Stando alle indiscrezioni raccolte da Bloomberg, ci sarebbe già un mandato, affidato a Goldman Sachs e a Qatalyst Partners, per cedere la società al miglior offerente. Il destino di Palm, marchio storico dell'industria hi-tech a stelle e strisce, sembra quindi segnato. La crisi di risultati pesa, il crollo delle vendite al consumo dell'ultimo trimestre 2009 sarà difficilmente recuperabile e la società californiana avrebbe di conseguenza maturato la decisione più volte rimbalzata a livello di rumor ma mai concretizzatasi: vendere.
Le difficoltà di natura finanziaria del produttore che inaugurò di fatto l'era degli smartphone - con i Palm Treo - sono quindi tali che non ci sarebbero altre vie d'uscita, nonostante i recenti proclami in senso contrario professati dai vertici della casa di Sunnyvale. L'attenzione degli analisti è così tutta rivolta ad individuare chi possa essere il candidato ideale a mettere le mani su asset – in termini tecnologici e di prodotto, vedi gli ultimi telefonini della famiglia Pre basati sul nuovo sistema open source WebOs – comunque importanti. Sul piatto dell'offerta i pretendenti dovrebbero mettere un assegno di circa 870 milioni di dollari, a tanto infatti ammonta oggi il valore di mercato della società.
I nomi circolati in queste ore, alcuni dei quali già in passato accostati a Palm, sono tutti di primo piano: Htc, Lenovo, senza trascurare Hp, Dell (la cui candidatura sarebbe però già venuta meno) e addirittura Nokia. In pole position ci sarebbe la casa taiwanese che produce per conto di Google i terminali a piattaforma Android e che con Apple ha aperto un duro contenzioso legale per quanto riguarda i brevetti legati alla tecnologia touch utilizzata anche sull'iPhone.
Altre ipotesi mettono invece in prima fila un produttore di personal computer, per ragioni facilmente intuibili: il mercato dei cellulari e degli smartphone in particolare ha potenzialità di sviluppo, soprattutto nei Paesi cosiddetti emergenti, ben superiori a quelle dei tradizionali pc e il successo raccolto da Apple con il suo cellulare è un esempio che in molti vorrebbero replicare. Ecco di conseguenza che potersi spendere un marchio come Palm, tanto apprezzato negli Usa ma mai decollato veramente fuori dai confini americani, potrebbe essere una scommessa interessante da vincere per chi – vedi Lenovo, che a suo tempo rilevò il business dei pc da Ibm – sta da anni cercando di sfondare su scala internazionale anche in campo consumer.
Un'altra big dell'industria dei computer, e cioè Dell, potrebbe essere un papabile compratore perché forte di una buona disponibilità di cassa (11,9 miliardi di dollari) e perché, al pari di Acer, vuole tornare giocare un ruolo da protagonista nel settore della telefonia mobile. Entrambe hanno scommesso su Android, per la società texana il debutto dello smartphone Aero con At&T non è lontano, e soprattutto per Dell sarebbe l'occasione per dare fastidio ad Apple in terra americana, dove le credenziali del terzo produttore al mondo di computer sono sempre state ottime in ambito consumer.
Un discorso simile si potrebbe fare, a detta di alcuni addetti ai lavori d'Oltreoceano, per Hewlett Packard: la società di Palo Alto gode di grandi disponibilità economiche ma presenta un evidente buco d'offerta da colmare nell'ambito dei dispositivi mobile per il mass market. Gli smartphone iPaq sono destinati di fatto alla sola utenza business e l'acquisizione di Palm, un tempo acerrima rivale nella battaglia per la supremazia nei computer palmari, potrebbe essere la soluzione ideale.
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