie in difficoltà che non riescono a pagare l'affitto, abbiamo 550 milioni di euro, bisogna trovare altre risorse pubbliche e private». Errani ha poi sottolineato che i lavori del piano casa saranno svolti nel rispetto delle norme sulla sicurezza e con lavoro regolare e forme di rendicontazione che mettano in chiaro tutti i lavori che verranno fatti.
Le Regioni avranno 90 giorni di tempo per emanare, ciascuna, le norme per consentire l'attuazione del piano casa. L'intesa raggiunta prevede aumenti volumetrici del 20% per le abitazioni e del 35% nei casi di demolizione e ricostruzione, purchè compiuti con tecniche di bio-edilizia le volumetrie si riferiscono solo all'edilizia residenziale, mentre i centri storici e tutte le aree protette non verranno toccate dal piano casa, nel pieno rispetto dei programmi urbanistici.
In extremis si è raggiunto l'accordo per il varo di un tavolo che metta a punto uno studio di fattibilità per verificare quali misure adottare per l'edilizia pubblica. Dall'accordo, infatti, sono sparite «le risorse aggiuntive» che lo Stato avrebbe dovuto apportare, seppure in quantità non determinata.

Ampliamenti fino al 20% e non oltre i 200 metri cubi
Come anticipato dal Sole24ore, le Regioni hanno accolto la proposta del Governo di ampliamenti di volumetrie di abitazioni residenziali uni-bi familiari entro il limite del 20%. «O comunque di volumetria non superiore ai 1000 metri cubi» per un incremento complessivo massimo di 200 metri cubi.

Limite al 35% in caso di interventi di bioedilizia
La soglia si alza al 35% della volumetria esistente nel caso di interventi straordinari di demolizione e ricostruzione di edifici. Le operazioni devono però avere «finalità di miglioramento della qualità architettonica esistente, di riduzione sensibile dei consumi energetici e di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili».

Sburocratizzazione delle procedure
Il documento prevede che vengono introdotte forme semplificate e celeri per l'autorizzazione di questi interventi edilizi. Le Regioni si impegnano ad approvare entro 90 giorni proprie leggi ispirate a questi obiettivi (anche se le leggi regionali possono prevedere gli ambiti nei quali questi interventi sono esclusi o limitati). Questo soprattutto nel caso di aree di particolare pregio ambientale o paesaggistico. La disciplina introdotta da queste leggi regionali avrà una validità temporalmente definita e comunque non superiore ai 12 mesi dalla loro entrata in vigore. Nel caso in cui le leggi regionali non fossero approvate nel termine stabilito, il Governo e il presidente della giunta interessata determineranno «le modalità procedurali idonee ad attuare compiutamente l'accordo».

Un decreto legge con i termini massimi per autorizzazioni e permessi
Il testo prevede anche che, contestualmente alla sottoscrizione di questo accordo, il governo emani un decreto legge «i cui contenuti sono concordati con le Regioni e il sistema delle autonomie, con l'obiettivo di semplificare alcune procedure di competenza esclusiva dello Stato per rendere più rapida ed efficace l'azione amministrativa di disciplina dell'attività edilizia». In particolare, le misure devono riguardare la previsione di un termine certo per il rilascio delle autorizzazioni e dei permessi, la ridisciplina di rilascio dell'autorizzazione paesaggistica, la semplificazione delle procedure di valutazione ambientale strategica (Vas), la fissazione dei principi fondamentali in materia di misure di perequazione e compensazione urbanistica.

  CONTINUA ...»

1 aprile 2009
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