Tra i sindacati, così come tra i lavoratori di Alitalia, è ormai "muro contro muro". Se ne è avuto un segno tangibile ieri mattina all'aeroporto di Fiumicino, dove si sono fronteggiati per alcune ore i sostenitori del sì e quelli del no all'accordo con il Cai, separati da un cordone di polizia e carabinieri. In circa 200 hanno partecipato a un presidio organizzato dal personale navigante di Cisl, Uil e Ugl, animato in gran parte dagli assistenti di terra che scandivano slogan contro le maggiori sigle dei piloti, accusate per «motivi strumentali» di non voler firmare l'accordo sulla Nuova Alitalia. Per Claudio Genovesi (Fit-Cisl) «è chiaro a tutti che ad oggi l'offerta Cai, ancorchè ritirata, è l'unica contro il fallimento».
Sul versante opposto, erano all'incirca lo stesso numero a sostenere le ragioni di Anpac, Up, Avia e Sdl. Che in tarda mattinata, in una conferenza stampa – alla presenza del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro – hanno annunciato l'intenzione di costituire una cordata per candidarsi ad acquisire Alitalia «con qualunque socio, nazionale o estero, disposto a rilanciarla», utilizzando l'intero montante Tfr dei lavoratori della compagnia di bandiera «che nel complesso vale 340 milioni». Al Governo, le 4 sigle hanno chiesto di chiarire se accetterà offerte alternative a Cai. «Non vogliamo entrare nella governance aziendale - ha spiegato il presidente di Anpac, Fabio Berti -, la partecipazione dei dipendenti a una cordata potrebbe portare ad una rappresentanza sul modello del Comitato di sorveglianza adottato dalle aziende tedesche». Berti ha puntato l'indice contro le assemblee organizzate a sostegno dell'accordo, sostenendo che «hanno provocato ritardi sul 30% dei voli Alitalia» – c'è preoccupazione in vista dello sciopero dei treni di venerdì (si veda pagina 25) – e ha denunciato le «pressioni psicologiche sui piloti che possono avere ripercussioni sugli incidenti aerei». Secondo Berti «i viaggiatori si devono preoccupare» perché «questo tipo di pressioni cui sono sottoposti i piloti hanno uno stretto legame con la sicurezza». Il comandante Berti, nel respingere le accuse sui privilegi dei piloti, ha fornito il suo 730 («è di 115mila euro, il 30% inferiore a quello dei miei colleghi europei»), chiamando in causa gli sprechi gestionali, come «i 200 milioni l'anno persi da Alitalia tra il 2000 e il 2008 per il collocamento di Malpensa senza regolare Linate», o «i gestori aeroportuali pagati 5 volte di più delle altre compagnie», dicendosi disponibile ad un taglio dei permessi sindacali (secondo le stime 13 milioni contro 1 milione di Lufthansa).
Il numero uno dell'Up, Massimo Notaro, nell'annunciare l'unione con l'Anpac, ha citato una delle «criticità» del piano Cai: «Prevede un perimetro aziendale troppo piccolo con solo 153 aerei, contro gli attuali 237, lasciando troppo spazio alle low cost». Secondo Notaro 300 piloti hanno lasciato Uil, Cisl e Ugl per aderire all'Anpac e all'Up, in polemica con i confederali: «Non ci risulta – replica il responsabile della Uilt, Marco Veneziani – abbiamo perso 35 iscritti con 18 nuove iscrizioni. Forse si riferisce ai piloti di Airone confluiti da App nell'Up». Intanto la Cgil, che per il premier Silvio Berlusconi in modo «irresponsabile non guarda al bene del Paese», scommette sulla cordata straniera (Lufthansa, per i bene informati). La proposta delle 4 associazioni professionali per il presidente di Anpav, Massimo Muccioli, è «tragicomica visto che l'Alitalia ha dai tre ai sette giorni di vita». In forse il viaggio del premier a New York, dove si apre oggi l'assemblea generale dell'Onu: Silvio Berlusconi, che in mattinata parteciperà comunque al Consiglio dei ministri, potrebbe rinunciare per seguire da vicino la vicenda Alitalia.
