Ulrich Fiedler di Berlino è il gallerista di riferimento a livello internazionale per il design Bauhaus.
Da quanto tempo si occupa di design Bauhaus?
Dal 1986 mi occupo del design dell’avanguardia. Il Bauhaus da solo non offre abbastanza materiale perché una galleria viva di questo.
Perché?
Il Bauhaus era inteso come laboratorio per l’industria: gli oggetti non venivano prodotti per la vendita, ma erano prototipi. Di conseguenza è rimasto pochissimo. E poi c’è stata l’interruzione causata dal nazismo per cui il Bauhaus è rimasto frammentario. Il mercato cerca le icone, ma sono rare.
Per esempio?
La lampada da tavolo di Wagenfeld del 1923-24, di cui ci sono un centinaio di esemplari (circa 200.000-300.000 euro). O la poltrona «Lattenstuhl» di Marcel Breuer, tra i suoi primi mobili, una sorta di scultura costruttivista (200.000 euro). Una teiera di Marianne Brandt può arrivare a 500.000 euro. Un arazzo di di Gunta Stölzl può costare 400.000 euro.
I prezzi negli anni sono cresciuti?
A volte cerco di ricomprare pezzi che ho venduto 20 anni fa e c’è sempre un guadagno. È uno sviluppo costante. Il collezionismo di oggetti Bauhaus si è sviluppato già negli anni ’50, quando già c’era richiesta, per esempio, per le cartoline delle mostre, stampate in tiratura di mille. Trent’anni fa valevano qualche centinaio di euro, oggi da 10.000 a 20-30.000 euro.
Ci sono oggetti Bauhaus accessibili?
Delle lampade, anche di Marianne Brandt, prodotte dal 1928 agli anni ’50 dalla ditta tedesca Kandem. Ne esistono centinaia di migliaia e partono da poche centinaia di euro. La Brandt ha disegnato anche prodotti per la cucina per un’altra ditta tedesca, la Ruppel. Marcel Breuer e Mies van der Rohe hanno avuto nei primi anni ’30 una piccola manifattura a Berlino, al di fuori del Bauhaus, dove creavano mobili in acciaio tubolare che oggi hanno prezzi a quattro o cinque cifre. Poi la produzione è passata alla Thonet, ma è stata interrotta dai nazisti.
Qual è la differenza tra il Bauhaus a Weimar, a Dessau e a Berlino?
Gli inizi a Weimar sono caratterizzati da una marcata artigianalità, i prodotti erano realizzati in piccole officine. A Dessau si afferma l’orientamento verso l’industria, si producono prototipi. A Berlino si accentua ancora di più questo aspetto di servizio all’architettura.
Quali sono i principi alla base del Bauhaus?
Creare oggetti funzionali per chiunque, rinunciando all’uso di materiali dispendiosi, perché al centro c’era la forma, che doveva essere innovativa e anticipare i tempi. E ci sono riusciti, tanto che molti oggetti di allora ebbero successo negli anni ’60 e tuttora sono prodotti, come la lampada di Wagenfeldt o dei mobili di Knoll.
Un oggetto che riassume il Bauhaus?
Una tazza di Josef Albers fatta con oggetti già esistenti – un recipiente di vetro da laboratorio, una bacchetta di vetro e un piatto di ceramica, – uniti da un fermaglio di metallo per diventare all’improvviso qualcosa di nuovo e geniale. Praticamente un readymade: Phillips ne ha venduta una nel 2006 a 268.000 dollari.
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