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A Onna nuove case, ma i centri storici restano chiusi

di Alessandro Arona

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Martedí 15 Settembre 2009

Una strada carrabile di campagna, larga circa cinque metri e lunga 300, divide il passato di Onna dal suo presente.
La piccola frazione dell'Aquila è stata quasi completamente distrutta dal terremoto del 6 aprile, con 40 persone morte su 300 abitanti e su un totale di 308 vittime del sisma. Se dalla stradina si guarda verso est si vedono i palazzi crollati o pericolanti e i mucchi di macerie, ancora tutte ammassate nelle vie e piazze. Le transenne dei Vigili del fuoco impediscono il passaggio a chiunque. Una sola casa, ai margini del centro, è abitata, ma senza luce e gas, una sola altra è agibile, ma serviranno piccoli lavori per poterci tornare.

Guardando dalla parte opposta, verso ovest, si vedono le 47 casette di legno, per 94 alloggi, donate dalla Croce rossa italiana e realizzate dalla Provincia autonoma di Trento, che saranno oggi inaugurate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Alle 15 si consegneranno le chiavi alle 94 famiglie che avevano la residenza a Onna. Entro fine settembre saranno pronti e consegnati in tutto 1.600 alloggi nelle casette di legno (i Map) e circa 350 alloggi, per duemila persone, negli edifici prefabbricati del progetto «Case», acronimo inventato dalla Protezione civile che sta per «complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili». Entro dicembre saranno pronti tutti gli altri, i restanti 1.900 moduli Map e i 4.000 alloggi «Case». Altri 500 aggiuntivi, da decidere oggi, saranno pronti a inizio 2010.

Quella piccola strada di Onna, nella giornata di ieri ancora affollata oltre misura di camion, escavatori e altri mezzi di cantiere, è anche la schematica fotografia dello stato della ricostruzione post terremoto all'Aquila e negli altri 55 comuni colpiti. Da una parte gli edifici e le casette prefabbricate, che stanno sorgendo in decine di siti con un rispetto dei tempi e delle previsioni che ha del sorprendente per il nostro mercato dei lavori pubblici. Un esperimento, voluto da Guido Bertolaso e progettato dalla Fondazione Eucentre, destinato probabilmente a fare scuola.

Dall'altra parte la ricostruzione vera e propria, quella delle case private, che ha faticato nei mesi scorsi a trovare un assetto tecnico e normativo efficace e che sconta oggi un paio di mesi di ritardo. L'ordinanza 3779 per la ricostruzione leggera, sugli edifici B e C (parzialmente o temporaneamente inagibili) è stata firmata il 6 giugno, pubblicata il 10, con scadenza per le domande e per i progetti dei privati fissata al 10 settembre. Si tratta di interventi non strutturali, eseguibili al massimo in due mesi. L'obiettivo era poter realizzare questi interventi, tramite affidamenti diretti da parte dei privati alle imprese, prima dell'inverno. Ma l'obiettivo si è rivelato troppo ottimistico. Sollecitata dal comune dell'Aquila e dai professionisti locali la Protezione civile ha dovuto emanare il 23 luglio indirizzi tecnici a integrazione dell'ordinanza e soltanto a fine agosto è stato definito dalla regione il nuovo prezzario per la ricostruzione, necessario a dare a progettisti e imprese la guida per i preventivi. La scadenza per la presentazione delle domande sulle case B e C è stata così spostata al 27 ottobre.

Ora tuttavia anche questo fronte si sta muovendo. «Abbiamo finalmente messo a posto tutti tasselli – sostiene il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente – e devo dire che nelle ultime settimane è migliorata la collaborazione con la Protezione Civile». Aggiunge l'ingegner Mario Di Gregorio, responsabile dell'ufficio ricostruzione del comune: «Finora sono arrivate 464 domande su immobili B e 48 su immobili C. Sono di singoli proprietario ma spesso anche di condomini». Le famiglie con alloggi B sono in tutto 9.100, quelle con case C sono 944. «Ora – aggiunge Di Gregorio – sta arrivando il vero boom: arrivano domande dalle 8 alle 20. Con le 15 persone di Fintecna a fare il front office con il pubblico si sta lavorando bene. Il comune ha per ora 13 persone ad esaminare le domande e altre 15 saranno assunte con risorse dello Stato».

Parlare di ritardo, anche se solo sulla ricostruzione privata, non fa ovviamente piacere agli uomini della Protezione Civile, impegnati da mesi praticamente senza riposo. «Mi sembra eccessivo parlare di ritardo a soli sei mesi dal sisma» – ribatte il professor Bernardo De Bernardinis, vice-commissario all'emergenza Abruzzo, braccio destro di Guido Bertolaso all'Aquila. «In Umbria – prosegue De Bernardinis – i primi provvedimenti sulla ricostruzione sono arrivati 12 mesi dopo. Serviva un miscuglio di fiducia, comprensione reciproca e certo anche una limatura dei processi. Ora i problemi sono stati risolti e dunque non ci sono più giustificazioni a non partire. Fra l'altro trovo positivo che circa la metà delle domande private sia stata presentata chiedendo non il contributo diretto dello Stato, ma accettando il sistema del finanziamento agevolato a tasso zero ripagato dallo Stato alla Cassa Depositi e prestiti, che lo eroga». Per il proprietario non cambia nulla, ma lo Stato spalma in trent'anni la sua spesa. «Anche per questo – dice De Bernardinis – serviva fiducia, è un bel segnale».

  CONTINUA ...»

Martedí 15 Settembre 2009
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