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Falso Frans Hals, Sotheby’s porta in giudizio il londinese Mark Weiss

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Falso Frans Hals, Sotheby’s porta in giudizio il londinese Mark Weiss

Sarà che i falsi perfetti non esistono e ad essere errato è solamente il giudizio che gli esperti esprimono sulle opere, ma intanto il ritratto virile di Frans Hals (1580-1666), temibile fake sbucato fuori dal nulla nel 2008, si è rivelato un pericoloso boomerang che ha portato in questi giorni Sotheby's ad avviare un procedimento presso l'Alta Corte di giustizia d'Inghilterra, al fine di recuperare dal gallerista londinese Mark Weiss, da cui proviene l'opera, i 10,7 milioni di dollari che la casa d'aste ha dovuto rimborsare al collezionista di Seattle, Richard Hedreen.

Ad essere citato in giudizio oltre a Weiss anche il socio in affari David Kowitz, founder della società Indus Capital Partners e collezionista. Sotheby's esige l'importo che Weiss e Kowitz ha ricevuto dalla vendita e che la casa d'aste ha dovuto rimborsare dopo che la società di analisi scientifiche Orion Analitycal, acquisita recentemente dalla auction house, ha smascherato la contraffazione. In un comunicato, il gallerista londinese contesta le prove inequivocabili che accertano il dipinto come un «undoubtedly forgery». Il ritratto, da lui ritenuto «one of the most sublime works he has ever seen», sarebbe stato comprato dal dealer per 3 milioni di euro nel 2010.

Mark Weiss, come recita nella presentazione sul sito web «leading specialist in Tudor, Stuart and Northern European portraiture», in effetti è considerato uno tra i più noti marchands d'art londinesi, la sua galleria, infatti è presente al Frieze Masters e a tutt’oggi nell’elenco delle gallerie con stand numero 350, al selettivo Tefaf di Maastricht della prossima edizione dal 10 al 19 marzo.

La sede della Weiss Gallery, si trova in St. James Square, nel cuore di Londra, quartiere dove da tempo si raccolgono le più importanti gallerie d'arte della City, e più precisamente al numero 59 di Jermyn Street, indirizzo speciale dove i sarti e camiciai più esclusivi di Londra confezionano impeccabili abiti su misura.
Se diamo un'occhiata alla gallery fotografica del sito ufficiale non ci aspetteremmo però di trovare ancora pubblicata tra le notables salesl'immagine del famigerato ritratto. Il piccolo olio su tavola di 32,2 x 26,8 cm, con provenienza da una «Private collection, Usa» invece è ancora lì, privo di storia e di studi scientifici alle spalle, descritto come una «great new discovery and addition to the oeuvre of Frans Hals». Il dipinto che ritrae «An unknown man», un uomo sconosciuto (nomen omen), secondo Weiss sarebbe stato riscoperto in Francia nel 2008, e ritenuto autografo con l'indicazione di “trésor national” dal Governo francese. Il Louvre se lo lasciò sfuggire per un soffio non riuscendo a raccogliere i 5 milioni di euro necessari per perfezionare l'acquisto. In realtà, questo “tesoro nazionale” messo in circolazione da Weiss, venduto tramite l'intermediazione di Sotheby's al collezionista americano di Seattle, è solo il primo di una serie di falsi. Infatti, sempre tra le notables sales della galleria individuiamo anche il dipinto su lapislazzuli di Orazio Gentileschi (1563-1630) raffigurante «Davide che contempla la testa di Golia» che ha compromesso la National Gallery di Londra, a seguito della sua esposizione nel 2014 nella piccola exhibition intitolata «Making colour».

Il controverso dipinto di Gentileschi, insieme al ritratto di Hals, vennero acquistati da Weiss da uno misterioso collezionista francese di 71 anni, Giuliano Ruffini, al quale apparteneva anche il «San Gerolamo» attribuito alla cerchia di Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto Parmigianino (1503-1540), per il quale Sotheby's ha dovuto rimborsare 842.000 dollari ad un privato. Il falso Parmigianino, esposto nel 2014 al Metropolitan Museum di New York e in precedenza alla Galleria Nazionale di Parmacome opera autografa del pittore, è stato smascherato sempre dalla Orion Analitycal. Venne messo all'incanto nel 2012 da un collezionista del Lussemburgo, Lionel de Saint Donat-Pourrière, verso il quale a gennaio la casa d'asta ha avviato un procedimento davanti al Tribunale distrettuale di New York.

Lionel de Saint Donat-Pourrière si difeso in questi giorni affermando che: «I migliori esperti del mondo hanno visto il dipinto nel corso degli anni e nessuno di questi ha pensato che fosse un falso. Solo James Martin - proprietario della Orion Analitycal, acquisita da Sotheby's - afferma che è un falso. Solo lui, nessun altro».
Sembrerebbe che Chrsitie's in passato, avesse declinato l'offerta di vendere sia il dipinto di Hals e che quello di Gentileschi, sollevando dubbi sulla provenienza e sull'autenticità anche di un'altro quadro, proveniente sempre da Giuliano Ruffini, la «Venere con velo» (1531) attribuita a Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553).
Comprato da Mark Weiss e successivamente rivenduto per 3,2 milioni di euro a uno dei più importanti galleristi londinesi, Colnaghi, il piccolo dipinto su tavola (39 x 25 cm) attribuito a Cranach entrò nel 2013 nella collezione del Principe del Liechtenstein, dopo che tre leading specialist, Werner Schade, Bodo Brinkmann e Dieter Koepplin, ne certificarono l'autenticità. Esposto al Caumont Centre d'Art in Aix, venne fatto sequestrare per ordine di un giudice di Parigi in quanto ritenuto una contraffazione.
Colanghi ha sempre difeso l'opera, che secondo il suo parere sarebbe rimasta celata in una collezione privata belga per oltre 150 anni, forse per dare maggior spessore ad un dipinto che pure in questa circostanza si rivelava privo di storia. Anche il direttore delle collezioni del Principe del Liechtenstein, Johann Kräftner, crede nella sua autenticità difendendo l'acquisto, come emerge dal documentorealizzato lo scorso 19 ottobre.
In tutto le opere nel mirino sarebbero 21, forse 25, per un giro di affari stimato in 200 milioni di sterline, e non è da escludere che alcune siano in questo momento appese alle pareti delle dimore di altri facoltosi e ignari collezionisti.

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