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Credito, Basilea 2 parte a scartamento ridotto

di Isabella Bufacchi

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2 GENNAIO 2008

Basilea 2, la nuova disciplina prudenziale con modalità di misurazione innovative del rischio di credito per il calcolo del patrimonio di vigilanza di banche e intermediari, prende il via definitivamente e inderogabilmente nel 2008, dopo la falsa partenza del 2007: ma il decollo sarà comunque lento e graduale senza big bang.
Nessuna grande banca italiana ha già incassato dalla Banca d'Italia l'autorizzazione per poter iniziare a usare i rating interni avanzati sul piano patrimoniale. Le banche italiane, grandi e piccole, inaugurano il 2008 con il metodo "standardizzato" per calcolare l'assorbimento patrimoniale: i rating interni continueranno a essere applicati ai soli fini gestionali.

Norme stop-and-go
La direttiva 2006/48/CE entrata in vigore il primo gennaio 2007 prevedeva un periodo transitorio per tutto il 2007 per continuare ad applicare Basilea 1 (come poi è stato fatto in tutta Europa), e stabiliva anche un'eccezione: fissava la partenza al primo gennaio2008 delle norme comunitarie relative all'adozione del metodo cosiddetto "avanzato" del rating interno per la misurazione dei rischi di credito e operativi. Il rating interno avanzato è il sistema più sofisticato di tutti perché consente alle banche di utilizzare esclusivamente modelli interni in tutti i parametri con cui si determina il rischio di credito (il rating ovvero la probabilità che il debitore diventi insolvente). La Banca d'Italia è alle prese con la documentazione mammoth di Basilea 2 e con una miriade di autorizzazioni da rilasciarsi su vari livelli: solo lo scorso 28 dicembre, per esempio, via Nazionale ha emanato la seconda bozza di una documentazione tecnica utilead alcune segnalazioni prudenziali Basilea 2 (anche sui derivati) in vigore dal prossimo marzo. Dopo la conclusione delle verifiche informali dei criteri organizzativi e quantitativi, nel corso del 2008 la Banca d'Italia procederà ai riconoscimenti dei metodi avanzati con istanze formali di autorizzazione.

Tempi lunghi
Nel 2007 le banche italiane avrebbero potuto iniziare a calcolare il patrimonio di vigilanza con il metodo standardizzato (che usa rating esterni o coefficienti patrimoniali uguali a Basilea 1 per le imprese senza rating) oppure con il metodo di rating interno di primo livello "foundation": hanno preferito usare la carta del rinvio. Adesso nel gennaio 2008 sono pronte ad applicare il metodo standardizzato, ma le grandi banche con una massa critica di impieghi e affidati adeguata non hanno ancora tagliato i nastri dell'autorizzazione per il rating interno avanzato. Secondo fonti autorevoli bene informate vicine a via Nazionale, l'accelerazione del processo di concentrazione e acquisizione nel sistema bancario italiano degli ultimi due anni ha rallentato, e molto, l'applicazione dei nuovi criteri prudenziali per Basilea 2: UniCredit-Capitalia, Intesa-San Paolo, Mps-Antonveneta si sono dovute organizzare per ripianificare un modello unico per Basilea 2.

Chi vince, chi perde
Se il sistema bancario italiano dovesse risultare in ritardo rispetto alla concorrenza estera, nell'uso dei rating interni avanzati di Basilea 2, rischierebbe un netto svantaggio competitivo: il sistema dei rating interni infatticonsente alle banche di risparmiare in termini di patrimonio di vigilanza perché, a differenza di Basilea 1, le imprese non finanziarie con rating alti assorbono molto meno capitale rispetto al passato. Chi gestisce bene i rischi e fa una buona selezione e valutazione del debitore- controparte viene premiato da Basilea 2: Basilea 1 assegnava i coefficienti in base al tipo di debitore e non alla sua affidabilità.
Per le imprese Pmi, il fatto che il metodo standardizzato quest'anno sarà dominante tra le controparti bancarie italiane non dovrebbe avere ricadute negativa sul costo del credito. Per le aziende di dimensioni medie e medio-piccole che non hanno rating, il metodo standardizzato prevede un coefficiente di ponderazione al 100% esattamente come avviene adesso per Basilea 1 (Basilea 1 assegnava il 100% alle imprese private non bancarie, il 20% a banche ed enti locali e lo 0% agli Stati). Per le aziende più piccole, nel metodo standardizzato potrebbe esserci addirittura un vantaggio: le Pmi con un fatturato inferiore ai 5 milioni di euro, che rientrano nella definizione di retail, hanno un coefficiente di ponderazione al 75 per cento.
Più del 50% del sistema bancario italiano (rappresentato dai primi cinque gruppi) resta tuttavia intenzionato all'applicazione del sistema avanzato. E lo farà al più presto per risparmiare patrimonio prudenziale. I rating interni elaborati dalle banche esistono già da tempo e vengono usati in maniera diffusa a fini gestionali. Il rating interno avanzato spingerà le banche a una maggiore selezione e a stringere un rapporto più diretto con l'imprenditore. Il multiaffidamento dovrebbe lasciare il posto all'uso delle garanzie e dei confidi. E le imprese? Anche le Pmi dovranno essere adeguatamente capitalizzate, più trasparenti e capaci di dosare con saggezza la leva del debito.

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