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Ma da che parte è caduto il Muro?

di Mario Margiocco

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11 settembre 2009

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Ma il cancelliere ebbe buon gioco nei rapporti con i partner europei, che - anche alla luce di quanto emerso oggi - erano un osso molto più duro di quanto potesse immaginare. Il vertice si conclude con un esplicito appoggio al progetto di Bonn. «Credo che Kohl non abbia dimenticato quel momento», conclude De Michelis. Ricorda Sandro Fontana, storico ed ex esponente di spicco della Dc: «Andreotti pose la Germania di fronte a una alternativa senza scampo: o la nuova nazione tedesca di oltre 80 milioni di abitanti accettava di essere "europeizzata", oppure doveva rinunciare alla pretesa di "germanizzare" ancora una volta l'Europa». Fu questa la strada «vincente» - prosegue - perseguita allora dal governo Andreotti con il trattato di Maastricht e con la nascita della moneta unica. Insomma, in cambio della rinuncia al marco e del sostegno all'euro, Andreotti riuscì a far passare l'unificazione tedesca con ampia soddisfazione di tutti i partner europei e della stessa Germania.

Mai le grandi potenze muoiono senza strazi nel loro letto, ma l'Urss ebbe questa "fortuna" e soprattutto questa fortuna toccò al mondo, e all'Europa. Al punto che l'eredità più vistosa del decesso, allora solo annunciato, fu una riunificazione tedesca che dall'89-90 appare una naturale evoluzione, ma in realtà non lo fu affatto, come i documenti declassificati e pubblicati oggi con 10 anni d'anticipo dal Foreign Office britannico confermano.
Si sapeva benissimo dalle cronache nell'89-90, e Kohl lo ha ampiamente illustrato nel secondo volume delle memorie uscito a fine 2005, che l'allora primo ministro Margaret Thatcher fu duramente contraria alla riunificazione tedesca. Nelle sue memorie la Thatcher è stata ugualmente chiara. Si sapeva con meno dovizia di particolari, e si sapeva poco in realtà, che sia il Foreign Office che l'ambasciatore britannico a Bonn, Christopher Mallaby, erano invece a favore della riunificazione, inevitabile e giusta, e già da mesi. E si sapeva meno quanto, inizialmente, anche il presidente Mitterrand fosse contrario, prima di farsi convincere da Kohl in lunghe passeggiate atlantiche e di ottenere in cambio il difficile sì tedesco all'unione monetaria.

Se tutto questo lavorio diplomatico ora pienamente svelato viene confrontato con la realtà di una Germania Est sempre perplessa, quasi "nostalgica" e abulica, e di una Germania Ovest ancora dubbiosa sui frutti e le modalità di una riunificazione, storica sì, ma non facile, si capisce come il prossimo ventennale della caduta del Muro sarà un ampio momento di riflessione.
Come si può leggere nella corrispondenza da Londra pubblicata qui a fianco, per la Thatcher e Mitterrand scattarono subito riflessi condizionati di una stagione precedente. Entrambi con memorie personali precise della Seconda guerra mondiale, furono portati per prima cosa a superare di fronte alla grande novità tedesca la profonda antipatia reciproca. Mitterrand non sopportava, scrive Kohl, l'istinto della Thatcher di attribuire al continente tutti gli imprevisti fastidiosi che colpivano le isole, da un'epidemia di volpi e una nuova malattia dei conigli a qualsiasi fungo e parassita delle piante. Passarono a condividere profonde preoccupazioni future. Erano convinti che la riunificazione avrebbe risvegliato i peggiori istinti tedeschi.
La Thatcher e Mitterrand erano in quei giorni la perfetta incarnazione del principio di Lord Palmerston sull'impossibilità per le nazioni di avere amici e alleati permanenti, ma soltanto interessi permanenti. E una Germania non troppo forte, concludevano, era nell'interesse di entrambi. Mitterrand poi cambiò idea. E soprattutto era di un'idea assai più favorevole a Kohl il presidente americano George H. W. Bush, Bush il vecchio, e non la silurarono alla fine né Michail Gorbaciov né l'allora astro nascente Boris Yeltsin. Il Muro cadeva il 9 novembre. Il 28 novembre Kohl presentava unilateralmente i suoi dieci punti «Per superare la divisione della Germania e dell'Europa». Una settimana dopo la Thatcher a Bruxelles chiedeva inutilmente «dieci o quindici anni di democrazia prima che chiunque possa pensare di cambiare i confini». La riunificazione avveniva il 3 ottobre 1990.

La realtà, in quelle che erano le due Germanie, sembra oggi avere relegato fra i fantasmi del passato i timori della Thatcher, e anche di Mitterrand. L'Est, abulico, si sta svuotando. Natalità bassissima, giovani che emigrano a Ovest, profonda insoddisfazione, al punto di aver ricreato e da anni una "nostalgia" del passato comunista, che non accenna a scomparire. «Da che parte è caduto il Muro?» si chiede Der Spiegal. Se nel '99 molti all'Est si sentivano «cittadini di seconda classe», oggi il 49% concorda sul fatto che «la Germania dell'Est aveva più cose buone che cattive». Il dibattito è sempre attorno ai due principi, libertà ed uguaglianza, che ciascuna delle due Germanie ritiene di avere meglio incarnato.
All'Ovest, pesano le tasse che da 20 anni i tedeschi pagano per l'Est, e gli aiuti nell'ordine dei 70 miliardi all'anno per risultati che a volte si vedono, Berlino, Dresda, Lipsia, Erfurt, e spesso no. Le ex due Germanie? Convivono. In attesa che 1.500 miliardi d'investimenti, tanto finora è costato, diano frutti migliori.

  CONTINUA ...»

11 settembre 2009
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