ITALIA

 
 
 
Premio di maggioranza alla lista più votata - Camera
Affluenza - definitiva : 23,31%
Enti pervenuti 9249 su 9249
QUORUM NON RAGGIUNTO
NO
77,62% 22,37%
Sezioni scrutinate 62577 su 62577
Premio di maggioranza alla lista più votata - Senato
Affluenza - definitiva : 23,31%
Enti pervenuti 9249 su 9249
QUORUM NON RAGGIUNTO
NO
77,67% 22,32%
Sezioni scrutinate 62577 su 62577
Abrogazione candidature multiple
Affluenza - definitiva : 23,84%
Enti pervenuti 9249 su 9249
QUORUM NON RAGGIUNTO
NO
87,00% 12,99%
Sezioni scrutinate 62577 su 62577
 
HOME DEL DOSSIER
CRONACA POLITICA
I QUESITI

Referendum: come cambierebbe il sistema elettorale

di Roberto D'Alimonte

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
18 giugno 2009

Il sistema elettorale che entrerebbe in vigore con la vittoria dei sì nel prossimo referendum sarebbe migliore o peggiore dell'attuale? Questa è la prima domanda da porsi per decidere se andare a votare o meno. Per certi aspetti la nuova legge elettorale sarebbe certamente migliore della vecchia. In primo luogo, i candidati non potrebbero presentarsi ed essere eletti in più circoscrizioni. È uno scandalo che questo avvenga e che dopo le elezioni i candidati eletti più di una volta possano scegliere chi entra in Parlamento. In secondo luogo, con la vittoria dei sì le soglie di sbarramento per ottenere seggi sarebbero più alte perché si eliminerebbe lo "sconto" per i partiti coalizzati. Accanto a questi effetti positivi ce ne sono però altri che sollevano forti perplessità.

Se vincessero i sì, il premio di maggioranza verrebbe attribuito solo alla lista più votata. Oggi può essere attribuito anche alla coalizione più votata. Questa modifica pone un grosso problema. È giusto che un partito che voglia partecipare al governo del paese sia costretto a scegliere tra l'irrilevanza e la rinuncia alla sua identità? Prendiamo la Lega. Con l'attuale sistema elettorale può decidere di presentarsi alle elezioni alleata al Pdl mantenendo il suo simbolo e la sua lista di candidati. Con il sistema elettorale referendario, per partecipare alla conquista del premio e quindi al governo del paese dovrebbe sciogliersi dentro il Pdl, ovvero confluire con il suo simbolo e i suoi candidati in un listone unico con il partito di Berlusconi. Se non lo facesse, non avrebbe nessuna chance da sola di vincere il premio e quindi di andare al governo. Sarebbe appunto irrilevante perché in ogni caso è certo che - grazie al premio - una maggioranza verrebbe fuori dalle urne.
Solo una cieca fede nella bontà del bipartitismo per il nostro paese può non far vedere che si tratta di una forzatura destinata a produrre conseguenze negative. E ciò che vale per la Lega vale per tutti i partiti che possono legittimamente rivendicare un radicamento nella società italiana. Un conto è mettere un freno alla frammentazione, un altro conto è costringere una realtà complessa come quella italiana in una camicia di forza bipartitica e non solo - come avviene giustamente ora - bipolare.

Per essere precisi, occorre aggiungere che questo potrebbe accadere anche ora, senza la modifica referendaria. In altre parole, già adesso Berlusconi potrebbe decidere di presentare il Pdl da solo per vincere il premio da solo e governare da solo. Ma quello che i referendari dimenticano è che questa decisione con l'attuale legge elettorale è per lui molto più rischiosa, sapendo che i partiti rivali potrebbero comunque coordinarsi e formare una coalizione per sbarrargli la strada. Se vincessero i sì, gli altri non potrebbero coalizzarsi e la sfida sarebbe tra Pd e Pdl da soli. Una prospettiva molto favorevole al Cavaliere, visti gli attuali rapporti di forza.

Gli effetti negativi prodotti da un'eventuale vittoria dei sì sono ben noti ai sostenitori del referendum. Tant'è che una parte di loro si spinge a sostenere una tesi assai curiosa, e cioè che la legge referendaria peggiorando la situazione attuale "costringerebbe" il Parlamento a intervenire per correggerla. Ma chi e che cosa garantisce che si troverebbe in Parlamento una maggioranza per modificare il nuovo statu quo? E poi, ammesso che questa maggioranza si trovi, su quale legge elettorale si farebbe l'accordo? Per essere chiari, si tornerebbe a un sistema proporzionale senza premio di maggioranza o si tornerebbe ai collegi uninominali? Entrambi gli esiti sono possibili e nell'opinione di chi scrive il primo è più probabile del secondo.

Per tutti questi motivi, e altri che qui non si è toccato, a noi sembra che, fatta un'analisi rischi-benefici, la posizione più prudente sia quella di tenersi la legge attuale per quanto difettosa, sperando che prima delle prossime elezioni venga modificata in Parlamento, che è la sede più appropriata per discutere una riforma tanto delicata e complessa.

18 giugno 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-