ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER
3 novembre 2009
2 novembre 2009
1 NOVEMBRE 2009
31 ottobre 2009
30 ottobre 2009
29 ottobre 2009r
24 Ottobre 2009
23 ottobre 2009
22 ottobre 2009
21 ottobre 2009
20 ottobre 2009
16 ottobre 2009
15 ottobre 2009
14 ottobre 2009
13 ottobre 2009
12 ottobre 2009
10 ottobre 2009
8 ottobre 2009
7 ottobre 2009
6 ottobre 2009
5 Ottobre 2009
4 Ottobre 2009
2 Ottobre 2009
1 Ottobre 2009
30 Settembre 2009
29 Settembre 2009
28 Settembre 2009

27 Settembre 2009

25 settembre 2009

26 settembre 2009

24 Settembre 2009

La lunga marcia cinese è lontana dalla libertà

di Ian Buruma

Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
1 Ottobre 2009

«... PAGINA PRECEDENTE
Se vai a scavare in questa contraddizione lo fai a tuo rischio e pericolo, specialmente se sei uno straniero. Una figura di primo piano della nuova élite pechinese, una donna raffinatissima che impersona la gloria dell'arricchimento nella Cina odierna, è, guarda caso, anche una figlia dell'aristocrazia comunista. Si chiama Hong Huang, faccia tonda e abiti costosi, magnate dei media a capo di una serie di riviste, tra cui Time Out Beijing e Seventeen: sua madre insegnava inglese al presidente Mao, suo padre ne era ministro degli Affari esteri. Hong ha studiato a New York e uno dei suoi mariti è stato il cineasta Chen Kaige, altro protagonista della belle époque pechinese. Hong, in sintonia con la maggioranza dei suoi coetanei, nel 1989 sosteneva gli studenti.
Qualche anno fa mi recai nella sua bella casa di campagna, sulle montagne vicino alla Grande Muraglia, non troppo lontano da Pechino. Ero accompagnato da un amico comune, il poeta d'avanguardia Yang Lian, che vive a Londra con sua moglie Yo Yo, romanziera, che sono dissidenti politici in senso stretto. Nelle loro opere parlano poco di politica, ma sono spiriti liberi, che hanno scelto di non accettare le restrizioni di una società autoritaria. La serata era cominciata abbastanza amichevolmente, con pettegolezzi su conoscenze comuni. Poi Hong cominciò a dare consigli a Yang. Perché viveva ancora all'estero? Perché non tornava in patria? Ora le cose in Cina andavano a meraviglia, si potevano fare soldi a palate. Yang doveva seguire un piano ben preciso. Tutta quella poesia modernista poteva far fessi gli stranieri, ma la vita a Pechino era andata avanti. Doveva scrivere slogan pubblicitari, o magari testi per canzoni. Non c'era da preoccuparsi della censura e di tutto il resto, se giocavi secondo le regole.
Una certa tensione si insinuò nella tonificante aria di montagna. Yang si sentiva infastidito. I consigli di Hong cominciavano ad assomigliare più a intimidazioni. La parola Tiananmen non era stata pronunciata, ma era il convitato di pietra, uno dei motivi che avevano spinto Yang e Yo a scegliere di vivere all'estero. Improvvisamente fu Hong a tirarla fuori, girandosi anche verso di me. «Tiananmen, Tiananmen», dice, «i giornalisti stranieri parlano sempre di Tiananmen. Credo sia ora di farla finita con questa storia. Dobbiamo andare avanti e sentirci fieri del nostro Paese. Gli stranieri la usano solo per denigrare la Cina».
Non dimenticherò mai come l'affascinante e cosmopolita Hong, con i suoi studi newyorchesi, si trasformasse in una farneticante guarda rossa, urlando insulti contro di me e contro gli stranieri in generale, e contro Yang Lian e Yo Yo perché prendevano le mie difese. Ci ho ripensato spesso da allora. Il nervo scoperto forse è che Hong diceva il vero: la gente, specialmente quella istruita, con un certo stile cosmopolita, se la passa alla grande nella Cina post 1989. Ci sono da fare soldi, soldi a palate, la moda è in pieno boom, e così via. Ma c'è un prezzo da pagare. Ed è quello che Hong definiva «giocare secondo le regole», sapere quali argomenti evitare, aggiustare le proprie opinioni, rimanere fuori dalla politica e lasciare che i grigi burocrati governino la Cina con guanto di velluto e pugno d'acciaio.

I volti dell'efficienza
Optare per questo modus vivendi è assolutamente comprensibile: l'esilio è duro, e nessuno ha voglia di finire in prigione. Tra l'altro, a differenza della vecchia Unione Sovietica, qui la vita è piacevole sul serio per chi ha fatto abbastanza soldi e i necessari compromessi. Ma sono compromessi, ed è spiacevole sentirselo ricordare.
Dal momento che la maggior parte dei giornalisti, degli imprenditori, dei diplomatici e degli accademici stranieri di solito incontra cinesi istruiti e privilegiati come Hong Huang, la maggior parte dei reportage dalla Cina riflette il loro punto di vista, e cioè che un autoritarismo morbido è un bene per la Cina, che le masse cinesi non sono pronte per la democrazia, che concedere loro il diritto di voto servirebbe solo a creare caos. Ma l'argomento principale in favore della tecnocrazia, che trova proseliti non solo fra le élite cinesi, ma sempre più anche nei paesi occidentali, è che è più efficiente. Le cose vengono fatte. Quando chi governa decide di fare qualcosa - le Olimpiadi, il controllo delle nascite, la riforma economica, magari anche la lotta all'inquinamento - nulla ostacola il raggiungimento del risultato: niente gruppi in rappresentanza di interessi particolari, niente lobbisti, sindacati, difensori del patrimonio culturale urbano, avvocati, nessuno.
Quelle persone (spesso di sinistra) che apprezzano l'idea di un governo centrale forte e di un cambiamento dall'alto, quelle persone, in altre parole, che preferiscono quelle che Isaiah Berlin definiva le libertà positive alle libertà negative della libertà individuale spesso sono attratte dal modello cinese. E allo stesso modo sono attratti gli imprenditori, che preferiscono avere a che fare con funzionari di partito autoritari che con sindacati indipendenti. La Cina spesso viene portata a esempio rispetto all'India, con le sue grossolane inefficienze, la sua terrificante povertà e i suoi enormi problemi di analfabetismo, corruzione e criminalità organizzata. In effetti può sembrare che sia il caos della democrazia a ritardare il progresso dell'India, mentre la Cina avanza decisa, con statistiche sempre più impressionanti.
  CONTINUA ...»

1 Ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-