«Qualunque accordo verrà raggiunto a Copenhagen, i capitani d'industria convenuti lì sono la chiave della soluzione. Non c'è efficace risposta al cambiamento climatico senza l'innovazione industriale, gli investimenti e le tecnologie verdi». Firmato: Bill Clinton.
Nella capitale danese, presa d'assalto da decine di migliaia di partecipanti al vertice climatico, l'ex presidente americano non c'è. Ma ha mandato un videomessaggio alla conferenza del Copenhagen Climate Council, un consesso di esperti e di business leader da tutto il mondo. I numero uno di parecchie imprese multinazionali, erano lì ad annuire.
«Qui stiamo parlando di una rivoluzione che coinvolge l'intera società – ha detto a il Sole-24Ore Steve Fludder, vicepresidente di General Electric e responsabile del progetto ambientale Ecoimagination – e sentiamo la responsabilità di doverci muovere per primi. Prima di tutto, attraverso la ricerca nelle tecnologie a basso impatto di carbonio, nelle quali l'anno scorso abbiamo investito 1,7 miliardi di dollari. Ma anche confrontandoci con i governi, i clienti, i nostri stessi dipendenti». I prodotti "verdi" nel pur vasto portafoglio di General Electric, hanno fatturato l'anno scorso 17 miliardi di dollari. E, grazie ad aver ridotto la proprià intensità energetica (e quindi le emissioni di CO2), l'azienda ha risparmiato 1,5 milioni di dollari in costi di energia.
Il colosso industriale americano è a Copenhagen anche per fare relazioni pubbliche. Ma soprattutto per spingere l'esito finale del vertice: il tanto dibattuto, atteso e controverso trattato internazionale per un taglio radicale alle emissioni-serra. «Da ormai molti anni – spiega Fludder – diamo per scontato che questa legislazione sarebbe arrivata, presto o tardi. Così, ci siamo mossi per tempo. Ma ora abbiamo bisogno di un quadro di riferimento chiaro, trasparente e a lungo termine».
E così la pensan tutti. «Ci uniamo alla chiamata per un accordo globale sulla protezione dell'ambiente», ha detto Muhtar Kent, il numero uno di un'azienda multinazionale che, su una bevanda addizionata di anidride carbonica, ha costruito un impero: la Coca-cola. La quale non è nociva all'atmosfera di per sé, se non fosse per l'elevato impatto ambientale ed energetico dei suoi contenitori. «A maggio abbiamo lanciato la bottiglia di plastica che, per il 30%, è fatta con residui della lavorazione dello zucchero», ha aggiunto Kent. «Questo è solo l'inizio: smetteremo di usare combustibili fossili per il packaging».
Fludder assicura che la «rivoluzione» – come la chiama lui – dà anche delle belle soddisfazioni. La General Electric, ad esempio, produce anche turbine eoliche: è la prima in America e la terza al mondo. «Il parco di pale eoliche che abbiamo installato per i nostri clienti, già risparmia all'atmosfera tre volte le emissioni che la nostra azienda ancora produce». Già la chiamano Terza rivoluzione industriale.