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«Panasonic batterà Sony nel lancio del 3D»

dal nostro inviato Stefano Carrer

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27 ottobre 2009


TOKYO - Panasonic batterà Sony nella corsa al lancio della tv tridimensionale. Lo promette Fumio Ohtsubo, direttore generale del gruppo che contende alla società guidata da Howard Stringer il primato mondiale nell'elettronica di consumo. Sul biglietto da visita il suo indirizzo è segnalato a Osaka, presso lo storico quartier generale di Kadoma, ma non è un mistero che il centro decisionale sia ormai nel sobrio palazzo nei pressi della Tokyo Tower. Sull'e-mail di Ohtsubo compare ancora il soprannome "Fred", scelto quando stava all'estero. Il suo stile non è aggressivo, ma trova un'improvvisa grinta quando si parla del gruppo rivale, che – secondo gli analisti – venerdì dovrebbe annunciare il quarto trimestre in perdita, mentre per Panasonic è atteso un leggero utile operativo (il primo in tre trimestri).

Sony ha annunciato piani ambiziosi per il lancio sul mercato di massa, l'anno prossimo, della tecnologia 3D. Sarà una gara con voi per la primogenitura?
Saremo noi i primi a lanciare sul mercato di massa questa nuova tecnologia. Saremo noi, a fine 2010 ossia al termine della stagione dei consumi natalizi, ad aver venduto più modelli 3D. Questo lo posso affermare, anche se non sono in grado di anticipare il mese in cui avverrà il lancio, simultaneo nei principali mercati mondiali.

Per quel periodo voi sarete più grandi con l'assorbimento di Sanyo, che però sta andando per le lunghe. Si dice che i gruppi giapponesi siano frustrati dagli oneri e dai tempi di ottenimento dell'approvazione Antitrust in Paesi esteri.
Fosse per me, concluderei domani. D'altra parte, mi rendo conto che in alcuni segmenti la quota combinata di mercato Panasonic-Sanyo sia alta. L'operazione richiede più tempo del previsto, ma intanto possiamo prepararci meglio a una fusione complementare che ci consentirà di offrire soluzioni omnicomprensive basate su tecnologie ecologiche.

A proposito, il nuovo governo giapponese ha suscitato apprensioni negli ambienti imprenditoriali fissando un target del 25% al 2020 per la riduzione delle emissioni. Molti temono una ridotta competitività.
Preferisco pensare in termini di "business chance". Certo l'obiettivo è ambizioso. Noi avevamo già fissato un nostro target (2006-2009), che abbiamo superato ma che resta inferiore rispetto alle nuove indicazioni. Il maggior contributo che possiamo dare non riguarda tanto le emissioni alla fabbrica, ma il vendere prodotti che facciano risparmiare sui consumi di energia.

C'è chi dice che in Giappone si finirà per non costruire più fabbriche, mentre gruppi come Sharp hanno già iniziato a delocalizzare in Cina anche tecnologie avanzate. Lo farete anche voi?
Oggi gran parte delle nostre competenze ingegneristiche sono in Giappone, i nostri prodotti nascono e si sviluppano per lo più qui e ne sono chiare le conseguenze. In futuro lo sviluppo dei prodotti avverrà in modo più "globale". Comunque mi pare che Sharp non stia trasferendo le sue tecnologie più avanzate.

A proposito di concorrenza, quella dei gruppi coreani si fa sempre più intensa, magari agevolata da una minore frammentazione della loro industria e dal won debole.
Il won è solo uno dei fattori. Del resto, 2-3 anni fa era lo yen a essere debole: se però andasse sotto quota 90 sul dollaro dovremmo prendere ulteriori misure conseguenti. Rispetto ad alcuni anni fa, i gruppi sudcoreani in alcune aree sono avanzati in modo veloce: hanno investito molto, e lo stile di management top down li ha portati a intraprendere azioni rapide e decise. In questo c'è da fare "benchmarking" su di loro. Quanto al consolidamento del settore, in Giappone ha fatto concreti passi avanti: non ci sono più molte sovrapposizioni di business.

La recessione vi ha colpiti in modo pesante, con un forte rosso in bilancio e un drastico riassetto. Cosa ha cambiato in modo permanente?
Anche se la crisi finirà in un anno o un anno e mezzo, tre elementi resteranno. I mercati emergenti avranno una quota più ampia del mercato globale. Quindi i prezzi dei prodotti sono destinati a ulteriori riduzioni, anche per il fenomeno della "smart consumption" nei Paesi avanzati, in cui i consumatori vogliono ciò che serve effettivamente e diventano più sensibili al prezzo rispetto al passato. Infine, ci sarà una attenzione sempre maggiore agli aspetti ecologico-ambientali.

27 ottobre 2009
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