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«Posti inglesi, per lavoratori
inglesi»: dilaga la protesta

dal corrispondente Leonardo Maisano

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30 gennaio 2009


LONDRA – dal Lincolnshire alla Scozia e poi giù fino al Galles. Dilaga la protesta dei lavoratori inglesi contro... gli italiani. Migliaia di persone hanno incrociato le braccia in tutto il Regno Unito in segno di solidarietà con i lavoratori dell'area di Immingham dove sorge la raffineria di Lindsey al centro di una disputa che si protrae da tre giorni. Motivo del contendere, lo ricordiamo, è la presenza di 93 operai italiani della società siciliana Irem che ha vinto un appalto per la realizzazione di un nuovo impianto nella raffineria. "Posti inglesi, per lavoratori inglesi" è lo slogan più urlato dai dimostranti davanti ai cancelli degli impianti del Lincolnshire. Una parola d'ordine che s'è diffusa al resto del Paese in un tam tam che ha unito la raffineria di Grangemouth in Sciozia e quella di Aberthaw in Galles del sud, fino alle contee del Teeside.
Ma non sono coinvolte solo le raffinerie. Manifestazioni si sono viste davanti agli stabilimenti delle acciaierie Corus di Redcar in Nord Yorkshire. L'azienda nei giorni scorsi aveva annunciato il taglio di migliaia di posti. Scioperi di solidarietà, vietati in Inghilterra, si diffondono un po' ovunque e nel Governo cresce il timore che la recessione scateni un altro inverno del malcontento come quello che piegò la Gran Bretagna negli anni Settanta e Ottanta. "Quello che vogliamo – insistono i dimostranti – è che Gordon Brown mantenga le sue promesse ovvero : posti inglesi a noi inglesi". Il ministro dell'Ambiente Hilary Benn ha riconosciuto laconicamente che "alle proteste dei lavoratori è necessario dare risposte".
Il caso di Lindsey e il coinvolgimento di un'impresa e di lavoratori italiani ha fatto da detonatore ad una situazione molto più complessa che coniuga la dura recessione inglese , la crescente disoccupazione e l'arrivo di migliaia di lavoratori stranieri in Gran Bretagna. Non, come nel caso dell ‘ Irem, dipendenti di un'impresa chiamati a realizzare un singolo progetto che richiede un buon margine di specializzazione, ma emigranti in cerca di un lavoro fisso in un Paese che fino a ieri offriva grandi opportunità. Ora che la crisi chiude i rubinetti l'insofferenza verso gli stranieri cresce e la globalizzazione si perde, anche in Inghilterra, in una riemersa prospettiva provinciale.

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