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Il Wall Street Journal ha riprodotto l'articolo. E il New York Times lo ha inserito in un blog della sua edizione online. Dopotutto alla riunificazione tedesca, che vide vari europei così ambivalenti, è legata una stagione felice della diplomazia americana. Ne valeva la pena vista l'infelicità dei tedeschi dell'Est e l'insofferenza di quelli dell'Ovest, una separazione creata in 40 anni di comunismo e che 20 di democrazia non hanno ancora sanato?
Se la storia non ha premiato la lungimiranza della Thatcher, ha fatto della riunificazione tedesca il capolavoro, oltre che di Kohl in primis, di Bush senior. Con alcuni protagonisti minori, ma non ininfluenti (si veda l'articolo in basso). «Non condivido la preoccupazione che alcuni paesi europei hanno per una Germania riunificata», dichiarava già il 24 ottobre 1989, d'istinto e contro il parere dei suoi più stretti collaboratori, il segretario di Stato Jim Baker e il consigliere Brent Scowcroft.
Addolcire i russi, calmare gli europei, disegnare un tracciato accettabile su cui i tedeschi di Bonn potessero far scorrere la propria strategia: fu questo il capolavoro del primo Bush, merito storico. Un'America alle prime armi non era riuscita a padroneggiare 70 anni prima le complicazioni della Conferenza di Versailles, contribuendo a una serie d'errori che favoriranno alla fine la Seconda guerra mondiale e le sue conseguenze. Ma non c'è dubbio che la vecchia classe dirigente americana forgiata dalla e dopo la Seconda guerra mondiale, e di cui Bush padre è uno degli ultimi esponenti, sapeva 20 anni fa svolgere il proprio ruolo. E chiudere, con più fiducia della Thatcher, un capitolo pesantissimo di storia europea.