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Le pagelle di Euro 2008

dall'inviato Massimo Donaddio

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Il presidente dell'Uefa Michel Platini (Ansa)

VIENNA - L'Europeo è finito, è tempo di bilanci, tempo di guardarsi indietro per fare un po' di valutazioni, dando i voti a quello che abbiamo visto in queste tre settimane di calcio internazionale.

Italia – voto 5,5. Uscire ai rigori non può essere una condanna senza appello. La Nazionale non ha fatto vedere un buon calcio, eccetto nella partita con la Francia, ma ha perso per timore e scarsa lucidità ai rigori, dopo aver imbrigliato la Spagna per 120 minuti. Se Buffon avesse fatto una parata in più e Casillas una parata in meno, l'Europeo azzurro si sarebbe trasformato. Nonostante tutto dai campioni del mondo era giusto pretendere di più. Ripartire con nuove idee.

Donadoni – voto 5,5. Sarebbe un 7 per la dignità e un 5 per i risultati, ma la sufficienza, nella nostra cultura che discrimina il gesto d'onore a scapito dei risultati, non sarebbe compresa. In ogni caso non ha saputo mettere assieme il collettivo e infondergli quella fiducia e quella sicurezza fondamentali quando ci si gioca tutto in tre settimane. È mancata l'idea di squadra, troppi i cambi rispetto alla formazione tipo scelta durante le qualificazioni. Non chiaro nemmeno il modulo di gioco. L'Italia esce però battuta solo ai rigori dopo una gara a reti inviolate. Colpevole ma sfortunato.

Toni – voto 4. Si danna l'anima là davanti. Fa molto movimento e impegna costantemente le difese ma è assolutamente impreciso e si divora valanghe di gol. Decisamente al di sotto della condizione ottimale, arriva a Euro 2008 spremuto fino al midollo dalla Bundesliga. Ci aspettavamo lo stesso rendimento, invece nemmeno un golletto fortunoso. Delusione.

Figc – voto 5,5. Ancora una tinta di grigio nel voto alla Federcalcio italiana, che ha giocato su due tavoli. Da una parte rinnovava il contratto a Donadoni, dimostrando senso di giustizia di fronte ai risultati che il tecnico bergamasco aveva promesso (la semifinale europea); dall'altra flirtava con il ct mondiale Marcello Lippi, disponibilissimo a tornare sulla panchina azzurra. Vincere, vincere, sempre vincere: questa è la regola "aurea". Cerchiobottista.

Spagna – voto 9. Voto altissimo, giustificato ovviamente dalla netta e meritata vittoria finale, dall'armonia e – finalmente! – dall'efficacia del gioco proposto. Un'equipe perfettamente a suo agio in tutte le partite disputate, messa solo un po' in difficoltà dalla bistrattata Italia di Donadoni. Più fiduciosa in se stessa, ricca di giocatori di classe, è stata completa in ogni reparto e grazie ad Aragones ha fatto il salto di qualità definitivo. Complimenti, e benvenuta nel club delle grandi del calcio.

Aragones – voto 8. Ha grandi meriti nella vittoria della Seccion. Certo, il materiale umano è di altissima qualità, ma se non disciplinato e guidato avrebbe potuto ugualmente fare flop, come insegna la storia. Il tecnico ha il merito di avere individuato da subito la formazione tipo, e di aver dato fiducia a quella, facendo, in genere nel secondo tempo delle partite, i cambi giusti al momento giusto. La rivincita dell'esperienza e del buon senso, quindi. Ora lascerà la panchina iberica, ma la Spagna gli deve molto. Onore al merito.

Villa – voto 7,5. Capocannoniere del torneo, è costretto a saltare la finale per un infortunio ma può gloriarsi di aver contribuito in maniera notevole al cammino trionfale della Spagna fino all'ultima gara. Spietato in area di rigore, dotato di una bella tecnica e di personsalità, è il bomber che questa nazionale aspettava. In verità ha persino messo in ombra Fernando Torres, che però si è rifatto segnando in finale. Preziosissimo.

Torres – voto 6,5. L'affondo decisivo è il suo, quello che consegna la coppa alle Furie Rosse. Segno che il giocatore ha numeri e carattere. Durante le sei partite del torneo, però, è spesso rimasto in ombra, non all'altezza delle aspettative e della sua fama di cannoniere. Forse una stagione impegnativa al Liverpool lo ha un po' provato, ed è stato spesso sostituito da Aragones, non prendendola proprio bene. Comunque la stoffa c'è. Cosa dovremmo dire, altrimenti, di Luca Toni?

Germania – voto 6. La sufficienza guardando al torneo nel suo complesso. Fossero le pagelle sulla finale sarebbe almeno un punto in meno. È riuscita ad arrivare, come (quasi) sempre, in finale grazie alle sue caratteristiche storiche, ossia la tenancia e la forza fisica, ma non ha retto l'urto delle scatenatissime Furie Rosse, molto più forti tecnicamente. Debole in difesa e non straordinaria nemmeno negli altri reparti, ha sfruttato l'harakiri del Portogallo per cercare il colpaccio. Ma sarebbe stata una vera ingiustizia. Parecchie le cose da rivedere, ma, quel che più preoccupa, è che il materiale umano non è di primissima qualità.Generosa ma debole.

  CONTINUA ...»

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