La nuova distribuzione delle risorse accorcia il divario tra le società
La Juventus vince la classifica dei diritti audiovisivi sportivi. Anche applicando i criteri di calcolo previsti dal decreto legislativo (approvato dal Consiglio dei ministri ma non ancora all'esame delle commissioni parlamentari) che introduce dal 2010 un nuovo sistema di ripartizione tra le squadre di serie A. La simulazione effettuata dal Sole-24 Ore del Lunedì - realizzata sulla base degli attuali risultati, ma applicando le nuove regole - rivela una riduzione del divario di risorse tra grandi e piccoli club. Ma la metà delle risorse resterebbe comunque divisa tra Juve, Inter, Milan, Roma, Napoli e Lazio. Insomma, chi vince e chi perde con le nuove regole?
La ridistribuzione degli incassi porterà una fetta maggiore alle piccole squadre, a danno delle maggiori. La perdita delle grandi squadre, però, è solo "in percentuale", perché l'ammontare del contratto stimato al 2010 è vicino ai 900 milioni di euro contro i 650 circa di oggi. In sostanza, aumenta la torta con un duplice effetto: le piccole guadagnano quote percentuali, le grandi non perdono fatturato. In valore assoluto, per esempio, la Juventus prenderebbe, rispetto alla stagione in corso, 5,8 milioni in più. Ma se il confronto fosse fatto a parità di perimetro (650 milioni), registrerebbe una perdita consistente. Discorso simile per Inter, Milan e Roma.
Per tutte le altre squadre (a eccezione di Palermo e Cagliari che vedono scendere la loro percentuale) le nuove regole potrebbero portare - sempre secondo la simulazione del Sole-24 Ore - un incremento di quota rispetto all'attuale distribuzione di risorse.
La torta dei diritti del campionato 2007/2008 (650 milioni) comprende, però, solo le risorse depositate in Lega, che non rappresentano il totale di quelle incassate dalle società. I club, infatti, nella trattativa diretta incassano alcuni diritti di opzione e prelazione che perderebbero con la vendita centralizzata. Numeri piccoli per le piccole società, ma pesanti per le maggiori (si stima un valore complessivo di circa 70/80 milioni).
«Il decreto legislativo ha recepito le decisioni prese – dopo ampie discussioni – a grande maggioranza dalle società» è il commento rilasciato dal presidente della Juventus, Giovanni Cobolli Gigli. Ma le nuove regole non hanno accontentato tutti. «Si tratta di una vergogna italiana – commenta Maurizio Zamparini, presidente del Palermo –. Si sono volute premiare, ancora una volta, le grandi società a danno delle medie, con un decreto incostituzionale». Dubbi arrivano anche dall'avvocato Leandro Cantamessa, esperto di diritti televisivi e consigliere di amministrazione del Milan, che addebita al «nuovo comparto un evidente dirigismo. Si tratta di un'intromissione su un'attività di carattere privatistico (articolo 41 della Costituzione). Non è giusto intervenire stabilendo quale organo deve prendere le decisioni e con quale maggioranza».
Intanto le società di serie B sono sul piede di guerra (chiedono una quota più elevata di mutualità rispetto al 6% previsto dal decreto legislativo). Le società attendono ora un incontro del Consiglio di lega con il ministro Melandri con la mediazione del presidente federale Giancarlo Abete.