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Strasburgo frena una legge su due

di Chiara Bussi

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01 giugno 2009

La parola magica è "codecisione". Undici lettere che combinate tra loro esprimono il peso dell'Europarlamento. Tradotte dal freddo linguaggio burocratico significano che l'emiciclo di Strasburgo, eletto a suffragio universale, non è un semplice organo di consultazione. Può infatti modificare e perfino respingere le proposte di legge presentate dalla Commissione europea, a volte anche innescando un vero e proprio braccio di ferro con il Consiglio Ue. Nella legislatura che si è appena conclusa ha potuto esercitare questo potere ben 577 volte, pari al 48% delle circa 1.200 votazioni su atti legislativi.

L'Assemblea ha avuto un parere vincolante su questioni legate al mercato interno, alla protezione dei consumatori, all'istruzione, alla ricerca e all'ambiente, che riguardano da vicino la vita di tutti i cittadini europei. Come nel caso della revisione delle regole sull'etichettatura dei mangimi per animali, che porta alla mente gli scandali della "mucca pazza" o dell'influenza suina. Nel febbraio scorso gli eurodeputati hanno puntato i piedi chiedendo di inserire nelle nuove regole anche la lista di sostanze proibite, come i rifiuti domestici. In questo caso è stato possibile raggiungere un accordo di compromesso con il Consiglio Ue, salvaguardando da un lato il diritto dei consumatori a essere informati e dall'altro la proprietà intellettuale dell'industria.

In 17 casi, invece, la staffetta istituzionale non è andata a buon fine ed è dovuto intervenire l'arbitro. Quello in questione si chiama Comitato di conciliazione ed è composto da rappresentanti di Parlamento e Consiglio Ue che hanno il mandato di cercare un accordo tra le parti. È successo con la direttiva sull'orario di lavoro. La proposta della Commissione Ue di estenderlo fino a 65 ore non è piaciuta all'emiciclo di Strasburgo: lo scorso dicembre in seconda lettura ha fissato il tetto massimo a 48 ore alla settimana, in profondo disaccordo con i ministri europei. Così, dopo numerosi tentativi il 28 aprile scorso il comitato, per la prima volta nella sua storia decennale - è stato introdotto nel 1992 con il Trattato di Amsterdam - ha dovuto firmare la resa.

Nei cinque anni della legislatura che si è appena conclusa l'Europarlamento ha approvato 1.767 provvedimenti (legislativi e non). Dominano su tutti quelli legati al bilancio (oltre 200 testi): l'Assemblea, insieme al Consiglio Ue, ha l'ultima parola sulle voci di spesa dell'Unione, ad eccezione di quelle legate all'agricoltura e ad accordi internazionali. Non solo: Strasburgo può presentare emendamenti al progetto di bilancio della Ue, che non può essere attuato senza il sigillo ufficiale del Presidente del Parlamento.

A raccontare l'Assemblea negli ultimi cinque anni sono anche i testi ufficiali non legislativi, che danno un'idea del peso politico dell'Assemblea e spesso alimentano il dibattito anche a livello nazionale. Sono oltre 600 le risoluzioni approvate in Aula su temi legati ai diritti civili, ma anche alle questioni etiche e all'attualità internazionale. Lo scorso febbraio, ad esempio, Strasburgo è intervenuta sul caso dell'estradizione dell'ex terrorista Cesare Battisti, chiedendo al Brasile di tenere conto delle sentenza italiane di condanna. Un anno fa, invece, aveva bocciato la misura annunciata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni sulle impronte digitali ai rom dei campi nomadi, scatenando un caso politico con Roma.
Strasburgo lascia infine agli eurodeputati la possibilità di esprimersi attraverso lo strumento dei rapporti di iniziativa personale. Sono 656 quelli presentati nell'ultima legislatura.

01 giugno 2009
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