In un mercato in cui i prezzi dell’arte moderna e contemporanea raggiungono livelli sempre più elevati e accessibili a pochi, le edizioni d’artista rappresentano una porta d’ingresso aperta ad un pubblico molto più ampio e permettono di possedere un’opera d’arte che non è una semplice “riproduzione”, ma un lavoro originale che l’artista ha concepito appositamente per quel mezzo espressivo, che dialoga con il resto della sua produzione. «Per alcuni artisti l’idea di unicità dell’opera è comunque secondaria» commenta Alfons Klosterfelde della galleria Helga Maria Klosterfelde di Amburgo e Berlino, che da 25 anni si dedica a questo segmento. «Pensiamo a Lawrence Weiner, Duchamp o General Idea». Stampe e multipli offrono l’opportunità di possedere un’opera di un grande nome spendendo in genere dai 2.000 ai 50.000 euro; per esempio una stampa di Baldessari di inizio carriera può costare 3.000 euro. Se si tratta di un giovane, i prezzi partono già dai 500 euro. «E poi è un mercato in cui non c’è speculazione» aggiunge Klosterfelde.
È d’accordo Séverine Nackers, Head of Prints di Sotheby’s Europe. «Nonostante l’aumento dei prezzi degli ultimi dieci anni il mercato delle stampe è rimasto stabile e ciò rassicura i collezionisti, perché le stampe conservano il loro valore e si possono confrontare i prezzi realizzati all’asta per opere identiche della stessa edizione». Ma quali sono le tendenze? «Oggi c’è una forte competizione per soggetti immediatamente riconoscibili» risponde Séverine Nackers «e per opere con forte impatto visivo, colori vivaci e segni grafici decisi, capaci di dominare gli spazi in cui vengono esposte». Gli artisti più cari sono Picasso, Rembrandt e Munch, che segnano prezzi milionari anche per singole stampe (3,9 milioni di euro da Sotheby’s a Londra nel 2014 per “La femme qui pleure I” di Picasso e 2,4 milioni di euro nel 2016 per “L’urlo” di Munch). Per Warhol, invece, si arriva a prezzi milionari solo in presenza di set (dieci stampe di Mao nel 2012 sono state vendute per 2 milioni di euro). «Altri artisti le cui stampe superano i 500.000 euro sono Dürer, Jasper Johns, Lichtenstein, Chuck Close, Kirchner, Matisse e Toulouse-Lautrec, ma solo i soggetti particolarmente rari e desiderabili arrivano a tali cifre, altrimenti si parte già da poco più di mille euro».
E chi sono gli artisti sottovalutati? «Ora è il momento di guardare ai soggetti chiave (con colori forti e in buone condizioni) di Toulouse-Lautrec o Renoir, e in generale alle stampe a colori francesi del secolo scorso. Tra i contemporanei, sorprendenti dal punto di vista tecnico ed estetico sono Donald Judd, Sol Lewitt, Vija Celmins e Lucian Freud».
Oltre che all’asta, le stampe si possono acquistare presso molte gallerie specializzate come René Block a Berlino, Niels Borch Jensen a Berlino e Copenaghen, Jörg Schellmann a Monaco, Gemini G.E.L. a Los Angeles, Brooke Alexander a New York, Three Star Books e One Star Press a Parigi, Stpi a Singapore. In Italia ci sono 2RC a Roma e a Milano Studio Prearo, che fa principalmente libri ma anche edizioni, o Studio Marconi, che ha iniziato a produrre edizioni a metà degli anni ’60, quando gli artisti sentivano forte il bisogno di comunicare e, inoltre, con la Pop Art aumentarono i collezionisti. Tra le fiere, le due specializzate sono Fine Art Print Fair (dal 26 al 29 ottobre a New York) e London Original Print Fair (a maggio nella City), con opere per tutte le tasche, da 25 a 250.000 sterline. In altre fiere c’è una sezione dedicata, come ad Art Basel, dove però il numero degli espositori è sceso. «Un tempo c’era un intero piano dedicato – racconta Klosterfelde –, ma con le edizioni non si producono gli stessi fatturati delle opere uniche e Basilea è cara, per cui non si rientra nelle spese». Anche i collezionisti di stampe sono cambiati: «sono giovani che amano l’arte – così Klosterfelde –, o istituzioni con un dipartimento dedicato, come il MoMA, ma anche collezionisti comuni che di tanto in tanto comprano un’edizione. Prima si incontrava più spesso il collezionista di sole edizioni. Ora questa figura è più rara, perché il mercato è più ampio e il pubblico più vario».
E in Italia? «La produzione a tiratura limitata degli artisti dell’Arte Povera è stato un progetto innovativo – racconta il gallerista Giorgio Persano –. Anselmo ha lavorato con il suolo, Zorio ha inciso pelli bovine, Salvo creato lastre di marmo, Calzolari ha fatto installazioni di feltro, filo d’oro e una rosa, Penone ha usato il suo avambraccio per fare segni come punto di partenza per concepire una serie di opere, mentre Pistoletto ha iniziato a sperimentare le impronte digitali su acciaio inossidabile. «Ora i pezzi in circolazione sono molto pochi – conclude Persano - chi li ha acquistati se li tiene in collezione anche perché le opere uniche dei poveristi hanno raggiunto quotazioni stellari e i “multilipli” rappresentano una valida alternativa».
© Riproduzione riservata