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Berlusconi: «Al via un piano straordinario contro la criminalità»

di Marco Ludovico

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15 agosto 2009
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Visita alla Batteria, cuore segreto del Viminale

Un piano straordinario contro la criminalità organizzata. Con una pianificazione operativa da portare già al prossimo Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, previsto entro la fine di settembre. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dice che il governo sarà «in carica per quattro anni e metterà in atto un piano a lungo termine e si spera definitivo contro le forze del male, non solo contro la criminalità diffusa ma anche contro la criminalità organizzata. Il premier ha partecipato alla riunione al Viminale con il ministro dell'Interno Roberto Maroni, il guardasigilli Angelino Alfano, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta.

I risultati sull'andamento dei reati
«Nei 14 mesi del governo Berlusconi risulta che tutti i reati sono in calo rispetto ai 14 mesi precedenti: un dato senza precedenti nella storia del contrasto al crimine» ha detto Maroni. I numeri, ha illustrato il ministro, indicano un calo del 3,7% per gli omicidi, del 7,7% per le violenze sessuali, del 18,6% per i furti, del 20,4% per le rapine. Anticipati dal Sole 24 Ore, i risultati sull'andamento dei delitti sono oggi disponibili sul sito di palazzo Chigi www.governo.it.
Gli altri impegni sulla mafia. Maroni ha ottenuto da Berlusconi l'ok a utilizzare per i ministeri dell'Interno e della Giustizia il fondo oggi pari a 617 milioni – ma è in continuo aumento – alimentato dai soldi sequestrati ai mafiosi. Poi ha aggiunto: «Si è parlato di restituzione alla
mafia o alla magistratura delle auto di grossa cilindrata confiscate ai mafiosi e assegnate alla polizia, ma non è così». E ha precisato che «in questo periodo abbiamo sequestrato 850 auto alla criminalità organizzata e le abbiamo assegnate alla polizia. Di queste, 700 con cilindrate inferiore a 2000 cc e 150 con cilindrata superiore. Di queste ultime – ha rilevato - 29 sono state lasciate a disposizione dell'autorità giudiziaria perchè non usate in servizi investigativi contro la mafia».

Il piano-carceri di Alfano
Il responsabile della Giustizia ha annunciato che il piano carceri arriverà in Consiglio dei ministri entro il 15 settembre. Poi ha precisato che a oggi ci sono presenze negli istituti di pena pari a 63.571 unità, di cui circa 20mila stranieri. Aggiunge Alfano: l'Europa «non può chiudere gli occhi» di fronte al problema del sovraffollamento carcerario italiano, dunque o l'Ue «fa applicare i trattati» per il rimpatrio dei detenuti «oppure ci si dà i fondi necessari per realizzare» nuovi penitenziari.
Intenzione del governo, ha sottolineato il Guardasigilli, non è quella di far ricorso a nuove amnistie o indulti, ma di costruire nuove carceri per le quali, però, servono fondi. Per 17mila nuovi posti occorrono 1,5 miliardi di euro: 200milioni sono stati già stanziati dal Cipe, ma - ha aggiunto il ministro - devono essere definite le altre fonti di finanziamento prima di portare il piano carceri in uno dei prossimi consigli dei ministri «entro il 15 settembre».

Sui Cie non c'è allarme sovraffollamento
Nei centri di identificazione ed espulsioni (Cie) sono in corso proteste contro l'allungamento dei tempi di trattenimento nelle strutture da 60 giorni (vecchia normativa) a un massimo di 180 giorni (nuova normativa). «Siamo comunque in grado di gestire la situazione, non ci sono preoccupazioni» ha affermato Maroni, precisando che « non è vero che i Cie sono strapieni: i dati aggiornati a ieri indicano infatti una disponibilità di 582 posti liberi nei centri».
Riforma della cittadinanza "non necessaria".
«Una norma sulla cittadinanza c'è già e a mio parere personale non c'è necessità di intervenire, ma il Parlamento è sovrano: se decide per la riforma, la applicheremo» ha detto Maroni. «La riforma della legge sulla cittadinanza - ha ricordato il ministro - è da diverse legislature all'ordine del giorno; noi ci inchiniamo di fronte alla sovranità del Parlamento». La posizione di Maroni non va sottovalutata, sul piano politico: a differenza dei suoi colleghi della Lega che, come il capogruppo alla Camera Roberto Cota, hanno detto "Non se ne parla proprio", il ministro dell'Interno sembra possibilista, sia pure con cautela. Segno che il processo innescato in Parlamento potrebbe essere molto meno complicato.

Il caso del Comune di Fondi e l'attacco di Di Pietro
«Diversi ministri hanno fatto notare come nessun componente della giunta o del consiglio comunale di Fondi sia stato toccato da un avviso di garanzie e sembrava strano che si dovesse agire con un intervento come quello dello scioglimento del consiglio comunale» ha detto Berlusconi in conferenza stampa. Nel comune in provincia di Latina con il mercato ortofrutticolo più grande d'Italia le infiltrazioni della camorra ormai non si contano più ma, dopo una serie di discussioni senza esito, in uno degli ultimi Consiglio dei ministri il Governo ha deciso di chiedere al prefetto di Latina una nuova relazione, alla luce delle ultime norme che coinvolgono anche la responsabilità i funzionari comunali sospettati di collusioni con la mafia. Scioglimento rinviato, dunque. Attacca il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro: «Le affermazioni del presidente del Consiglio sono gravissime. Berlusconi fa finta di dimenticare che lo scioglimento del Comune è stato richiesto dal prefetto Frattasi circa un anno fa: cinquecento cartelle che provano l'intreccio tra mafia, politica e comitati d'affari e 17 arresti. E' dal mese di febbraio del 2008 – ricorda Di Pietro - che il ministro Maroni si ripropone di procedere allo scioglimento della giunta, sostenendo di essere in attesa del nulla osta da parte del Consiglio dei Ministri».


15 agosto 2009
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