La battaglia di "strada comunale Tratturo", a sud-ovest di Campobasso, in Molise, e quella di Via Antiche Mura, a Brescia, in Lombardia. Due lunghe battaglie di carta atterrate, dopo anni di guerriglia protocollare, sui tavoli del Consiglio di stato, massimo organo della giustizia amministrativa e su quello del Tar della Lombardia. Di qua un'impresa, di là due persone. Tre "ricorrenti", due storie diverse con finali diversi che casualmente s'intrecciano nei tempi. E, perché no, due esiti giudiziari che appaiono in conclusione ragionevoli, sia pure al termine di due partite irragionevoli per molti aspetti, una delle quali potrebbe forse continuare. Due facce, in ogni caso, dell'Italia reale, la stessa dove anche le elezioni regionali finiscono spiaggiate nei tribunali.
È l'Italia dell'iperinflazione legislativa e normativa, che in attesa del federalismo fiscale intanto si avviluppa nei suoi mille federalismi "fai-da-te". Da quello degli aeroporti a quello "concorrente" istituzionale, il governo contro le regioni e viceversa, all'interno della stessa regione il comune contro la provincia, la direzione regionale dei Beni culturali contro la Soprintendenza. E poi magari tutti al Tar e, se non basta, appello al Consiglio di stato, mentre cresce il contezioso anche sul tavolo della Corte costituzionale.
È l'Italia del piano-casa da 60 miliardi, promesso e varato dal governo un anno fa per rilanciare l'edilizia privata e ora arenato sulle secche delle regioni e dei comuni: ciascuno si fa la sua legge e il suo regolamento, e manca il decreto di semplificazione normativa. È l'Italia dove implode la guerra dei sottotetti e delle verande, tra giuste richieste dei cittadini, caos procedurale e aggiramenti furbeschi in attesa di sanatorie. Incredibile ma vero, a Roma (si veda l'inchiesta del Sole 24 Ore Roma del 10 febbraio) in due mesi le domande di ampliamento e di demolizione con costruzione sono state 7, e 12 quelle per i sottotetti (in nove mesi), sui quali pende una confusa competenza mista tra il dipartimento all'urbanistica del comune e i singoli municipi.
È l'Italia stop and go di tutti i giorni, da Brescia a Campobasso, da Milano a Lampedusa.
PROLOGO
Campobasso. La società Essebiesse Power il 12 novembre 2004 chiede alla regione Molise il rilascio dell'autorizzazione unica per realizzare nei comuni di Cercepiccola, San Giuliano sul Sannio e Vinchiaturo un impianto di energia elettrica (fonte eolica) da 32 Megawatt.
Brescia. La signora M. C., usufruttuaria di un immobile (nudo proprietario è il signor F. B.) di via Antiche Mura, nel centro storico della città, ottiene il 27 luglio 2005 dal comune il permesso per l'esecuzione di lavori di risanamento (conservativo) e risanamento (statico) che prevedono anche l'installazione di un nuovo ascensore e la realizzazione di nuove autorimesse, ma senza alterazione dei volumi o delle superfici coperte.
ATTO PRIMO
Campobasso. Si parte. 16 febbraio 2005: la regione Molise fa scattare per il piano Essebiesse la procedura di valutazione d'impatto ambientale. Sbs invia alle autorità statali, regionali e comunali competenti la richiesta di rilascio dei pareri di competenza. 18 maggio: la soprintendenza per i Beni archeologici del Molise afferma che non ci sono né vincolo né presenze archeologiche. Un mese dopo la regione rilascia il nullaosta rispetto a una «limitata zona incisa dal progetto e gravata da vincolo paesaggistico, relativa alla realizzazione della sottostazione di trasformazione e del relativo cavo interrato nel territorio del comune di Vinchiaturo».
Brescia. La signora C. raddoppia. Passato un anno, presenta tra giugno e agosto 2006 due Dia (Denuncia di inizio attività edilizia) in variante al permesso di costruire, la prima per recuperare il sottotetto, la seconda per realizzare, tra l'altro, dei balconi sulla facciata interna e abbaini nel sottotetto. Il comune risponde ad agosto e settembre diffidando C. e B. a non eseguire i lavori perché le Nta (Norme tecniche di attuazione) non consentono l'alterazione delle "partiture di facciata".
ATTO SECONDO
Campobasso. Luglio 2005. Entra in campo il direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise, che invita la regione a sottoporre l'intera area interessata dal progetto a vincolo paesaggistico. Non solo: la posizione favorevole della soprintendenza deve "intendersi annullata in autotutela" e subito parte alla volta di Roma, al ministero dei Beni culturali, una proposta di vincolo paesaggistico sull'intera area.
Brescia CONTINUA ...»