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La critica ha riconosciuto il valore degli artisti del linguaggio

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La critica ha riconosciuto il valore degli artisti del linguaggio

«È un collezionismo prevalentemente italiano quello della Poesia Visiva – spiega Alessandro Cuomo, capo Dipartimento Arte Moderna e Contemporanea di Finarte – bisogna tuttavia ricordare che il movimento è nato in un clima di apertura e di scambio culturale e quindi, come anche “Fluxus”, parla un linguaggio internazionale ma esiste anche un limite di comprensione della lingua nella scrittura». Secondo l’esperto a partire dalla mostra del 2007 al Mart di Rovereto, «La parola nell’arte» che indagava sulle incursioni della parola nelle avanguardie del Novecento, i collezionisti e gli addetti ai lavori sono più attenti alla Poesia Visiva. «Non ci sono ancora record impressionanti e grandi storie da raccontare, ma si respira un interesse crescente della critica e delle istituzioni, anche se mediamente i livelli di prezzo sono ancora modesti e raramente in asta, superano i 5.000 euro». Va ricordato che la Poesia Visiva: «non è un gruppo vero e proprio, ma un brulicare di riviste, di cenacoli locali e di parentesi culturali e, sebbene credo che potrebbero non identificarsi in questo movimento, gli apripista del mercato sono sicuramente Emilio Isgrò e Gianfranco Baruchello, anche dal punto di vista internazionale con risultati che hanno superato la soglia dei 100.000 euro» prosegue Cuomo. Le opere più importanti sono quelle degli anni ’60 e della prima metà degli anni ’70: «in quanto rappresentative di uno straordinario momento della cultura del nostro paese e si portano dietro l’energia di quella critica militante che cercava di svecchiare il mondo degli intellettuali italiani attraverso l’intreccio tra arte e poesia».

Tra gli artisti, quelli sottovalutati sono numerosi e Cuomo indica Jirí Kolär, Giuseppe Chiari, Sarenco, Lamberto Pignotti, Ugo Carrega e Wiliam Xerra. Il motivo? «Credo sia una questione generalizzata dovuta anche alla tecnica di questi lavori, spesso collage su carta, collocati per le premesse e le motivazioni degli artisti fuori dal mercato vero e proprio dell’arte». E proprio questo atteggiamento intellettuale: «crea oggi qualche difficoltà nella mercificazione dei lavori, con complicazioni maggiori in termini di storicizzazione delle opere, nei processi che tendono a stabilire l’autenticità, la storia e le date certe dei lavori, argomenti ai quali i collezionisti sono molto sensibili» precisa l’esperto. Infine sono pochissime e con poco frequenti passaggi in asta le protagoniste femminili. «Mi piace tuttavia citare alcune artiste affini per periodo storico come Irma Blank e Maria Lai che vivono un momento di grande interesse e significativi riscontri di mercato» conclude Cuomo.

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