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Luttwak: dietro l'attacco possibile la mano
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27 novembre 2008
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"Un attacco strategico più che un atto terroristico in senso tretto". Che ha richiesto almeno "sei mesi di addestramento e che è stato pianificato quando l'economia indiana non era ancora così coinvolta dalla crisi mondiale". Con l'obiettivo "di ridurre il gap, la differenza nella percezione tra l'India, considerata economicamente stabile e in crescita, e il Pakistan". Edward N. Luttwak, esperto di geopolitica e consulente del Center for strategic e international studies, raggiunto al telefono dal Sole 24 Ore.com, è piuttosto convinto che i nove attentati a Mumbai non hanno una finalità politico/religiosa in senso stretto. O perlomeno, non solamente quella. "La scelta dell'obiettivo - dice Luttwak -, sotto questo profilo, è indicativa. Mumbai è la Milano indiana, la capitale economico/finanziaria del Paese. Se l'intenzione fosse stata quella di lanciare un segnale politico forte i terroristi avrebbero scelto New Dehli, la capitale. Invece hanno voluto colpire il centro economico per allontanare gli investimenti, per spaventare il turismo. Insomma, per destabilizzare l'idea di un paese in crescita e stabile a fronte di un Pakistan" considerato più problematico. Per adesso sono solo ipotesi. Ciò detto, gli attacchi simultanei cui stiamo assistendo in queste ore sono l'espressione di una strategia da fanteria, supportata da una tattica da guerriglia urbana, ben precisa. E che ha richiesto almeno sei mesi di addestratementi. Certamente non possibili in territorio indiano. Così, è probabile che i terroristi si siano addestrati in Pakistan o nell'Azad Kashmir, area controllata dall'I.S.I, i servizi segreti legati a Islamabad. Peraltro, il ruolo dell'I.S.I. è comprovato da un altro indizio. Tutti gli attacchi hanno riguardato grandi edifici come l'hotel Taj Mahal o l'Oberoi, tranne quello al Nariman House. Un piccolo centro ebraico dove si trova la sede di un gruppo di ebrei ortodossi. Ebbene, da sempre i milioni di mussulmani che abitano a Mumbai non hanno mai attaccato soggetti come questo. Solo organizzazioni come l'I.S.I., o parti deviate di essa, non fanno distinzione tra obiettivi occidentali o ebraici. E' vero. Proprio per questo credeo che già oggi l'ambasciatore indiano a Washington si farà sentire e chiederà lo stop dei finanziamenti ad organizzazioni come l'I.S.I. Verrà rilanciata l'offensiva contro il jihadismo. Mentre, giocoforza, si restringeranno quelle piccole aperture che c'erano state tra India e Pakistan. Penso, per esempio, al recente allentamento delle regole sul passaggio ai confini tra i due paesi. Nella campagna elettorale questi problemi sono stati messi in secondo piano rispetto alla crisi economica. Ora torneranno più in superficie. Penso che avrà l'effetto di creare maggiore pressione sul governo pachistano. Ovviamente giocherà a favore del partito d'opposizione il Bjp che, da sempre, ha fatto del tema della sicurezza un suo cavallo di battaglia. Il Congress party invece, riconosciuto come il partito della crescita economica, della liberalizzazione dei mercati, potrà avere dei problemi. Peraltro, credo che questi terribili attentati incideranno sulla crescita dell'India. I capitali, che già stanno lasciando il Paese, potrebbe accelerare la loro fuoriuscita. Alla fine, uno dei due stati (l'altro è la Cina, ndr) che poteva servire a controbilanciare in parte la recessione mondiale in atto potrebbe perdere il suo ruolo. Una conseguenza non irrilevante.
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