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Idee / Solo l'etica fa da antidoto agli errori della finanza

di Gianfranco Fini

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18 settembre 2009

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Il sistema creditizio dell'Italia
Tale condizione è stata da alcuni attribuita a una presunta maggiore arretratezza del sistema creditizio nazionale, meno propenso alla sperimentazione delle forme più ardite d'innovazione. In realtà, nel caso italiano, sembrano aver giocato un ruolo importante due fattori, entrambi assai positivi e, quindi, da preservare anche nel prossimo futuro. Il primo è costituito dalla maggiore capacità di valutare la solvibilità della clientela; il secondo, strettamente correlato al precedente, dalla persistenza di un rapporto stretto fra attività bancaria e sistema produttivo che investe i territori in cui le stesse imprese di credito si trovano ad operare (...).
Anch'io sono dell'opinione che il riconoscimento del carattere imprenditoriale dell'attività creditizia non esclude la consapevolezza della funzione sociale che le imprese bancarie sono chiamate a svolgere. Vi sono, infatti, talune peculiarità dell'attività creditizia che non smentiscono la sua natura di attività imprenditoriale, ma ne costituiscono un arricchimento. Per le banche, più ancora che per tutte le altre attività economiche e produttive, deve valere la regola per cui occorre tutelare i diversi interessi e contemperarli con princìpi e obiettivi di carattere generale che non possono esaurirsi nel mero perseguimento della massimizzazione dei profitti (...).

Se la tutela del risparmio costituisce un principio fondamentale e irrinunciabile che il nostro Costituente ha voluto esplicitamente annunciare nell'articolo 47 della Costituzione, non meno significativa è la funzione che le banche sono chiamate a svolgere nella valutazione del merito di credito. Attraverso questa valutazione, che implica una conoscenza reale del debitore, che non si esaurisce nei dati contabili e che appare particolarmente delicata nel caso dell'Italia il cui sistema produttivo è costituito prevalentemente da piccole e medie imprese in cui l'elemento personale è decisivo, le banche devono svolgere un ruolo che non si esaurisce nella dimensione economica, ma risulta utile al sistema nel suo complesso.

Esse, infatti, in questo modo concorrono in misura decisiva a fornire gli elementi necessari per la valutazione della reputazione degli attori economici, della loro capacità di far fronte agli impegni assunti. In altri termini, attraverso questa attività le banche possono contribuire a garantire il rispetto di quelle regole comuni che hanno necessariamente una matrice etica. Correttezza, trasparenza, affidabilità non sono infatti meri requisiti tecnici di un mercato ben funzionante, ma concetti che traducono princìpi più generali.
La capacità delle banche di apprezzare la solvibilità del cliente è un fattore decisivo per la credibilità complessiva del sistema produttivo. Per questo motivo è auspicabile che le banche utilizzino, per la concessione del credito, tutte le informazioni in loro possesso, superando l'approccio apersonale - basato esclusivamente su automatismi - in favore anche della fiducia e della conoscenza personali (...).

Non intendo limitarmi a smentire la tesi per cui l'economia, specie quella finanziaria, può pretendere di operare secondo regole sue proprie, al di fuori di un quadro condiviso di principi e valori comuni. Voglio valorizzare la funzione decisiva che un sistema finanziario efficiente può svolgere nel consolidamento di comportamenti e pratiche ispirate alla correttezza, all'equità e alla trasparenza, intesa non solo quale obbligo d'informazione, ma anche - e soprattutto - come diretta controllabilità di quanto dichiarato. Il rispetto di regole etiche alimenta la fiducia delle controparti e, di conseguenza, favorisce una nuova realtà di mercato nella quale ambizioni imprenditoriali e solidarietà non si contrappongono, ma s'integrano a vicenda.

La forza della trasparenza
Ma l'etica non può animare profondamente l'attività finanziaria provenendo dal di fuori del sistema, l'etica deve emergere dal suo interno. A tal proposito, si deve ricordare che sono sempre di più gli operatori economici che dichiarano di garantire condizioni di lavoro più umane, d'ispirare le loro condotte a standard di comportamento etico-sociale, di contenere l'impatto ambientale, di non utilizzare manodopera minorile, ovvero di porre particolare attenzione alla qualità e alla sicurezza dei prodotti, utilizzando marchi internazionali per certificare la propria attività.
Infine, voglio sottolineare la sostanziale impossibilità di creare un sistema sanzionatorio in grado di garantire l'effettiva cogenza delle regole etiche. In realtà, l'unica forma di sanzione finisce per essere proprio l'insuccesso commerciale, determinato dalla scelta dei consumatori-utenti di non acquistare i beni o i servizi da un operatore economico che non soddisfi determinate aspettative dal punto di vista etico. Ma questo potere sanzionatorio dei consumatori presuppone non solo la conoscenza dei reali comportamenti posti dall'azienda, e questo è naturalmente strettamente connesso con il principio di trasparenza soprarichiamato, ma, soprattutto, che i consumatori siano anche disposti a spendere un po' di più pur di "spendere meglio" e contribuire così al soddisfacimento d'importanti bisogni sociali.
  CONTINUA ...»

18 settembre 2009
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