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La Lega Nord sorpassa il Popolo della Libertà in Veneto ma non in Lombardia e Piemonte. Il Pdl, rispetto alle ultime regionali, perde in percentuale 5 punti, gli stessi, all'incirca di quelli che perde il Pd (sempre in percentuale). Ma la flessione «quantitativa» consegnerebbe comunque un trionfo al Pdl se, come anche le proiezioni definitive sembrano ormai sentenziare, Lazio e Piemonte entrassero nel bottino dell'alleanza di centrodestra.
Con la sconfitta della candidata del centrosinistra Mercedes Bresso - in attesa dell'ufficialità del fotofinish - al Nord, a «marcare» politicamente il centrosinistra, ci sarebbero solo il Trentino e la riconfermata Liguria. Ma a determinare il trionfo del centrodestra non c'è stata solo l'alleanza tra Pdl e Lega. Molto probabilmente Cota, nella lunga lista dei ringraziamenti da fare, potrebbe inserirà anche Beppe Grillo che con la sua lista ha fatto segnare un 3,5 per cento di voti. Se fossero confluiti su Mercedes Bresso avrebbero dato alla governatrice uscente una maggioranza sicura.
Il dato politico emergente, oltre al maggior peso che comunque avrà la Lega al Nord è che la base centrista dell'Udc non sembra aver gradito l'alleanza con il Pd. Il partito di Pier Ferdinando Casini uguaglia il dato delle ultime europee (6,5 per cento) solo nelle regioni in cui è alleato con il Pdl. In Lombardia Formigoni vince e convince con quasi venti punti di distacco rispetto a Filippo Penati, sostenuto da un fronte che raggruppava oltre al Pd l'Idv, Sl, Verdi e Psi. L'Udc raccoglie un secco, ma inutile 5 per cento con Pezzotta.
L'Emilia-Romagna si conferma una sicurezza per il centro sinistra che registra la novità di un quasi 7 per cento andato alla lista dei «Grillini», un segnale di insofferenza che paga soprattutto l'Idv. Quasi venti punti di differenza tra il candidato del Pd e quello Pdl. Da registrare anche il 3,7 per cento dell'Udc che in questo caso correva da solo.
Con quasi il 60 per cento il Veneto è, insieme alla Calabria, il massimo risultato della coalizione Pdl-Lega che vede quest'ultima divenire, con un grande vantaggio (35 per cento a 24 per cento) il primo partito della regione. Una vittoria storica di Bossi e Zaia. Da registrare uno 0,75 per l'Udc che era in coalizione con il Pdl. Il Pd si ferma ad un 20,67%, seguito dal 5,33 dell'Idv.
In Puglia Vendola vince e l'Udc sarebbe stata decisiva in caso di alleanza con il Pdl. Il distacco tra Vendola e Palese oscilla tra i 4 e i 5 punti di differenza (47 a 44 circa) e quindi, l'8 per cento raccolto dalla Poli Bortone sarebbe stato decisivo a spostare la bilancia a favore del candidato del Pdl. Bocciatura netta per Agazio Loiero in Calabria e vittoria, con il 60 per cento dei voti del Pdl. La sconfitta sarebbe stata certa anche se i voti raccolti da Callipo, candidato dell'Idv fossero andati al governatore uscente.
Scopelliti è il candidato che si giocherà con Zaia il titolo della maggior percentuale di voti raccolti. Da segnalare l'apporto dato dall'Udc con il 9,3 per cento mentre il Pd si attesta sul 16 per cento. Vittoria di Caldoro (Pdl) in Campania con quasi 10 punti di distacco da De Luca (Centrosinistra). Nella regione del nemico di sempre Antonio Bassolino, l'Idv scende al 6,7 per cento. Una disaffezione che segnala, probabilmente, il sofferto appoggio alla candidatura di Vincenzo De Luca, dato politico confermato, anche in questo caso, dal quasi 2 per cento raccolto dai «Grillini» e dalla sinistra unita.
A influire sul risultato delle consultazione è stata sicuramente l'alta astensione. Un elettore su tre, infatti, ha deciso di non andare alle urne. Il risultato finale indica per le regionali un'affluenza del 64,2% misurata sulle 9 Regioni per le quali ha comunicato i dati il Viminale, contro il 72% di cinque anni fa. In questa tornata elettorale l'affluenza registra una flessione di quasi 8 punti a livello nazionale rispetto alle regionali 2005, con un picco di quasi 12 punti in meno in Lazio. Le cause possono essere molte: disaffezione per la politica, disorientamento, caos liste. Se poi si estende il calcolo alle 4 regioni che hanno comunicato i dati in proprio, si scende al 63,6%. In altre parole, tenuto conto che il corpo elettorale contava circa 40,8 milioni di potenziali elettori, circa 26,3 milioni hanno votato, altri 14,6 milioni no.
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