Milano Padova Bari: da qui passa, innanzitutto, la tenuta del Partito democratico. La "tregua" interna imposta dalla campagna elettorale per i ballottaggi è stata rotta abbondantemente da tutti i big, subito scesi in campo per sostenere i due candidati (almeno i due finora più probabili) alla segreteria del partito: l'attuale segretario Dario Franceschini e lo sfidante Pier Luigi Bersani.
Eppure il risultato dei ballottaggi - oltre a valere come test politico generale, e dunque anche per la coalizione di governo - avrà la sua influenza sulla corsa alla leadership interna: se il Pd dovesse riuscire a confermare il presidente della provincia di Milano Filippo Penati (indietro di dieci punti rispetto allo sfidante di Pdl e Lega Guido Podestà), il presidente della provincia di Torino Antonino Saitta (avanti di circa tre punti rispetto alla candidata di Pdl e Lega Claudia Porchietto) nonché il sindaco di Padova Flavio Zanonato (avanti di pochissimo rispetto allo sfidante di Pdl e Lega Marco Marin, 45,7 contro 44,9%) e quello di Bari Michele Emiliano (avanti di tre punti rispetto allo sfidante del Pdl Simeone Di Cagno), la leadership di Franceschini e quindi la sua ricandidatura ne uscirebbe rafforzata.
Così come il test può essere indicativo anche per la candidatura di Bersani, fortemente ancorata alle due regioni "rosse": dal risultato del Pd in Toscana ed Emilia Romagna dipende anche la fortuna politica dell'ex ministro dello Sviluppo. In Toscana va poi tenuta d'occhio la spina Prato: qui Roberto Cenni - imprenditore, proprietario e amministratore delegato del gruppo Sasch appoggiato da Pdl, Lega e Udc - ha conquistato il 45,2% dei voti contro il 47,4% del candidato del Pd Massimo Carlesi. Praticamente un testa a testa. In una delle aree più industrializzate, sindacalizzate e politicizzate del paese - dove da sempre governa il Pci-Pds-Ds-Pd - potrebbe uscire la vera sorpresa di questa tornata elettorale. Complice la crisi economica e l'effetto-immigrazione laddove vive una delle comunità cinesi più grandi d'Europa.
Dalla partita pugliese potrebbe infine uscire rafforzato il "modello Puglia" tanto esaltato da Massimo D'Alema: alle province di Lecce e di Brindisi l'Udc appoggierà i candidati del centro-sinistra, così come per l'elezione dei sindaci di Bari, Foggia e sempre Brindisi. «La Puglia rappresenta un esperimento molto interessante di intesa tra il centro-sinistra, l'Udc, il partito di Adriana Poli Bortone e altre forze di centro», ha detto l'ex premier evocando un novello centro-sinistra con il trattino che superi definitivamente la stagione della vocazione maggioritaria di Veltroni.
La madre di tutte le battaglie è tuttavia a Milano, dove Penati affronta una partita apparentemente senza speranze per recuperare il gap di 10 punti che lo separa dallo sfidante Podestà. Eppure il miracolo, per il Pd, potrebbe accadere: l'Udc non si è schierata e le stime calcolano che i voti andranno in parti eguali ai due candidati. E in più Penati può contare sui voti della sinistra, al netto dell'astensione, anche se non c'è stato alcun apparentamento. Per la maggioranza, d'altro canto, Milano è un test importante per misurare l'eventuale disaffezione dell'opinione pubblica di centro-destra dopo le ultime vicende - da Noemi all'inchiesta di Bari - che hanno coinvolto il premier. I leghisti, scommettono in molti, diserteranno i seggi. Anche perché i rapporti della Lega con il presidente uscente Penati sono ottimi, aggiungono i più maliziosi.
