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I dischi blindati e i diritti dei consumatori

di Mario Cianflone

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Il paradosso delle major
In pochi click dal dvd al lettore video
I vincoli nel video da tasca


Se li conosci li eviti e li lasci sullo scaffale. Sono i Dvd prodotti da Sony con i quali la multinazionale conferma la sua vocazione a ostacolare i diritti dei consumatori. Proprio lei, che dopo l'introduzione del Betamax fronteggiò e vinse una causa intentata dalla potente lobby della Riaa dalla quale scaturì il principio del giusto uso e della possibilità di copia privata. Diritto che ora viene duramente messo a repentaglio dal sistema anticopia Arccos con il quale Sony blinda i suoi dvd e anche quelli di altre major del cinema. Si dirà che in questo modo si lotta contro la pirateria, ma in realtà i pirati quelli veri, quelli che producono cd e dvd contraffati da vendere nelle bancarelle, hanno ben altri mezzi. Sistemi anticopia di questo genere complicano però la vita all'utente che legittimamente vuole fare un back-up del prezioso Dvd. Facoltà, questa, prevista dal compenso (leggasi gabella) di copia privata per il quale l'utente paga alla Siae, e dunque ad autori e produttori, una valanga di quattrini su ogni tipo di supporto e strumento di registrazione in cambio della possibilità di replicare, per uso personale, Cd/Dvd. E poco importa se masterizzatori, memory card e dischi ottici siano usati per le foto o le riprese video in spiaggia oppure per le fatture del commercialista: la Siae chiede - e ottiene - la "sua" parte. E da tempo ci si chiede chi sia effettivamente il pirata in tutto questo. Il consumatore, buono buono, paga, e pure tanto, del resto non può opporsi, ma il suo diritto viene regolarmente calpestato perché di fatto gli viene impedito l'esercizio della copia privata per il quale gli sono stati prelevati soldi. E in tutto questo Sony, che già aveva fatto figure più che barbine con i Cd taroccati da sistema Key2Audio e più recentemente con uno strumento che apriva in Windows una falla ai virus, torna alla carica con Arccoss e impedisce ai consumatori di copiare un dvd anche per back-up personale. Nulla di male in fondo, ma a questo punto perché bisogna pagare il compenso di copia privata, che diventa un balzello ancora più odioso che si accanisce contro i soggetti più deboli, i consumatori, per compensare altri dai danni prodotti da organizzazioni criminali. Si salvano - meno male - solo le imprese alle quali è data la possibilità di chiedere un rimborso. Il modulo si trova online, sul sito di Siae, è un po' noioso da compilare, ma in questo modo almeno le aziende possono chiedere indietro i soldi indebitamente pagati se i supporti sono usati per scopi relativi archiviazione di dati e documenti propri dell'impresa. Chissà quando sarà data una simile possibilità a tutti quelli che usano una scheda per memorizzare le foto del proprio bambino e non per depredare le casse dei detentori di diritto d'autore, casse ora più gonfie grazie anche ai proventi delle suonerie, i costosi gadget dell'era dei contenuti mobili.
mario.cianflone@ilsole24ore.com

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