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Cronaca

Dmitrij Medvedev: «Serve un nuovo equilibrio mondiale»

di Leonardo Maisano

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Il G-8 ha bisogno di un'energica messa a punto; le maggiori istituzioni economiche internazionali (Fmi, World Bank seppure mai citate) non sono in grado di misurarsi con le nuove urgenze del mondo; l'Opec non è più decisiva. Deve finire l'era di un sistema concentrato «sugli interessi di un Paese e di una moneta» (gli Usa). Il mondo è cambiato, quindi: back to Russia. Alla Russia di Dmitrij Anatolevic Medvedev, 43 anni a settembre, presidente nel pieno esercizio delle sue funzioni «perché - avverte - nessuno decide per me». Sgrana il rosario con un garbo quasi eccessivo a cui Putin ci aveva disabituati. Sorridente, impettito nella giacca blu e dietro una cupa cravatta grigia dal nodo troppo ampio concede la sua prima intervista alla stampa quotidiana da quando è divenuto presidente della Federazione russa. Per l'Italia, in esclusiva, al Sole-24 Ore.
Senza le fiammate del suo predecessore, senza le impuntature di Boris Eltsin, Dmitrij Medvedev non risparmia nessuno, neppure se stesso, neppure Putin. E avverte «quando da presidente si deve prendere una decisione è tutto diverso. Posso consultare i miei advisor, posso chiedere un suggerimento a Vladimir Putin, uomo di grande esperienza, ma la parola finale spetta a me. E questo cambia tutto perché se sbaglio la responsabilità è mia».
Nella biblioteca del Cremlino l'intervista con i rappresentanti delle testate dei Paesi aderenti al G-8 dura poco meno di due ore. Il tratto formale sconfigge l'intenzione - forse anche presidenziale - di una chiacchierata più rilassata come quelle che si narra concedesse in altre epoche. È cauto, è rigido Dmitrij Anatolevic, nonostante la voglia di andare oltre il copione. L'antipasto, però, è un chiaro appello al mondo a voltare pagina per uscire dalla crisi di oggi.
«La situazione economica globale è negativa per tutti, nonostante ci siano isole di relativa stabilità. La crisi finanziaria cominciata lo scorso anno, il credit crunch, il crollo di fiducia nel sistema dei mutui in America hanno incrociato il deterioramento del quadro macro. L'inflazione è d'improvviso tornata minacciosa ovunque. Le istituzioni economiche internazionali hanno dimostrato di non essere in grado di misurarsi con questa nuova situazione. Il meccanismo finanziario globale va adattato alla realtà di oggi e ai rischi di oggi. Dobbiamo mettere a punto proposte per rendere più flessibile la capacità di risposta e prevenire le crisi. Ma prima di tutto bisogna abbandonare l'egoismo nazionale. È evidente che un intero sistema non può essere ancorato agli interessi di un solo Paese e della sua valuta. Ci vuole un nuovo equilibrio fra le maggiori economie del pianeta e sono necessarie diverse valute di riferimento».

Fra queste il rublo?
Un dollaro stabile, l'euro ovviamente. Ma anche il rublo che dovrà avere la forza di divisa di riserva regionale. È un obiettivo, non una misura che si possa adottare per decreto.

Dmitrij Anatolevic, siamo alla vigilia del G-8 in Giappone, il suo primo G-8 da presidente. Crede che sia una formula ancora valida per far fronte alle esigenze di global governance?
Alcune crisi sono inattese, altre sono prevedibili se si avvertono i sintomi. Sono convinto che i capi di Stato delle maggiori economie debbano incontrarsi e il G-8 è un buon format, ma è preparato troppo in anticipo. Da tempo, nei summit, l'economia ha perso la centralità che meritava e ora ne vediamo i risultati con i due maggiori punti del programma, crisi alimentare e crisi finanziaria, a cui nessuno aveva pensato lo scorso anno. È positivo, invece, che si stia aprendo, con sessioni a latere, a nuovi Paesi. Ma è necessario mettere a punto un meccanismo di "risposta urgente", molto più flessibile. Penso a un sistema in grado di riunire i ministri finanziari, dell'energia o dell'agricoltura, nel volgere di pochi giorni. Poi saranno loro a riferire ai capi di Stato.
È un nuovo ordine mondiale quello che immagina il quarantenne neo presidente della Russia? Probabilmente sì, anche se non arriva mai a disegnarlo con nettezza, anche se non lo declina con la proposta di un sistema di sicurezza europeo lanciata dalla Russia a Berlino e riaffermata al vertice Ue di Kanthy-Mansisk. Discutendo di petrolio e di prezzi del barile smantella altre certezze, o presunte tali, della governance mondiale.
«La sicurezza energetica - riprende - dovrà essere snodo centrale del G-8. Lo scorso anno a San Pietroburgo avevamo previsto lo sviluppo che si è poi realizzato. Io stesso, sollecitato da alcuni vostri colleghi, dodici mesi fa, avevo detto che il greggio entro un anno sarebbe arrivato a 150 dollari. Oggi è una realtà, un fatto che non cambia. La risposta a questa situazione può arrivare solo da un patto fra Paesi produttori, Paesi consumatori e Paesi che assicurano il transito».

L'Opec quindi non è in grado di influire in modo decisivo sui corsi del petrolio?
L'efficacia dell'Opec e di altre organizzazioni internazionali non va sovrastimata. Le decisioni adottate dal cartello non hanno influenza duratura sui prezzi mentre, per converso, le "indecisioni" dell'Opec non danno stimoli positivi al mercato. Lo ripeto sono necessarie regolari consultazioni fra produttori, consumatori e Paesi di transito. Su questo principio la Russia costruisce la sua politica energetica.

  CONTINUA ...»

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