ILSOLE24ORE.COM > Notizie Italia ARCHIVIO

Non è la privatizzazione
il problema dell'acqua in Italia

di Giorgio Santilli

Pagina: 1 2 3 di 3 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
22 marzo 2010
Non è la privatizzazione il problema dell'acqua in Italia


Oggi 22 marzo è la giornata mondiale dell'acqua: un problema planetario, un milione e mezzo di bambini muoiono ogni anno per scarsa igiene o mancanza di acqua e il 10% delle malattie è dovuta alla mancanza di acqua pulita.

In Italia il dibattito politico sull'acqua ha ormai superato il tema della disponibilità, che pure resta un aspetto critico in alcune zone del Sud. A conquistare il centro della discussione, soprattutto a sinistra, è invece lo slogan «giù le mani dall'acqua» contro la privatizzazione delle gestioni idriche. Rilanciata dalle associazioni ambientaliste e da Rifondazione comunista, che già scelsero questo cavallo di battaglia dentro il governo Prodi, paralizzando per 15 mesi la riforma dei servizi pubblici locali, la battaglia calamita oggi anche ampi pezzi del Pd, l'Italia dei valori di Di Pietro e molte amministrazioni locali guidate dal centro-sinistra. Prende spunto dalla riforma dei servizi pubblici locali approvata dal Parlamento a novembre con l'articolo 15 del decreto legge Ronchi-Fitto 135/2009.

Per separare la demagogia dalla corretta analisi politica è necessario porsi alcune domande. La legge voluta dal governo Berlusconi prevede effettivamente la privatizzazione del bene acqua? È davvero la privatizzazione il problema-chiave in un paese dove il 90% delle gestioni idriche restano pubbliche? Se così non è, quali sono, invece, i problemi reali?

La legge sui servizi pubblici locali conferma il carattere pubblico del bene acqua. Non è vero che l'acqua possa essere privatizzata, non ci sono dubbi. L'acqua resta un bene amministrato. Restano saldamente nelle mani delle autorità pubbiche l'indirizzo e il controllo amministrativo (agli enti locali e agli Ato), la formazione delle tariffe, la proprietà degli acquedotti, degli impianti di depurazione, delle fognature, degli altri impianti. Il problema è rafforzare (anche tecnicamente) e lottizzare meno queste leve pubbliche di comando del sistema. Resta pubblico anche l'organo di vigilanza (attualmente il Conviri) mentre la discussione principale oggi riguarda l'opportunità di istituire un'Autorità indipendente di settore sul modello delle tlc e dell'energia. Forse, anche qui, potrebbe essere sufficiente potenziare gli strumenti che ci sono dotandoli di maggiore autonomia.

Possono essere affidate in concessione, oggi come ieri, a imprese private o a società miste pubblico-privato le gestioni dei servizi idrici di acquedotto, fognatura e depurazione. La riforma voluta dal governo Berlusconi innova sui criteri di affidamento delle gestioni idriche, come degli altri servizi pubblici locali. Rompe l'asfissiante predominio dell'in house (l'affidamento della gestione senza gara a una società pubblica controllata al 100% dall'ente locale che ha anche compiti di indirizzo e controllo) e generalizza il metodo della gara, creando – questo sì – maggiori spazi di mercato anche per le imprese private.

Due le strade previste dall'articolo 15 per arrivare a una partecipazione privata nella gestione idrica.

La prima via è una liberalizzazione moderata che punta sul principio della «concorrenza per il mercato» e affida la gestione idrica al migliore offerente, fra pubblici e privati, sulla base di una gara. Nell'offerta peseranno vari parametri attinenti al piano di ambito: gli investimenti previsti, le tariffe, la qualità del servizio.

La seconda via è quella di una privatizzazione più strisciante, obbligatoria per le aziende pubbliche controllate dagli enti locali qualora non si proceda alla liberalizzazione. Gli enti locali devono spogliarsi di quote azionarie non inferiori al 30-40% a seconda dei casi. Oppure, nel caso in cui la società sia quotata in borsa, devono scendere sotto il 30% senza però dire come e a chi vendere.

Strade ben diverse anche sul piano politico. La liberalizzazione moderata garantisce trasparenza, oltre che alla procedura di assegnazione del servizio, anche al dibattito pubblico.
La privatizzazione presenta rischi maggiori perché può portare all'aggiramento delle regole di concorrenza limitandosi a «contaminare» un monopolista pubblico con un azionista privato.

È vero che c'è la nuova procedura di gara a doppio oggetto che consente di individuare il socio privato di riferimento e al tempo stesso il miglior piano investimenti/gestione del servizio, ma non sarà facile conciliare nella scelta i due livelli finanziario e industriale, mentre per le società quotate in Borsa non è fissato alcun paletto, se non che gli enti locali devono scendere gradualmente fino al 2015 sotto un tetto massimo di partecipazione del 30%, lasciando spazio anche a soggetti privati scelti non sulla base di gare o della migliore offerta.

  CONTINUA ...»

22 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 3 di 3 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio


L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
8 maggio 2010
8 maggio 2010
08 Maggio 2010
8 maggio 2010
8 maggio 2010
 
Prendeva la pensione della madre morta. Arrestato
L'Indagine del Cnr nei mari italiani
IL PUNTO / Il dopo Scajola e gli interrogativi sul governo
Addio a Giulietta Simionato
VIDEO / Le dimissioni di Scajola (da C6.tv)
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-