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News a pagamento? Editori, giornalisti e giovani lettori cercano la ricetta

di Giuseppe Chiellino

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22 maggio 2009

L'informazione di qualità sul web in un futuro prossimo non potrà che essere a pagamento. Ne sono convinti innanzitutto gli editori, ma anche i giornalisti. Un po' meno i giovani studenti che a Borgo Bagnaia, a pochi chilometri da Siena, partecipano alla sesta edizione di «Crescere tra le righe», l'iniziativa dell'Osservatorio permanente giovani-editori. Nessuno, però, ha ancora trovato la ricetta giusta. In due giornate di lavori, un centinaio di studenti - in rappresentanza dei quasi 1 milione e 700mila loro colleghi che quest'anno in tutta Italia sono stati coinvolti nel programma di lettura dei quotidiani in classe – si confrontano con chi i giornali li fa, editore o giornalista che sia. E il tema, inevitabilmente, è il rapporto tra la carta e internet, i quotidiani e il web. E soprattutto come recuperare, attraverso l'informazione online a pagamento, la riduzione di ricavi e di margini cui inesorabilmente la carta stampata deve far fronte.

Il problema è concreto, anche se i giovani in sala non ne sono del tutto consapevoli e chiedono, non senza contraddizione, che l'informazione su internet rimanga gratuita e sia indipendente. Lo chiedono a John Elkann, editore de La Stampa, il quale spiega che «più i lettori sono disposti a pagare per il valore dell'informazione e più questa informazione può essere di qualità e indipendente». «Per non essere troppo succubi della pubblicità», aveva detto poco prima Piergaetano Marchetti, presidente di Rcs Mediagroup. Gli studenti non sembrano convinti e insistono in un botta e risposta con i personaggi che si alternano sul palco. Raccolgono la sfida del moderatore Massimo Gramellini che chiede: «Sareste disposti a pagare una notizia allo stesso prezzo di un Sms?» La risposta prevalente è no, forse nella convinzione che l'informazione sia una sorta di "commodity" che deve essere disponibile a tutti, senza costi. «Perché dovrei pagare una notizia? Se mi interessa è perché in parte la conosco già, dunque pagherei forse per un approfondimento» afferma una delle studentesse in sala.

Paolo Mieli parla di «anarchia» del web, «in senso positivo»; uno studente traduce in «caos non informato». Per Mieli i giornali «devono mettere ordine, tenendo lo scettro dell'autorevolezza».
Ma i giovani guardano ai "blogger indipendenti" e stuzzicano Elkann e Gramellini sui presunti condizionamenti dei giornalisti che dipendono da un editore. Risponde Gramellini: «Nelle nostre riunioni di redazione il lettore è il convitato di pietra».

Il presidente del Sole 24 Ore, Giancarlo Cerutti, ha illustrato la posizione privilegiata da cui il gruppo - editore del nostro giornale e del nostro sito - parte per affrontare la sfida di internet: 38 milioni di fatturato dalle attività web e un patrimonio di abbonati pari al 56% dei lettori del quotidiano, «con un circolo virtuoso tra diversi mezzi sulla stessa notizia».
Editori, manager e giornalisti non potranno rinunciare a questa sfida e «il mercato sarà il giudice», e nella consapevolezza della «ineluttabilità» delle ristrutturazioni delle aziende editoriali. Con franchezza, Cerutti sollecita anche i giornalisti a superare un vecchio modo di lavorare, di «andare sul mercato per cercare notizie» e a stare un po' meno «dietro al terminale a leggere le agenzie…».

Il "caso" americano è stato presentato dal vicepresidente del Washington Post, Leonard Downie jr, intervistato dal direttore della Stampa, Mario Calabresi. Dopo una sfilza di «cattive notizie» per i giornali e i giornalisti, Downie (uno degli responsabili – editor - della redazione che nel 72 sollevò lo scandalo del Watergate) ne ha data una buona: del buon giornalismo e dei buoni giornalisti non si potrà fare a meno, nuove strade e nuovi strumenti per pagare l'informazione credibile e di qualità sono possibili e devono essere trovate».
Nessuna ricetta, dunque, e come ha ricordato il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, dopo anni di notizie gratis su internet è difficile tornare indietro. Una possibilità, ha detto Elkann, sono i micropagamenti. C'è spazio per nuove idee.

22 maggio 2009
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