Non basta la solidità del Vecchio continente: la storia digitale è scritta da Apple e Google
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La Nokia, il più grande produttore di cellulari del mondo, sulla scorta della leadership che in passato l'Europa ha conquistato nella telefonia mobile, tenta di sviluppare una strategia analoga. L'Alcatel, che compete negli apparati per le tlc, ha ormai la guida di un gruppo globale del quale fa parte anche la Lucent con i suoi mitici laboratori Bell. La tedesca Siemens è pur sempre parte determinante di uno dei sistemi-paese più forti nelle esportazioni anche tecnologiche globali. E la Philips continua a generare innovazioni, talvolta anche nella forma di spin off come è successo nei lettori di libri digitali.
La valutazione assoluta è diversa da quella relativa: l'Asia sta riconquistando un primato dimensionale che era suo alla fine del XVIII secolo e che la rivoluzione industriale europea aveva annullato. Gli Stati Uniti hanno la leadership culturale e una dinamica innovativa ben più veloce. Ma l'Europa c'è: il problema è che non è sotto i riflettori. E anche per questo non attira le risorse finanziarie e le fantasie creative. Come dicono gli associati della European Round Table Industrialist, leader dell'industria tecnologica europea che lavorano per coltivare il valore di lungo periodo del Vecchio continente, ci vuole una visione di prospettiva. E come sanno tutti coloro che innovano, ci vuole la capacità di crederci.
LA CORSA DIGITALE / Lepri e inseguitori
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