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Sorpresa, al Nord si vive più che al Sud

di Gianni Trovati

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9 marzo 2009
Pavia © Marka

L'ambiente è importante, gli stili di vita pure, ma il vero elisir di lunga vita si chiama benessere. Lo sanno bene, o almeno dovrebbero essersene accorti, gli uomini che abitano in Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, gli unici italiani che negli ultimi 35 anni hanno visto allungarsi di oltre il 15% il proprio tasso di longevità.
A dirlo sono i numeri sulla «speranza di vita», concetto astratto ma tradotto in numeri concretissimi dall'Istat nei propri indici periodici sulle prospettive di vita territoriali. L'ultimo, appena diffuso, mostra una classifica capovolta rispetto a quella calcolata nel 1974, l'anno a cui risalgono le tabelle disponibili sui tassi di mortalità. All'epoca, a primeggiare erano calabresi (oggi dodicesimi), abruzzesi (ora settimi), lucani (tredicesimi), oggi scalzati in classifica dall'impennata della longevità "made in Padania". Da questo ribaltamento escono indenni solo le Marche, che nel 2008 tagliano per prime il traguardo della speranza di vita di uomini (79 anni e mezzo) e donne (85 anni e un mese). A chiudere il gruppo sono invece uomini e donne della Campania.
Si tratta, è chiaro, di un gioco statistico, che pur senza voler essere troppo scientifico offre qualche indicazione importante. L'elisir lombardo-veneto della longevità, o meglio della velocità con cui la vita media si sta allungando rispetto al passato, è figlio di diversi fattori. La cultura della prevenzione e del controllo, leit motiv della comunicazione medica degli ultimi anni, trova in alcune regioni un servizio sanitario più attrezzato a realizzarla. Ad aiutarla c'è il tasso di occupazione più alto, la tendenza più diffusa alle attività sportive e - perché no? - anche a quelle culturali visto che, come giura uno spot governativo in onda in queste settimane, «il teatro allunga la vita».
Fin qui si è parlato solo di uomini, ma non a causa di un maschilismo d'antan.
Il fatto è che nella popolazione femminile queste tendenze ritornano, ma in modo meno accentuato. Il dato dominante in questo caso è un altro: la vita cresce anche per le donne, che quindi continuano a vivere più a lungo degli uomini (84 anni e un mese in media, contro i quasi 79 degli uomini), ma in 35 anni la forbice tra i due sessi si è ridotta di un quarto. E puntando l'obiettivo solo sugli ultimi anni, si scopre che l'accelerazione dei maschi è sempre più accentuata: tra 2004 e 2008, gli uomini hanno guardagnato quasi un anno di vita, mentre le donne si sono dovute accontentare di circa cinque mesi.
Demografi ed esperti di sanità spiegano il fenomeno con il progressivo amalgamarsi degli stili di vita, che ha spalancato le porte dell'universo femminile a (cattive) abitudini prettamente maschili: fumo e stress prima di tutto, che rappresentano le minacce più concrete al primato femminile. E anche sul terreno della "rivalità" demografica di genere, la cultura della prevenzione gioca una partita cruciale. Come mostra uno studio realizzato nel 2007 dall'Istituto superiore di sanità, le «cause evitabili» di morte, quelle cioè che si possono sconfiggere con qualche esame preventivo e uno stile di vita migliore, colpiscono gli uomini il doppio delle donne. Ovvio, in questo quadro, che l'intensificarsi delle visite dal medico offre statisticamente qualche speranza in più proprio ai maschi.

Come è aumentata la speranza di vita dei nati nel 2008 rispetto ai nati nel 1974:
- negli uomini
- nelle donne

9 marzo 2009
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