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Grillo chiede la tessera del Pd ma lo statuto stoppa la sua corsa

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13 luglio 2009


Beppe Grillo si è iscritto questa mattina al Pd, ad Arzachena, come lui stesso ha annunciato.
Ma anche se la tessera venisse concessa (la richiesta dovrebbe essere fatta nel comune di residenza) difficilmente il comico potrebbe correre per la segreteria.
Maurizio Migliavacca, responsabile Organizzazione del Pd non ha dubbi: «Le regole per iscriversi al Pd sono chiare e precise. Mi sembra molto difficile che la richiesta di iscrizione al partito di Beppe Grillo contenga i presupposti e abbia i requisiti necessari per il rilascio della tessera».

Lo statuto fissa i paletti per la presentazione delle candidature e stabilisce che chi vuole correre per la leadership deve risultare iscritto nel momento in cui la direzione convoca il congresso, cosa che è avvenuta lo scorso 26 giugno.
Sempre lo statuto, esclude l'iscrizione di persone che siano iscritte ad altri partiti politici. A sottolinearlo è Stefano Ceccanti secondo il quale: «dato che i partiti politici sono quelle realtà associative che si presentano alle elezioni e dato che in più casi Grillo è stato promotore di liste in concorrenza col Pd se ne ricava che l'iscrizione dovrebbe essere rifiutata». A questo proposito il senatore Pd ricorda che «nelle Primarie 2007 furono legittimamente rifiutate le candidature di Di Pietro e Pannella che erano espressione di altri partiti alleati del Pd. Sarebbe illogico - conclude Ceccanti - accettare Grillo che non è neanche un alleato».

Il comico genovese non si arrende: «Se troveranno che il terzo comma, del quarto paragrafo bis... ne pagheranno le conseguenze». Il partito, dice «è un vaso comunicante, travasiamo un pò di cittadini dentro la politica».
Mario Adinolfi, candidato alla segreteria nazionale del Pd e membro della direzione nazionale, che ha fatto parte della commissione che ha redatto lo statuto del Pd, suggerisce: «dia prova di serietà e accettazione delle regole, chiedendo una deroga motivata alla direzione nazionale del Pd. Io voterò per concedergliela».

Ma la polemica politica incalza, soprattutto sulla questione delle alleanze. «Antonio di Pietro è il mandante di Beppe Grillo», sostiene Marco Follini in un corsivo che sarà pubblicato domani sul Riformista di cui è stata fornita un'anticipazione. Per questo , sottolinea il senatore democratico «è necessario rompere l'allenza con l'Idv».
Antonio Di Pietro non ci sta. «Grillo non ha bisogno di mandanti, ragiona con la sua testa: basta e avanza».

13 luglio 2009
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