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Non è la privatizzazione
il problema dell'acqua in Italia

di Giorgio Santilli

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22 marzo 2010
Non è la privatizzazione il problema dell'acqua in Italia

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L'attuazione della legge Galli è stata tutt'altro che una marcia trionfale. Lo conferma il rapporto sui servizi idrici elaborato nel luglio 2009 dal comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche (Conviri) presieduto da Roberto Passino. Dei 92 ambiti territoriali ottimali previsti soltanto 69 sono passati al nuovo corso: 8 su 28 al sud, 32 su 45 al nord. Il 34% della popolazione non ha ancora il servizio idrico integrato, mancando di fogne o depuratori. Dove è stato realizzato, si è preferito quasi sempre il trascinamento di vecchie gestioni. Il sistema dell'in house, gradito ai politici locali perché distribuisce poltrone pubbliche, resta per oltre il 50% delle gestioni.

La modernizzazione resta così un miraggio. Altro che privatizzazione dell'acqua. I nostri servizi idrici restano su un piano inclinato di degrado strutturale, che lasceremo alle future generazioni. A caratterizzare il sistema italiano c'è da anni il dato delle perdite di acqua dalla fonte al rubinetto: 30, 40 o 50 per cento? La situazione delle perdite delle reti appare generalmente fuori controllo, salvo pochi casi isolati, denuncia ancora il Conviri.

E l'idea di una vera autorità pubblica indipendente che regoli la tariffa idrica o l'estensione all'acqua delle competenze dell'attuale autorità per l'energia? È uno dei temi che di tanto in tanto vengono rilanciati. Anche il governo ci sta pensando come risposta alle accuse di voler svendere l'acqua ai gruppi privati. C'è chi ricorda, però, che abbiamo le tariffe idriche più basse d'Europa e le tariffe di elettricità e gas più alte. E che l'autorità non è necessariamente il miglior modo per difendere gli utenti in un sistema a responsabilità decentrata. Meglio, forse, un'agenzia nazionale che possa fare da supporto tecnico per i comuni e per le strutture amministrative degli Ato. Le polemiche sulle tariffe tengono, però, effettivamente banco.

Oggi convivono due sistemi tariffari, quello della Galli e quello antecedente. Con la Galli a definire la tariffa è il piano di ambito, proposto dal gestore in gara e approvato dell'assemblea dei comuni. «Ci sono stati aumenti – dice il presidente del Conviri Roberto Passino – perché qui la tariffa copre tutti i costi, compresi quelli di manutenzione e di investimento. Questo ha consentito, dove la legge è stata attuata con coerenza, di finanziare investimenti e migliorare il servizio. Nel sistema antecedente, che opera ancora su un terzo del territorio, la tariffa è decisa dai comuni e avviene quel che accade quando la tariffa di un servizio è sotto totale controllo politico: resta bassa e non copre neanche il costo dell'esercizio». Negli ultimi tre anni le tariffe sono cresciute del 5% annuo, ma restano molto basse nel confronto europeo. Questo - fuori di ogni demagogia - è uno dei punti critici dell'acqua in Italia insieme al basso livello degli investimenti.

22 marzo 2010
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