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Grecia, Papandreou anticipa il piano anti-crisi

di Vittorio Da Rold

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11 dicembre 2009


Il premier invoca un patto di unità con l'opposizione ma la sinistra radicale annuncia uno sciopero per la settimana prossima


Lunedì il governo greco presenterà un piano di austerità triennale per stabilizzare i conti pubblici (oggi fuori controllo), un mese prima di quanto programmato in un primo momento nel tentativo di disinnescare la crisi di fiducia che ha colpito il paese. Fonti vicine a Maximos Mansion, la residenza del premier, parlano di un piano di emergenza fondato su tre pilastri: un'ondata di privatizzazioni, la riforma delle pensioni e il congelamento dei salari dei dipendenti pubblici.

L'annuncio filtra nel tentativo di tranquillizzare i mercati e si associa alla richiesta del premier greco George Papandreou (al governo da 50 giorni) che ieri ha auspicato una riunione di tutti i leader politici di fronte alla crisi finanziaria che minaccia di far «perdere la sovranità al paese».
Belle intenzioni cadute nel vuoto visto che la sinistra ha risposto annunciando uno sciopero il 17 dicembre e gli studenti sono scesi di nuovo in piazza contro gli effetti della crisi. Un segnale inquietante sulla possibilità di far passare le norme di austerità in un clima sociale surriscaldato.

Papandreou, parlando prima del vertice europeo di Bruxelles, ha ottenuto dal presidente della Repubblica Karolos Papoulias di convocare un summit straordinario di unità nazionale con tutti i leader politici per discutere i problemi che minacciano la stabilità del paese e lanciare così «un forte messaggio ai mercati». Basterà? Una domanda legittima visto che ieri in Parlamento il vice ministro delle Finanze Philippos Sahinidis ha ammesso candidamente che il debito pubblico della Grecia ha raggiunto i «300 miliardi di euro», il livello «più alto nella storia della Grecia moderna».

Questo significa che se nel 2009 la Grecia aveva la fila degli investitori alle sue aste dei bond anche a causa degli alti rendimenti e all'opera di "cosmesi" sul deficit, nel 2010 lo scenario per collocare i 47 miliardi di euro di titoli pubblici (30 di fabbisogno e 17 di rinnovi) sarà molto più duro. Secondo un operatore di mercato nel 2010 ci vorranno almeno quattro sindacati composti da cinque banche ciascuno (per un pool di venti istituti interessati in totale) per collocare le nuove emissioni di titoli senza correre rischi eccessivi.

Ieri comunque la borsa greca ha reagito positivamente alle parole del premier, a quelle del cancelliere tedesco Angela Merkel e del presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker (si veda l'articolo sopra), facendo segnare un rialzo del 5,1% mentre lo spread sui bund tornava a 231 punti base.

A questa situazione di tensione si sono unite voci (smentite dal governo) di possibili frizioni tra il ministro delle Finanze George Papacostantinou e il premier George Papandreou sulla strategia e la tempistica da adottare sul piano di rientro. Ma il paese, che cammina sul bordo del baratro, non dimostra di aver capito la gravità della situazione poiché anche ieri gli studenti hanno manifestato ad Atene e Salonicco per avvertire di «non far pagare la crisi a giovani e lavoratori», senza capire che la crisi non guarda in faccia a nessuno. In un manifesto Antarsya, sigla della sinistra radicale, accusa il governo di «seguire l'esecutivo di centrodestra» nella «repressione» e nel tentativo di vanificare «il diritto di asilo universitario», una norma di salvaguardia nata dopo la dittatura dei colonnelli che oggi appare sempre più anacronistica perché trasforma le università in santuari della guerriglia urbana e di gruppi anarchici.

Il partito conservatore Nuova Democrazia, con il nuovo leader Antonis Samaras, un politico che non appartiene alle vecchie dinastie del paese, ha risposto che le proposte avanzate dal governo gli sembrano «uno scherzo». Disco rosso anche dai comunisti (Kke) e dall'Unione delle sinistre radicali (Syriza), il cui leader Alexis Tsipras ha detto che il governo del Pasok si prepara a rimangiarsi le promesse elettorali di «aumenti salariali e ridistribuzione della ricchezza». Slogan di cinquanta giorni fa, ma sembra passato un secolo.

11 dicembre 2009
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