Il disastro ambientale provocato dall'esplosione della piattaforma di Bp getta un'ombra sul futuro delle perforazioni nelle acque profonde del Golfo del Messico: una delle aree considerate più promettenti dall'industria petrolifera
Il disastro ambientale provocato dall'esplosione della piattaforma di Bp getta un'ombra sul futuro delle perforazioni nelle acque profonde del Golfo del Messico: una delle aree considerate più promettenti dall'industria petrolifera. L'emergere di nuove tecnologie di estrazione, che permettono di raggiungere falde petrolifere oltre 10 chilolometri sotto il fondo del mare, ha fatto risorgere negli ultimi anni le prospettive di quello che i geologi e gli ingegneri petroliferi avevano ormai ribattezzato "Mar Morto". Il Golfo del Messico è tutt'altro che morto, come hanno dimostrato recenti esplorazioni di cui proprio Bp è una dei maggiori protagonisti: gli esperti ritengono che che nei suoi abissi vi possano essere oltre 50 miliardi di barili equivalenti petrolio ancora da scoprire, impresa oggi divenuta possibile grazie ad attrezzature come quelle coinvolte nel recente disastro. Già nel 2013, secondo stime recenti dello Us Minerals Management Service – ente governativo che concede le licenze operative nel Golfo del Messico – la produzione di greggio da questa zona potrebbe salire da 1,2 a 1,9 milioni di barili al giorno.
La Deepwater Horizon, la piattaforma affondata lo scorso 22 aprile al largo della Louisiana, era una delle più all'avanguardia nelle trivellazioni offshore ultra-profonde, quelle cioè che superano i 5mila piedi (1.524 metri) di profondità. Impianto mobile e semi-sommergibile, per resistere meglio alle correnti marine e all'eventualità di uragani, la Deepwater Horizon stava lavorando solo da pochi mesi nel Mississippi Canyon. Nel settembre 2009 si trovava in un altro settore del Golfo del Messico, dove aveva realizzato un'impresa da record: il pozzo sottomarino più profondo mai scavato nella storia, oltre 10 chilometri dal livello del mare, consentendo a Bp di identificare il giacimento gigante di Tiber.
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