La madre di Caster Semenya mostra il certificato di nascita

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22 agosto 2009



«Ho dato alla luce una bambina, non c'è dubbio che Caster sia una ragazza». A ribadirlo a un incalzante giornalista della Bbc è la madre dell'atleta sudafricana Caster Semeya, che a Berlino ha vinto gli 800 metri femminili e che per i tratti del suo corpo e il suo modo di correre ha suscitato dubbi sulla sua identità sessuale. Tanto che la federazione internazionale (Iaaf) ha disposto una serie di test per accertarla, anche se per essere certi dei risultati bisogna aspettare almeno quattro settimane.

Ma le polemiche non si spengono sul caso che potrebbe evolversi addiritura in un incidente diplomatico: sembra, infatti, che il Sudafrica stia pensando di rivolgersi all'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite per chiarire la vicenda. La Commissione del parlamento sudafricano che si occupa dello sport ritiene che l'organo dell'Onu debba indagare sull'«evidente e grave violazione dei diritti e della privacy dell'atleta». «L'umiliazione di Caster Semenya è il simbolo dell'azione sessista della Iaaf visto che ha minato il valore dei risultati ottenuti dalle donne», ha detto Butana Komphela, presidente della Commissione.
La stessa Semenya, a quanto si apprende da Leonard Chuene, presidente della Federazione sudafricana di atletica, stava per boicottare la cerimonia di premiazione, rinunciando alla sua medaglia d'oro, perché profondamente scossa dalle polemiche sul suo sesso. «Ha detto che non voleva andare sul podio ma le ho risposto che doveva - racconta Chuene al "Times" sudafricano - Non riusciva a essere felice, non voleva la medaglia. Mi ha detto: «Nessuno aveva mai sostenuto che non fossi una ragazza, ma qui non lo sono. Perché mi avete portata a Berlino? Dovevate lasciarmi a casa».

I quotidiani sudafricani dedicano alla vicenda pagine su pagine: alcuni pubblicano il suo certificato di nascita che testimonia che sia una donna, altri la testimonianza della sua compagna di stanza alla Pretoria University («è una ragazza, ci mancherebbe»), altri ancora ricordano il caso dell'atleta del Mozambico Maria Mutola, passata dal football all'atletica, che suscitò gli stessi dubbi della Semeya alla fine degli anni 80.

Addirittura è entrato nella questione anche un ex allenatore di Semeya, che ha però preferito rimanere anonimo, che ha rivelato al giornale svizzero «Blick» che la Semenya è un ermafrodito. «Il Sudafrica aveva già effettuato dei test sul sesso lo scorso marzo - ha rivelato - e il risultato è chiaro. Non le si doveva permettere di correre con le donne ai Mondiali di Berlino». Secca la smentita del ct della nazionale sudafricana, Ekkart Arbeit: «Tutta spazzatura».

22 agosto 2009
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