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La nuova tassa elettronica vale 58 milioni

di Gianni Rusconi

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17 marzo 2010
Equo compenso, per la Siae un gettito extra di 58 milioni?

Il tanto discusso decreto che prevede la revisione del sistema dei compensi per copia privata dovuti dai produttori e importatori di apparecchi di registrazione audio e video e relativi supporti e memorie è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica il 6 marzo. La risposta che, a quanto sembra, stanno preparando le associazioni del mondo tecnologico, impegnate da settimane a cercare un accordo "equo" con la Siae, appare di fatto scontata o quasi: impugnare la normativa. Per evitare che un mercato ancora alle prese, in alcuni suoi comparti per lo meno, con gli effetti della crisi economica venga ulteriormente penalizzato da una "tassa" che il mondo dell'hi-tech ha già bollato all'unisono come sbagliata. Il decreto ministeriale in questione – ebbe a dire per esempio Assinform qualche giorno dopo l'annuncio del provvedimento – «reca un danno gravissimo sia all'industria dell'innovazione, e in particolare quella informatica, sia al sistema imprenditoriale nel suo complesso». L'iter di questa norma nasce con la Legge n.93 del 5 febbraio 1992, che introdusse il compenso per copia privata applicato in percentuale sul prezzo di cessione di apparecchi e supporti. Dopo vari aggiornamenti, per lo più restrittivi, si è arrivati alla Legge n.43 del 31 marzo 2005, che escludeva le memorie digitali dall'obbligo di corresponsione del compenso, e quindi al decreto Milleproroghe di accompagnamento alla Legge Finanziaria 2008 (poi prorogato di un anno), con il quale sono state poste le basi, su indicazioni della Siae, per arrivare alla controversa revisione oggetto dello schema di decreto firmato dal Ministro Bondi il 30 dicembre 2009.

L'Andec: si calcola sulla capacità di memoria del dispositivo e non sul prezzo di cessione
Parlando nel corso del recente quarto Internet Sales Forum di GfK, Andrea Arnaldi, Segretario Generale di Andec (Associazione Nazionale Importatori e Produttori Elettronica Civile, con circa 60 aziende di elettronica di consumo consorziate), è tornato in argomento e non si è limitato a esternare preoccupazione per i contenuti del provvedimento sottoscritto dal titolare del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Innanzitutto, ha precisato Arnaldi, va considerato il fatto che sono stati inseriti nell'obbligo di corresponsione del compenso moltissimi apparecchi e memorie precedentemente esclusi, e cioè personal computer, telefoni cellulari, Dvd recorder, chiavette Usb e in generale qualsiasi prodotto dotato di hard disk o contenente strumenti di data storage. Che i supporti di memora integrati in un netbook o in uno smartphone siano utilizzati per archiviare documenti o foto personali piuttosto che contenuti tutelati dal diritto d'autore (come una canzone o un'applicazione scaricata legalmente da Internet, per esempio) al decreto non interessa. Il consumatore è tenuto a versare in ogni caso l'extra compenso e anche console di videogiochi e videocamere, di fatto, potrebbero essere soggetti interessati. È però l'entità della "tassa" sulla copia privata uno degli elementi che meno piacciono ai rappresentanti dell'industria tecnologica: «Il nuovo decreto - ha alzato in tal senso il tiro Arnaldi - determina, per quasi tutte le categorie assoggettate, l'ammontare progressivo del compenso sulla base della capacità di memoria del dispositivo anziché sulla base del prezzo di cessione come da noi richiesto». Più Gigabyte contiene l'apparecchio, in parole povere, più cresce la portata del compenso dovuto. E, come se non bastasse, la misura di quest'ultimo è stata aumentata dal 3 al 5% per quanto concerne gli apparecchi di registrazione. Lecito quindi, come hanno fatto del resto l'Andec e le altre Associazioni di categoria, chiedersi che riflessi avrà sui prezzi il nuovo sistema di calcolo basato su questi parametri. Piuttosto che quali saranno i risvolti per le aziende produttrici e per i consumatori. Domande a cui Arnaldi ha risposto ricordando innanzitutto come già il Decreto Legislativo del 2003 avesse già innescato un meccanismo con effetti negativi sulle vendite, penalizzando i supporti "vergini" di registrazione rispetto a quei prodotti arrivati alla commercializzazione attraverso canali in grado di poter evitare la corresponsione del compenso Siae.

La "nuova tassa" sui cellulari vale 22 milioni
Quanto ai possibili impatti sul mercato dell'ultimo decreto, la riflessione cui ha invitato Arnaldi si basa su una simulazione (effettuata da Gfk) sui dati relativi alle vendite effettive registrate nel 2009, in Italia, dei prodotti assoggettati alla revisione del sistema di calcolo della tassa sulla copia privata. Ipotizzando per il 2010 gli stessi volumi di domanda per ognuna delle 18 categorie di prodotti interessate, emerge che il gettito sull'equo compenso passerebbe da 42 a 100 milioni di euro. I soli telefoni cellulari, fino a ieri esclusi dal provvedimento, porterebbero alla Siae oltre 22 milioni di euro, i personal computer (con o senza masterizzatore integrato) circa 10 milioni, gli hard disk esterni nove milioni, le chiavette Usb un milione. Al di là dell'incremento sostanziale del valore dell'equo compenso fra 2009 e 2010, ciò che preoccupa Andec è il fatto che vi "sono prodotti che subiranno un'imposizione percentualmente molto rilevante rispetto al proprio costo reale, con tutte le possibili conseguenze del caso per i consumatori, che si troveranno di fronte a prodotti con prezzi stabili o addirittura più elevati in un mercato che invece presenta costanti trend di diminuzione dei listini". L'ultimo appello che lancia l'Andec riguarda infine la disparità di applicazione del compenso per copia privata nei diversi Paesi europei, considerato che la maggior parte di questi (Belgio, Spagna, Olanda, Regno Unito e Germania, mentre in Francia il gettito è addirittura superiore) prevede mediamente una "tassa" più contenuta rispetto a quelli determinata dal nuovo decreto italiano. Una disparità che secondo Arnaldi potrebbe generare due effetti: in relazione al fatto che il compenso è applicato su base nazionale dagli operatori nazionali: una maggiore predisposizione dei consumatori ad acquistare all'estero e l'aumento esponenziale degli acquisti via Internet.


Bondi: l'equo compenso non è una tassa. Ma la polemica continua
Assinform: «L'equo compenso penalizza l'industria italiana dell'It»
Chiavette Usb, memorie e Dvd più cari: aumenta il tributo di copia privata
Compenso autori per copia privata: c'è il decreto, ma è polemica
17 marzo 2010
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