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EXIT STRATEGY / Tra Berlino e Atene è in gioco l'euro

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29 Aprile 2010

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Grecia e Portogallo a parte, la situazione dei conti pubblici di quasi tutti i paesi dell'Unione è disperata: è necessaria una riforma del Patto di stabilità di modo che in futuro tutti i paesi dell'Unione siano chiamati, senza deroghe, al rispetto delle regole e accettino controlli invasivi e vincolanti. Un esempio: il disavanzo pubblico della Francia a dicembre dello scorso anno era dell'8,3% sul Pil, nel 2010 scenderà all'8,2%, ma sarà capace la Francia di rientrare, entro il 2012, al 3%?
Inoltre, bisogna far pagare una parte del conto ai creditori troppo imprudenti: grandi banche, intermediari che hanno titoli greci. I paesi europei devono finanziare un fondo che serva per l'acquisto dei titoli spazzatura: questo è un modo per far pagare in modo certo chi ha cercato di speculare.
Per quanto riguarda la situazione contingente della Grecia, sicuramente gli aiuti arriveranno, anche quelli tedeschi: la contingenza elettorale giustifica l'attendismo di Berlino, che comunque non vuole mettere la Grecia fuori dall'euro.

Marta Dassù
Direttore generale Aspen Institute Italia

Ma il salvataggio avverrà in tempoSiamo arrivati a questo punto innanzitutto per responsabilità dei governanti greci, per il modo in cui hanno gestito il debito e i conti pubblici del loro paese. Ma abbiamo perso tempo un po' tutti e questo ha aggravato la cosa. Ha inciso anche la ritrosia della Germania a ogni salvataggio che costituisca un precedente rischioso per il futuro. Tuttavia ritengo eccessiva una certa posizione antitedesca che vedo prevalente su tanta stampa. Berlino esprime oggi una leadership che non mi sembra antieuropea, ma ritiene di dovere e potere perseguire apertamente, in Europa, i propri interessi nazionali. È un atteggiamento legittimo e non va demonizzato.
Berlino crede ancora che l'euro le convenga, ma vuole riaffermare le sue condizioni. Il problema è che la Germania, per esercitare una leadership vera nella Ue, deve trovare un giusto equilibrio tra severità e solidarietà, tra rispetto delle regole e visione politica e deve sempre ricordare che parte degli squilibri in Europa dipendono anche dal suo modello di crescita.

Tornando alla crisi in corso, il cosiddetto contagio è qualcosa in più di un rischio almeno per quanto riguarda il Portogallo, che ha tuttavia reagito bene annunciando subito un piano di austerity nazionale. In generale io credo che l'Europa uscirà da questa strettoia. La missione congiunta tra Unione europea e Fmi sta facendo il suo lavoro, l'eurogruppo del 10 potrà varare il prestito ponte necessario a rifinanziare i titoli di stato greci in scadenza il 19 maggio.

Andrea Tomat
Presidente Confindustria Veneto

Settore pubblico vera spina nel fianco
Le cause delle attuali voragini dei conti greci hanno origini lontane: il paese ha compiuto sforzi al di sopra delle proprie capacità per entrare nell'euro, i target richiesti dalla Ue erano molto-troppo ambiziosi per Atene. Poi, a pesare sono scelte troppo a lungo posticipate e politiche stringenti sul controllo della spesa pubblica mai adottate con serietà. Molti imprenditori greci in questi anni mi hanno riferito che il governo si è permesso spese troppo elevate e una pletora di dipendenti pubblici eccessiva: di certo, non è l'unica causa, ma una spina nel fianco della contabilità greca. Alle cause ascrivibili alla Grecia va aggiunta anche la crisi mondiale con la quale il paese ha fatto i conti: di certo, gli anelli deboli del sistema economico - e la Grecia è uno di questi - hanno subìto maggiormente la ritirata dei mercati.

Il salvataggio della Grecia non riguarda solo quel paese: è un tema strategico per il futuro della Ue. La capacità di riallineare una distonia (che oggi si chiama Grecia, domani forse Portogallo, e poi chissà) dimostra la vera coesione dell'Unione. Sono d'accordo con Giulio Tremonti: il ministro auspica che la Germania, una sorta di primus inter pares, guidi la soluzione della crisi greca non solo con un'iniezione di denaro ma anche con carisma politico. Sono certo che, dopo il 9 maggio, Berlino trasformerà la sua attuale fermezza (che è a uso e consumo degli elettori) in aiuti concreti.
Per ora, la Grecia è una patologia marginale, ma - attenzione - se il sistema non la cura con urgenza, potrebbe minare l'euro e la sua stabilità. Mettere a repentaglio la forza della moneta unica, che è riuscita a competere sul panorama mondiale anche con il dollaro, creerebbe gravi rischi per tutte le imprese del continente.

GLOSSARIO MINIMO
  CONTINUA ...»

29 Aprile 2010
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