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| SPECIALE ELEZIONI 2008 | |
| Berlusconi: «Il vantaggio sul Pd è immutato, 10 punti»
di Nicoletta Cottone
Il vantaggio del Pdl sul Pd? Intatto. Replica così Silvio Berlusconi ai dati sciorinati da Veltroni sui sondaggi elettorali «Io sono sicuro – dice il leader del Pdl ospite a SkyTg24 pomeriggio – che il vantaggio è rimasto di circa 10 punti per noi. Noi siamo al 45 e qualcosa per cento contro il 35 per cento. Poi attacca la par condicio. «Il vantaggio potrebbe ridursi perché è vigente una ridicola legge sulla par condicio che dà lo stesso spazio a tutti i partiti. Si rischia una spinta verso il frazionamento della politica». Secondo Veltroni il vantaggio del Pdl sul Pd si sarebbe ridotto a 4 punti percentuali. Per il leader azzurro, parlando delle soglie di sbarramento alla Camera e al Senato, «i partiti minori del centrodestra non riusciranno ad arrivare al 4 e all'8 per cento». E torna sul voto utile. «Se un elettore del centrodestra decidesse di votare per i partiti piccoli toglierebbe voti alla grande forza del Partito del popolo della libertà». Poi spiega anche il no all'Udeur di Mastella. «È successo che i sondaggi hanno dimostrato come con Mastella avremmo perso dall'8 al 12 per cento». Berlusconi si è detto disponibile a una sfida televisiva con Veltroni e a siglare un nuovo contratto con gli italiani in cinque punti: riapertura dei cantieri per riavviare lo sviluppo delle infrastrutture nel Paese e le grandi opere, misure fiscali in favore delle famiglie, detassazione degli straordinari e pagamento dell'Iva non al momento dell'emissione della fattura ma al momento dell'effettiva ricezione effettiva del pagamento. Per gli altri punti «dovremo verificare le condizioni economiche».
Commentando il decalogo presentato ieri dal presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, dice che «nei dieci punti di Confindustria non ce n'è uno che non sia ricompreso nel nostro programma». E ribadisce: «C'è da fare un politica nella direzione degli investimenti nelle infrastrutture» per dare sviluppo al Paese e in particolare al Sud. Berlusconi si sofferma poi sull'ipotesi delle candidature alle elezioni politiche di alcuni esponenti provenienti dal mondo confindustriale. Sulla presenza del presidente di Federmeccanica, Massimo Calearo nel Pd, osserva: «La sinistra mette insieme agli operai un padrone: qualcuno non la prenderà bene». Quanto all'eventuale presenza dell'ex presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, nelle liste del Popolo della libertà, afferma: «Se D'Amato sarà dei nostri, ne saremmo felici. Con lui abbiamo lavorato molto bene». Poi risponde alla indiscrezioni che davano Giulio Tremonti come possibile ministro degli Esteri, precisando che Tremonti sarà il ministro dell'Economia e delle Finanze di un eventuale Governo targato Pdl.
Per i provvedimenti d'urgenza per contrastare la tragedia delle morti bianche Silvio Berlusconi è pronto a sostenere il dimissionario governo Prodi. Per il Cavaliere i provvedimenti che dovrebbero essere presi riguardano l'introduzione di «molti, molti, molti più ispettori; sanzioni più severe per chi non rispetta le norme di sicurezza e anche una dose maggiore di prudenza da parte di tutti».
Parlando di Alitalia, il Cavaliere ha detto che deve restare italiana ed è inaccettabile penalizzare l'hub di Malpensa in caso di cessione della compagnia aerea. «Penso – dice – che l'Italia non dovrebbe privarsi di un vettore di bandiera» che aggiunge, «potrebbe essere salvato da una cordata di imprenditori italiani». Per il leader del Pdl «non è possibile che un hub come Malpensa debba essere privato del 72% dei voli e debba andare incontro a una perdita di un miliardo o addirittura di due contro due-trecento milioni di Alitalia». Per il Cavaliere un Paese deve saper sopportare le perdite di certe aziende. | |
| 4 marzo 2008 | |
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