L'Eurozona come la Champions League? Così la pensa il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, che qualche giorno fa al Bundestag ha tirato fuori la sua fede calcistica per il Bayern di Monaco per strizzare l'occhio all'opinione pubblica tedesca. Un tentativo, crediamo, di arginare la caduta dei consensi per la coalizione Cdu-Fdp che governa la Germania, in vista delle elezioni regionali del 9 maggio nel Nord Reno-Westfalia, dove i due partiti rischiano di perdere la maggioranza. Il tentativo però non è riuscito, visto che gli ultimi sondaggi danno la coalizione di Angela Merkel al 40%: mai così in basso da 10 anni.
Ma cosa ha detto Schäuble in Parlamento? Per replicare alla collega francese Christine Lagarde, che aveva chiesto alla Germania di stimolare maggiormente i consumi interni e meno le esportazioni per contribuire in modo più equilibrato alla ripresa di tutta l'area euro, Schäuble ha raccontato che durante la fase a gironi della Champions, da tifoso del Bayern Monaco si era augurato che l'Olympique Lyon giocasse peggio dei tedeschi, auspicio «su cui non si puo' basare - sempre secondo il ministro tedesco - la costruzione di un sistema competitivo». Il confronto tra Parigi e Berlino però non riguarda solo la bilancia commerciale. Cade, infatti, nel bel mezzo della cacofonia (così l'ha definita Romano Prodi) in cui è finito il dibattito sulla crisi greca.
Un'idea diversa di Unione europea
L'idea di Unione europea che emerge dalle parole di Schäuble è però un'idea molto lontana non solo da quella dei padri fondatori, ma anche da quella di Helmut Kohl, con cui Schäuble ha condiviso nella Cdu anche il lungo cammino che ha portato alla moneta unica. Non è più l'idea di un «sistema» che rende più forti tutti gli attori che ne fanno parte, ma un'area in cui semplicemente sono più facili gli scambi commerciali tra paesi, ma in cui il più forte vince. Un concetto che ricorda più i conservatori britannici, da sempre contrari all'armonizzazione fiscale, monetaria e sociale, che i cristiano-democratici tedeschi, che hanno riunificato la Germania e hanno rinunciato al marco per la moneta unica, pensando alla forza del sistema nella competizione globale e non a quella dei singoli pezzi nell'Unione. Ma se gli inglesi possono (ancora?) ragionare così perchè ritengono di avere un'alternativa sull'altra sponda dell'Atlantico, per i tedeschi questa visione appare miope. Proprio per questo pensiamo che sia solo una battuta, in chiave elettorale interna e non una posizione politica vera. Del resto era stato proprio Schauble a lanciare la proposta di un Fondo monetario europeo per dare ad Eurolandia uno strumento proprio in grado di assistere i paesi membri in difficoltà, come oggi lo è la Grecia.
In questa partita l'Italia non può rinunciare a giocare un ruolo di primo piano, accettando che l'asse comunitario si allontani troppo dai valori fondanti dell'Europa. Se salta l'architettura dell'Unione monetaria, salta per tutti: Grecia, Spagna, Portogallo, ma anche per l'Italia, la Francia e per la Germania, il cui mercato domestico tornerebbe ad essere di 80 milioni di persone e non più di 300 milioni e passa come è oggi.
Per restare nella metafora calcistica, nella Champions solo una squadra vince, tutte le altre perdono. Nell'Unione monetaria, invece, si vince o si perde tutti insieme. Anche perchè, ma questo Schäuble lo sa bene, la vera competizione non è nei confini europei ma è globale. E il suo amato Bayern Monaco, in un Mondiale, non troverebbe il Lione ma il Brasile. E tutti gli altri Bric, a cominciare dalla Cina.
Le vie d'uscita del trattato Ue sul Fme bocciato dalla politica
Se Berlino vende l'anima al populismo(di Enrico Brivio)
Consumatori cinesi speranza dell'Occidente (di Alessandro Merli)
La strana corsa delle monete a chi perde di più
I cambi in tempo reale
DOSSIER / Qui Europa
DOSSIER / Qui America
DOSSIER / Qui Grecia