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I controlli del 2005: non in regola il 53,8% di imprese e autonomi

di Nicoletta Cottone

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19 giugno 2007

La presentazione dei dati(.ppt)
Confronto tra soggetti congrui e normali e quelli non congrui e/o non normali
per categorie professionali
Confronto tra soggetti congrui e normali e quelli non congrui e/o non normali
per ricavi totali e redditi di impresa
Confronto tra soggetti congrui e normali e quelli non congrui e/o non normali
per area geografica
Confronto tra soggetti congrui e normali e quelli non congrui e/o non normali
Tabella riassuntiva per persone fisiche e società ed enti
Domande e risposte sugli studi di settore
Il comunicato stampa
L'intervento di Vincenzo Visco

«Non dò molta importanza alle minacce di disobbedienza fiscale per rivoltarsi serve una ragione e io sfido comunque a trovarla». Così il viceministro all'Economia, Vincenzo Visco, ha risposto durante la presentazione dei dati relativi ai contribuenti che applicano gli studi di settore, a una domanda sulla protesta fiscale ventilata da alcune associazioni di categoria. «Le proteste dei presidenti delle categorie - dice Visco - hanno a che vedere con l'agitazione della base di riferimento dovuta a una carenza di informazioni. Noi pensiamo di avere risposto alle sollecitazioni. Ma dove c'è evasione è chiaro che non c'è nulla da discutere». Il viceministro ha detto che il fisco «mostrerà maggior zelo» nei confronti dei contribuenti non congrui. «Un milione risultano fuori linea? Credo - afferma - che almeno 500 mila controlli possiamo farli».

Visco ha spiegato che «c'è il massimo rispetto per le imprese e per il lavoro autonomo dove la gente fatica e si assume responsabilità», ma emerge un quadro non uniforme dei vari settori, con dei margini di scostamento tra congrui e incongrui troppo marcato a fronte di settori con caratteristiche comuni.Visco ha fatto esplicito riferimento ai dati, forniti durante la conferenza stampa, in base ai quali emerge che chi gonfia le proprie scorte riesce ad azzerare anche i pagamenti fiscali e che 100mila soggetti scontano l'acquisto di beni strumentali senza poi dichiararne il possesso. Qualche esempio? Ci sono 137 tassisti che non hanno il taxi, 3.329 ristoranti senza cucina o tavoli, 480 farmacie senza scaffali E, ancora, 555 lavanderie senza lavatrici. 5.139 installatori di impianti elettrici e idraulici senza i mezzi per svolgere il proprio lavoro. I conti, secondo il ministro, non tornano. Visco ha poi rivolto un appello alle associazioni di categoria affinché «sollecitino i contribuenti ad avere comportamenti adeguati» e ha ribadito che gli studi di settore non sono una minimun tax, ma uno strumento di ausilio ai contribuenti per l'autodichiarazione dei redditi e di supporto all'Agenzia delle entrate per l'accertamento. E Visco quantifica l'entitá dell'adeguamento richiesto a chi non rispetta gli studi di settore.«Chiediamo 100-200 euro al mese in più».

Ecco di dati: su un totale di 2.616.501 lavoratori autonomi e imprese ve ne sono 1.030.825 congrui, dunque in linea con i parametri del Fisco, mentre 1.407.845 non sono in regola con gli studi di settore. Sono rispettivamente il 39,4% e il 53,8% dei contribuenti (esclusi i professionisti) sottoposti agli studi. I professionisti sono invece 658.189 e il 58,8% (386.859) risulta essere in regola con gli studi e dichiara in media 59.300 euro. Fuori linea, per i professionisti, sono in 231.369 (35,2% del totale) che hanno un reddito imponibile medio di 23.600 euro.


Diversi i comportamenti dei contribuenti che giustificano una diversa valutazione degli studi di settore. I contribuenti «congrui» dichiarano ricavi per 362.500 euro, che, tolti i costi, portano a un reddito di 45.800 euro. I «non congrui» hanno un fatturato di 193.600 euro, ma poi dichiarano 10.500 euro. I «marginali», invece, dichiarano in media 8.900 euro di reddito, ma partono da un volume d'affari complessivo molto più basso: 18.800 euro. Un pasticcere in linea con il Fisco, ha un magazzino che ricambia tra 19 e 105 giorni, mentre quelli sui quali il Fisco avanza dubbi di congruità presentano invece un incredibile tempo di ricambio dei prodotti in dispensa: da 362 a 871 giorni. L'Erario guarda anche al valore aggiunto prodotto da ogni singolo addetto: nei bar e nelle gelaterie in regola è di 17mila euro, nelle altre varia da 2.800 a 11mila euro.

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