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Valori destinati a crescere per gli artisti dell'ex-Pastificio…

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Valori destinati a crescere per gli artisti dell'ex-Pastificio Cerere. Parola di Nello Di Meo

Trittico del'Estate, Courtesy Galerie Di Meo, Parigi
Trittico del'Estate, Courtesy Galerie Di Meo, Parigi

Da quanto tempo rappresenta gli artisti della scuola del pastificio Cerere?
Non li rappresentiamo più perché abbiamo scelto di non fare più né mostre, né cataloghi, né fiere, e ci siamo trasferiti nei nostri uffici a Rue Mazarine a Parigi. Ma continuiamo a lavorare con loro, siamo legati a questi artisti da una lunga amicizia che risale al 1985.

Ci racconti la storia…
La prima mostra è stata una personale di Nunzio nel 1989. Poi si sono susseguite molte personali e collettive con i vari artisti fino al 2014, quando ci siamo trasferiti. Oltre a Nunzio, ho lavorato con Pizzi Cannella, Dessì, Gallo e Tirelli. Avrei voluto lavorare anche con Bianchi, ma lui aspirava a gallerie più importanti della mia all'epoca, mentre con Ceccobelli non si è stabilita una collaborazione. All'epoca erano tutti al Pastificio ma non lavoravano con un'unica galleria: Pizzi Cannella, Nunzio e Tirelli lavoravano con Fabio Sargentini de L'Attico, da cui io li comprai per fare la mia prima mostra del gruppo, mentre Gallo, Ceccobelli, Bianchi e Dessì lavoravano con Gian Enzo Sperone. Andavo spesso a Roma a trovarli, ho dei bellissimi ricordi.

Gianni Dessì, Trama a vista, 1998, olio e acrilico su fibra di vetro e pannello di legno, 288 x 220 cm, Courtesy Galerie Di Meo, Parigi

Sono stati definiti “un gruppo che non è gruppo”…
Sono d'accordo, perché ognuno ha seguito la sua strada; si criticavano e si criticano ancora, ma rispettandosi e volendosi bene. Non hanno creato una scuola vera e propria, non hanno lo stesso sguardo e lo stesso modo di vedere il lavoro. Sono uniti più per età e geografia che per il linguaggio creativo.

Marco Tirelli, Rond Vert, 2006, 205 x 175 cm, Tempera su tela, Courtesy Galerie Di Meo, Parigi

Chi sono i più forti? E quelli ancora sottovalutati?
Non ce n'è uno che ha avuto più successo dell'altro. Ognuno di loro ha avuto i suoi riconoscimenti. Sono tutti allo stesso livello in termini di valori, ma sono sicuro che cresceranno. Qualcosa si sta muovendo anche all'estero.

Qual è il loro valore artistico, per cui lei ha deciso di rappresentarli?
Ho apprezzato la loro italianità, la bravura tecnica e il messaggio, che per ognuno di loro è diverso, e anche questo mi è piaciuto. Non sono un teorico, agisco d'istinto, e loro mi hanno conquistato.

Giuseppe Gallo, Mallarmé, Litz, Pound, 2009, 157 x 202, Courtesy Galerie Di Meo, Parigi

Come si è evoluto il loro mercato negli anni?
L'evoluzione è stata positiva, ma sono artisti che non sono “di moda” attualmente. Hanno esposto molto nei musei italiani, ma meno in quelli internazionali. Hanno avuto riconoscimenti, ma non c'è mai stata speculazione e non hanno ancora sfondato sul mercato americano - che fa crescere i prezzi, com'è stato per Fontana e Boetti - anche se tutti hanno esposto un po' in America; alcuni grazie ad Annina Nosei.
Il loro mercato è solo italiano o anche internazionale?
Sono conosciuti più in Italia, anche se abbiamo venduto molte opere anche in Francia, Svizzera, Belgio e altri paesi, ma non hanno mai raggiunto i prezzi che meriterebbero perché sono bravissimi. A livello museale all'estero sono stati sostenuti da Lóránd Hegyi, che li ha esposti in qualità di direttore del museo di Sant-Étienne in Francia e del Ludwig di Vienna. Il mercato americano dovrebbe aprirsi per tutti loro dopo il record segnato da Gallo da Christie's lo scorso novembre, quando un dipinto proveniente dalla collezione di Chiara e Francesco Carraro è passato da una stima di 40.000-60.000 dollari ad un prezzo di 367.500 dollari.

Nunzio, Courtesy Galerie Di Meo, Parigi

Quali sono oggi i prezzi per i vari artisti?
Per Gallo non è facile a dirsi dopo questa vendita formidabile. Certamente questo nuovo record porterà un aggiustamento dei prezzi. Per un'opera di grandi dimensioni noi nel 2008 chiedevamo 60.000 euro; ora 110.000.
Per il resto non ci sono state grande evoluzioni di prezzi ultimamente. Di Pizzi Cannella abbiamo venduto parecchi dipinti di recente, per esempio uno da 80 x 100 cm per 28.000 euro, oppure uno da 140 x 160 cm per 45.000 euro. Abbiamo un trittico eccezionale di 280 x 420 cm che proviene dalla collezione di Annina Nosei che non è in vendita, ma il cui prezzo sarebbedi 150-200.000 euro. In generale per questi artisti si va dai 20.000 ai 80.000 euro a seconda delle misure; negli anni 90 costavano la metà.
Ci sono ancora possibilità di crescita?
Sì, ne sono sicuro. Io e mia sorella Lydie, che dirige la galleria con me, ci crediamo molto, infatti ne abbiamo diversi nella nostra collezione. Lo abbiamo fatto per amore, infatti li conserviamo in casa. Il valore artistico c'è, quindi ora deve seguire anche il valore commerciale.

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