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Social lending, ecco perché Bankitalia ha espulso Zopa

di Marco Ferrando

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15 luglio 2009


«Non vogliamo nessuna guerra. Semplicemente, stiamo valutando quale sia la strada per far valere al meglio le nostre ragioni». A ormai cinque giorni dall'espulsione dall'elenco degli intermediari finanziari, dal quartier generale milanese di Zopa Italia arriva un messaggio di distensione, verso il ministero dell'Economia e delle Finanze, che ha emanato il decreto, ma soprattutto verso Banca d'Italia, che lo ha «commissionato».

Proprio via Nazionale ieri aveva precisato che «la società acquisiva la titolarità e la disponibilità dei fondi conferiti dai prestatori, violando l'obbligo di separatezza delle disponibilità di terzi da quelle della società; in tal modo si realizza una abusiva attività di raccolta del risparmio, con rischio per i terzi i cui fondi non vengono più scambiati immediatamente tra creditore e debitore come dovrebbe essere nello schema di social lending ma rimangono nella disponibilità della Zopa. Di fatto il creditore si trova inconsapevolmente in una posizione analoga a quella di un depositante senza le tutele previste dall'ordinamento per i risparmiatori». Non solo: «Le modifiche operative proposte da Zopa per risolvere il problema non sono risultate sufficienti a garantire la rimozione delle irregolarità, manifestando una strutturale difficoltà nell'assicurare il rispetto della disciplina in materia bancaria e finanziaria posta a tutela dei terzi e del mercato».

L'amministratore delegato, Maurizio Sella, da lunedì è al lavoro con i suoi legali per capire come, quando e dove agire dal punto di vista giuridico, ma intanto il timore è che l'ondata di rabbia scatenata dal decreto ministeriale dentro al popolo degli zoopiani e più in generale dei blogger possa accendere troppo i toni del conflitto, trasformando una questione di principio in un'inedita rissa creditizia, tra social lending e metodi tradizionali. Sul forum interno al sito di Zopa sono già 250 i messaggi arrivati, ma intanto il decreto fa discutere anche i cugini di Boober.it, l'altro operatore italiano del social lending.

«Sappiamo di aver lavorato al meglio, nella piena collaborazione con la Banca d'Italia», è l'unica battuta che si è concesso Sella, interpellato questa mattina da Il Sole 24 ore online. Intorno alle quattordici Zopa ha messo online sul proprio sito il testo del decreto ministeriale, «per ulteriore trasparenza»: dal testo, composto di cinque pagine, emerge che l'attività dell'operatore era sotto la lente di Banca d'Italia dall'autunno scorso, e che il procedimento di cancellazione è partito il 4 febbraio.

Da gennaio 2008 fino alla settimana scorsa, Zopa ha raccolto e distribuito circa 7,2 milioni di euro. Quando è arrivato lo stop del Ministero, sul conto corrente di transito - fa sapere la società - c'era circa un milione di euro, una somma che da lunedì è in redistribuzione ai conferitori. Sempre dell'ordine del milione di euro era la giacenza media degli ultimi mesi, mentre - dicono ancora da Zopa - in media i fondi versati da prestatori impiegavano 45 giorni per giungere all'assegnazione definitiva ai prenditori.

E ora? Lo stesso decreto stabilisce che Zopa avrà ora due mesi di tempo per decidere quale percorrere delle tre strade indicate dal ministero: modificare l'oggetto sociale, assumere «altre iniziative conseguenti al provvedimento», liquidare la società.

15 luglio 2009
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