Elezioni 2008

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Alla Lega il 10% dei voti di Bertinotti e Verdi

di Fabio Carducci

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18 Aprile 2008

Sono due milioni gli italiani che hanno cambiato partito domenica scorsa. La stragrande maggioranza è rimasta all'interno dei vecchi schieramenti, come se le grandi coalizioni del centro-destra e del centro-sinistra esistessero ancora. Ma una parte più piccola, concentrata al Sud, ha saltato il fosso, o è passata dal partito invisibile dell'astensione al centro-destra. Sono stati loro a consegnare la vittoria elettorale al Popolo della libertà. Non le tute blu di Mirafiori folgorate da Bossi e in qualche caso persino dalla Santanchè, non i camalli genovesi saliti sul Carroccio, non gli ex rifondaroli nordestini migrati alla Lega. Loro hanno rafforzato un muro che già c'era e che è stato costruito dai fedeli elettori settentrionali del centro-destra. Lo aveva anticipato Roberto D'Alimonte (si veda il Sole -24 Ore del 16 aprile) e lo conferma l'analisi dei flussi elettorali svolta da Paolo Natale dell'Università di Milano, che ha elaborato i dati delle 1.300 sezioni-campione monitorate da Ipsos.
L'Arcobaleno vira al verde
«Al Nord – osserva Natale – la Sinistra Arcobaleno ha tenuto un po' di più nei confronti del Pd, ma al tempo stesso ha regalato il 10% dei voti ottenuti alle ultime elezioni alla Lega Nord». Se gli operai con la tessera Cgil e il cuore leghista sono ormai tra le specie più studiate dai sociologi della politica, su scala nazionale l'ultimo "tradimento" vale il 6%, circa 283mila persone. C'è una differenza tra i due Nord: in Veneto e Friuli-Venezia Giulia il Carroccio ha penalizzato soprattutto Rifondazione, in Lombardia, Piemonte e Liguria, invece, la trasfusione è venuta da Verdi e Pdci. Ma la Lega ha "incassato" anche dagli alleati: isolando il Nord, si scopre infatti che quasi un quarto degli elettori Fi del 2006 è passata con Bossi, mentre al Sud la fedeltà del voto azzurro è stata totale. Anche gli elettori delle forze minori del centro-destra, poi, hanno privilegiato al Nord la Lega e al Sud il Pdl. Natale non crede, invece, in un passaggio di voti anche da alleanza nazionale alla Lega, come evidenziato da altre analisi sui flussi elettorali.
Destra e sinistra, poli virtuali
In queste elezioni hanno cambiato bandiera circa un elettore su 25. Tradire con un alleato o un ex alleato si può, dunque, ma passare al nemico resta tabù. Si conferma cioè il teorema bipolare della "fedeltà leggera", ideato da Natale, in base al quale alla fine, in cabina elettorale, anche i più indecisi scelgono all'interno del proprio tradizionale schieramento. Come se centro-destra e centro-sinistra esistessero ancora. Ma con due importanti eccezioni: quel 5-9%(rispettivamente al Nord e al Sud) di elettori di An che hanno scelto Veltroni. Probabilmente per quell'attrazione che Veltroni esercita, insieme a Gianfranco Fini, sul voto "orientato al leader". E poi il voto nel Mezzogiorno, fluido per tradizione, con i due casi eclatanti di Campania e Calabria, infedeltà "pesante" il primo, ritorno agli antichi amori per il centro-destra il secondo. Due regioni sottolinea Natale, «dove il voto non è di opinione ma di aggregazione: gli elettori si schierano per passaparola, si riorientano in anticipo verso il probabile vincitore, che ottiene molti più voti del previsto». Da sempre, sottolinea lo studioso di flussi, «i destini delle elezioni politiche italiane sono determinati, oltre che dall'astensione, dagli elettori del Sud. Nel 2008 come nel 2006 e nel 2001». Al Sud, fra l'altro, l'Ulivo ha perso più voti a favore della sinistra e dell'astensione, oltre che dell'alleato di Pietro, rispetto al Nord.
I cattolici e l'Udc
L'elettorato cattolico non ha concesso monopoli. Ha preferito il centro-destra, ma non l'Udc, che ha goduto di una certa fedeltà al Nord, mentre al Sud ha visto quasi un terzo dei suoi voti traslocare nel Pdl. Scomparsi i due poli, l'elettorato Udc si è diviso tra fedeltà al partito e fedeltà alla coalizione, spaccandosi a metà.
Di Pietro mette radici
L'Idv di Di Pietro ha portato a casa, nel Mezzogiorno, il 10% dei voti ulivisti, il doppio rispetto al Nord. Giocando in casa nel Molise, certo, ma capitalizzando una grande fedeltà. Indice di un processo di radicamento, sottolinea Natale, molto più intenso che in passato, quando lo penalizzava l'intrinseca natura fluttuante del voto "giustizialista" e di protesta contro "la casta" e i vizi della politica.
Il verdetto degli indecisi
È dal Sud che è partita la crescita dell'astensionismo di quasi 4 punti. Ma soprattutto, è stato il partito dell'astensione intermittente a scendere in campo nel Mezzogiorno decretando la vittoria del Pdl. Il 15% di coloro che si sono astenuti nel 2006, infatti, domenica scorsa è andato a votare. E lo ha fatto per Silvio Berlusconi. Questo è accaduto in particolare in Campania e in Sicilia. Un supporto che è completamente mancato a Walter Veltroni, al Sud come al Nord. «L'astensione degli ex ulivisti – calcola Natale – può aver sottratto al Pd 1,1 milioni di voti».
  CONTINUA ...»

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