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Benedetto XVI: «L'Europa riscopra le radici cristiane»

di Carlo Marroni

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26 settembre 2009

Un papa torna a Praga a venti anni dalla fine del comunismo. A bordo dell'Airbus Alitalia che lo ha portato da Ciampino alla capitale ceca, Benedetto XVI ha risposto alle domande dei giornalisti accreditati in Vaticano, come da tradizione.

Santità, come lei ha detto la Repubblica Ceca si trova non solo geograficamente, ma anche storicamente nel cuore dell'Europa. Vuole spiegarci meglio questo «storicamente», e dirci come e perché pensa che questa visita possa essere significativa per il Continente nel suo insieme, nel suo cammino culturale, spirituale, eventualmente anche politico di costruzione dell'Unione Europea?
Da secoli il territorio di questa Repubblica Ceca è luogo di incontro di culture. Cominciamo nel IX secolo: da una parte, in Moravia, abbiamo la grande missione dei fratelli Cirillo e Metodio, che da Bisanzio portano la cultura bizantina, ma creano la cultura slava con i caratteri cirillici e con una liturgia in lingua slava; dall'altra parte, in Boemia, sono le diocesi confinanti che portano il Vangelo in lingua latina e nella connessione con la cultura romana-latina si incontrano così le due culture. Ogni incontro è difficile ma anche fecondo, si potrebbe facilmente mostrarlo con questo esempio. Faccio un grande salto: nel XIII secolo è Carlo IV che crea qui a Praga la prima università nel centro Europa. L'università di per sé è un luogo di incontro di culture, in questo caso diventa inoltre luogo di incontro tra cultura slava e germanofona. Come nel secolo e nei tempi della Riforma, proprio in questo terreno gli incontri e scontri diventano decisi e forti, lo sappiamo tutti. Faccio un altro salto al tempo presente: nel secolo scorso la Repubblica Ceca ha sofferto di una dittatura comunista particolarmente rigorosa, ma anche di una resistenza sia cattolica sia laica di grandissimo livello. Penso a Vaclav Havel, a personalità come il cardinale Tomaseck, che chiaramente hanno dato all'Europa un messaggio di che cosa è la libertà e come dobbiamo vivere e impegnarci per la libertà. Da questo incontro di culture attraverso i secoli e da questa ultima fase di riflessione, non solo di sofferenza, per un concetto nuovo di libertà e di società libera escono tanti messaggi importanti per noi che possono e devono essere fecondi per la costruzione dell'Europa. Dobbiamo essere molto attenti proprio al messaggio di questo Paese.

Siamo a vent'anni dalla caduta dei regimi nell'Est europeo. Giovanni Paolo II, visitando diversi Paesi reduci dal comunismo, li incoraggiava a usare con responsabilità la libertà recuperata. Qual è oggi il suo messaggio per i popoli dell'Europa orientale?
Questi Paesi hanno sofferto particolarmente sotto la dittatura, ma nella sofferenza sono anche maturati i concetti di libertà che sono attuali adesso e devono essere ancora di più elaborati e realizzati. Penso ad esempio a un testo di Vaclav Havel che dice: «La dittatura è basata sulla menzogna, e se la menzogna fosse superata, se nessuno mentisse più, se viene in luce la verità c'è anche la libertà e così ha elaborato questo nesso tra libertà e verità». Libertà non è libertinismo, arbitrarietà, ma è connessa, è condizionata dai grandi valori dell'amore e della solidarietà e in generale del bene. Così penso che questi concetti, queste idee maturate nel tempo della dittatura, non devono essere perse adesso ma ora dobbiamo proprio ritornare a questo e nella libertà spesso un po' vuota e senza valori riconoscere che libertà e valori , libertà e bene, libertà e verità vanno insieme, altrimenti si distrugge anche la libertà. Questo mi sembra il messaggio che viene da questi Paesi e che deve essere attualizzato in questo momento.

La Repubblica Ceca è un Paese molto secolarizzato in cui la Chiesa cattolica è una minoranza. In tale situazione, come può contribuire questa Chiesa effettivamente al bene comune del Paese?

Sono normalmente le minoranze creative che determinano il futuro. In questo senso la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa, che ha una eredità di valori che non sono una cosa del passato ma sono una realtà molto viva e attuale e si devono attualizzare, rendere presente nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per un concetto vero di libertà e di pace. Così si può contribuire in diversi settori. Il primo direi che è proprio il dialogo intellettuale tra agnostici e credenti. Ambedue hanno bisogno dell'altro: l'agnostico non può esser mai contento di non sapere, ma deve essere in ricerca della grande verità della fede; il cattolico non può essere contento di avere la fede ma deve essere in ricerca di Dio ancora di più e nel dialogo con gli altri reimparare Dio in modo ancora più profondo. Questo è il primo livello, il grande dialogo intellettuale, etico e umano. Nel settore educativo la Chiesa ha molto da fare e da dare nella formazione. In Italia parliamo del problema dell'emergenza educativa, un problema comune a tutto l'Occidente, qui la Chiesa deve di nuovo attualizzare, concretizzare, aprire per il futuro la sua grande eredità. Un terzo settore è la Caritas: la Chiesa ha sempre avuto questo come un segno della sua identità, essere in aiuto dei poveri, essere organo della carità. La Caritas nella Repubblica Ceca fa moltissimo per le diverse comunità, nelle situazioni di bisogno, e offre molto anche alla umanità sofferente nei diversi continenti e dà così un esempio della responsabilità per gli altri, della solidarietà internazionale che è condizione anche della pace.

  CONTINUA ...»

26 settembre 2009
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