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Rodolfo De Benedetti, il figlio, proprietario e imprenditore

di Richard Milne

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12 ottobre 2009
Imagoeconomica
Una holding company "è il crocevia delle cose peggiori"


Rodolfo De Benedetti non intende fare commenti su Silvio Berlusconi. De Benedetti, amministratore delegato di Cir, holding a controllo famigliare, è proprietario de La Repubblica, uno dei quotidiani più tenacemente critici nei confronti del primo ministro italiano. Malgrado l'escalation delle polemiche e delle azioni legali tra le due controparti, insorte dopo che il quotidiano ha messo in luce una relazione tuttora non chiarita tra il primo ministro e una diciottenne, De Benedetti considera la disputa in corso una semplice questione editoriale. «La polemica tra Berlusconi e La Repubblica dovrebbe rimanere tra questi due soggetti» dice De Benedetti, 48 anni, che si rifiuta ripetutamente di esprimere pareri personali al riguardo.

Tuttavia, in una chiacchierata che ha toccato vari argomenti durante una sua recente visita a Londra, quando a De Benedetti è stato chiesto un commento sulla recente esternazione di Berlusconi a un gruppo di industriali, si è unito anche lui al coro delle critiche. «La sinistra e i media ogni giorno parlano di disfattismo e di pessimismo» aveva detto Berlusconi agli industriali, e riferendosi nello specifico a La Repubblica – il quotidiano simpatizzante a sinistra più venduto in Italia - aveva poi aggiunto: «Non date pubblicità a chi si comporta così».
«Le sue parole sono state estremamente fastidiose» ha detto De Benedetti, spiegando di voler dire la sua in proposito adesso, perché si tratta di una questione d'affari, e non di una faccenda editoriale. «Berlusconi è stato un imprenditore di grande successo nel settore dei media. Ma parlare in veste di primo ministro a un pubblico di imprenditori dicendo loro che dovrebbero fare pubblicità in rapporto all'orientamento politico di un mezzo di informazione, credo che sia una cosa che un primo ministro non dovrebbe fare. È una questione di concorrenza. È una questione di democrazia».

La polemica si è acuita la settimana scorsa quando un tribunale ha imposto a Fininvest, l'azienda di Berlusconi, di pagare 750 milioni di euro a Cir per risarcimento danni. Il caso risale a venti anni fa, quando Cir era amministrata dal padre di Rodolfo, Carlo De Benedetti, che vide frustrate da Berlusconi le sue aspirazioni ad assumere il controllo di Mondadori. L'ultima sentenza è arrivata dopo l'intervista rilasciata da De Benedetti al Financial Times, e sia lui sia Cir si sono rifiutati di esprimere commenti al riguardo.

In ogni caso, la polemica con Berlusconi – sia in passato, sia oggi – è esemplificativa delle sfide alle quali De Benedetti deve far fronte nell'amministrare Cir e anche del suo stile, alquanto diverso da quello del suo celebre padre.

Carlo De Benedetti è uno degli uomini d'affari più in vista in Italia. Il suo stile, ostinato e avventuriero, fece notizia negli anni Ottanta, in seguito a una serie di audaci tentativi di acquisizione di società varie, come Telecom Italia e la belga Société Générale. Nel 1978, quando era soltanto un'azienda produttrice di macchine da scrivere in difficoltà, acquisì Olivetti, per poi trasformarla in una grande società tecnologica. Quando l'azienda nel 1996 ebbe risultati deludenti, lasciò la propria poltrona.

Rodolfo racconta che lui e il padre hanno caratteri diversi: «Credo che mio padre sia più impulsivo. Io penso di essere più riflessivo. Lui è più impaziente di me. È molto intuitivo».

Un industriale italiano che li conosce entrambi li vede così: «Carlo è il classico fondatore, pieno di energia, ma che si è trovato nel corso della propria vita in un sacco di pasticci. Rodolfo appartiene decisamente allo stereotipo della seconda generazione di imprenditori: ha fatto esperienza altrove, gestisce le cose in modo più professionale che emotivo ed è più riservato».
A detta di Rodolfo, suo padre Carlo ha sempre fatto uso di moral suasion per convincerlo a entrare nel mondo degli affari: egli di fatto ha iniziato la propria carriera lontano dalle aziende di famiglia, presso Lombard Odier, una banca svizzera privata. In seguito è entrato in Shearson Lehman Bros, perché suo padre conosceva Peter Cohen, allora amministratore delegato.

Rodolfo non si fa molte illusioni in proposito e dice: «Sono sicuro che mi presero perché ero il figlio di mio padre». Prima di cedere, per due volte aveva opposto un rifiuto alle proposte paterne di ritornare in Cir: prima nel 1987, poi nel 1993 di entrare come amministratore delegato a 32 anni. E così chiosa: «Mio padre sa essere molto ostinato».

Rodolfo si è impegnato a cambiare radicalmente Cir. Prima di tutto l'ha resa più "focalizzata". Oggi l'holding ha soltanto cinque settori operativi, contro gli oltre dodici presenti quando lui si è insediato: media, componenti auto, energia, salute e servizi finanziari. Ha dunque cambiato radicalmente la struttura corporate, eliminando molti dei sette livelli di holding e delle differenti classi di azioni. Oggi la famiglia De Benedetti è proprietaria di circa la metà di Cofide, una holding finanziaria che a sua volta ha una partecipazione in Cir pari a quasi la metà delle azioni.

  CONTINUA ...»

12 ottobre 2009
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