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Mafia: così abbiamo preso
il boss di Palermo Nicchi

di Enrico Bronzo

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6 dicembre 2009
Doppio colpo alla mafia, catturati Nicchi e Fidanzati

Poco prima di sfondare la porta con una mazza «perché in genere non ci aprono spontaneamente», racconta uno degli agenti della sezione Catturandi che a Palermo sabato ha catturato il boss Gianni Nicchi, «il capo ha cominciato a incitarci». È Mario Bignone, capo della catturandi, a dare il via dicendo "Forza" con tutta la voce che ha in corpo, i suoi uomini eseguono, fin nei minimi dettagli, tutto il piano, così come era stato preparato alla Mobile. Uno ha un'ascia, un altro una mazza di legno, nel caso in cui, come ieri, fosse necessario buttare giù la porta d'ingresso, e poi le pistole, e le piccole mitragliatrici, come le M12. I fucili a pompa, da un po' di tempo, non vengono più dati in corredo alle forze dell'ordine. Mancano pochi minuti alle tre di ieri pomeriggio, 26 agenti della sezione Catturandi della squadra mobile di Palermo, circondano in assoluto silenzio l'edificio di via Filippo Juvara. Alcuni sono al primo piano, altri al secondo, gli altri ancora stanno fuori e sul tetto. Non ci si parla, ma si fanno solo gesti e ci si capisce con gli sguardi.

«Quando siamo entrati, abbiamo visto Nicchi appeso a un serbatoio del cortile interno dell'appartamento. Voleva salire sul tetto e fuggire da lì. Ha alzato la testa e si è visto dieci revolver col colpo in canna puntati contro. Lo abbiamo afferrato e tirato su. Una fuga breve, quella del boss, tentata più per istinto che per convinzione».

Il sopralluogo della scientifica. Un albero di Natale di quelli finti, bianco come se vi avesse nevicato sopra, una cena composta da spaghetti e seppie mai consumata, bottiglie di acqua gasata, bicchieri di carta e succo di frutta, pupazzi di pelouche, una vetrinetta con le tazzine per il tè e il caffè, uno stereo. L'appartamento è piccolo, le pareti color avorio: si trova al primo di tre piani in una palazzina d'epoca a Palermo, in via Filippo Juvarra 25, a un tiro di schioppo dal tribunale di Palermo. Lì alle 15 di sabato è stato catturato il boss di Palermo Nicchi.

L'appartamento era di proprietà di due persone, Alessandro Presti e Giusi Amato, che sono stati arrestati con Nicchi per favoreggiamento. Domenica la scientifica è tornata a fare un sopralluogo nell'appartamento: dalle foto si vedono il soggiorno, la camera da letto, la stretta e piccola cucina e il bagno. Il boss si stava forse preparando a trascorrere il Natale, vista la presenza dell'albero bianco, ecologico, ancora da decorare: le decorazioni sono rimaste per terra. Nel soggiorno, oltre al tavolo con una tovaglietta gialla all'uncinetto, una vetrina con suppellettili e un mobiletto basso con un televisore vecchio modello, le tende gialle a ramage.

I pavimenti dell'appartamento sono tipici degli anni '70, in cemento con motivi geometrici. La cucina è molto stretta, le sbarre alle finestre: un lavello con qualche piatto e qualche pentola, due strofinacci, un tostapane. Un mobiletto di compensato. La camera da letto è piccola, con un armadio a specchio, sul letto coperta e cuscini leopardati. Al muro una icona di ceramica con una effigie della Madonna, un quadro con la sacra famiglia sulla testiera del letto. Non sembra certamente un appartamento da ricchi. All'interno dell'appartamento, tra il vestiario e le borse del boss, la scientifica ha trovato alcuni documenti, dei telefoni cellulari e un pc.

Facebook. Il gruppo della «Squadra catturandi» della Mobile di Palermo che finora ha 1297 fan. Dopo gli ultimi due grandi successi della polizia di Stato, con l'arresto dei boss latitanti Gianni Nicchi, e Mimmo Raccuglia, è sorto questo gruppo con foto e video degli arresti ma anche con pillole di storia della squadra mobile palermitana, con nomi indimenticabili come quello del commissario Beppe Montana dirigente della sezione che cercava i latitanti, ucciso il 28 luglio 1985 a 34 anni a Porticello (Pa) da due sicari mafiosi. Dopo il comitato dei lenzuoli, sorto all'indomani delle stragi del '92, Addiopizzo, costituito dai giovani che lavorano per sconfiggere il racket delle estorsioni, è caduto il tabù della «sovraesposizione» di chi prende posizione e chi s'iscrive a questo gruppo sul social network non teme di definire quella di Nicchi «una bella faccia di min...». I complimenti alla squadra catturandi sono tanti: Giorgio dice «L'Italia è con voi è bello vedervi esultare». Giusy scrive: «Non è merito del governo se arrestate tutta questa brutta gente, ma è merito vostro ke ogni giorno rischiate le vostre vite, amando il vostro lavoro...grazie di esistere». E Pieralba: «Adesso mancano gli altri vermi. Dovete buttare la chiave quando li mettete dentro»

Caselli da Fazio. Il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, procuratore capo antimafia a Palermo dal 1993 al 1999, commenta positivamente le operazioni di polizia che hanno portato ieri all'arresto di due importanti boss mafiosi a Palermo e a Milano. Nega però che «Cosa Nostra sia alla fine o allo sbando», ma «certamente è fortemente in difficoltà». Secondo Caselli, intervistato da Fabio Fazio a "Che tempo che fa", Falcone e Borsellino sono stati «cancellati» nel momento in cui «hanno iniziato ad occuparsi di Ciancimino padre, dei cavalieri del lavoro di Catania e dei cugini Salvo. Cioè quando incominciano ad occuparsi non solo dei mafiosi di strada ma anche di mafia e pezzi della politica, dei mondo degli affari e delle istituzioni». «Il punto - ha proseguito - è che quando ci si occupa di mafiosi di strada va tutto bene ma quando ci si occupa di altri livelli ecco che incominciano i guai e le difficoltà».

  CONTINUA ...»

6 dicembre 2009
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