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Una casa museo di opere multiple

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Vittorio peruzzi -collezionista

Una casa museo di opere multiple

«Cretto Bianco», 1971 di Alberto Burri,  acquaforte acquatinta - 67 x 96.5 cm
«Cretto Bianco», 1971 di Alberto Burri, acquaforte acquatinta - 67 x 96.5 cm

Vittorio Peruzzi, 65enne, milanese di nascita, ha iniziato a collezionare nel 1980 comprando, presso la Galleria La Torre, un’opera multipla di Lucio Fontana. Oggi la sua raccolta comprende più di 200 opere tra litografie, serigrafie, acqueforti, incisioni, grafica, multipli e stampe originali di arte italiana contemporanea.

In che anno ha cominciato a collezionare, con quale opera e quanto le costò?

A Natale del 1980. Ero neolaureato in ingegneria e il mio stipendio era di 450.000 lire mensili. Ero appassionato d’arte già da studente, così mi recai in una delle gallerie che visitavo abitualmente, Galleria La Torre, e lì mi proposero vari pezzi tra cui un multiplo di Lucio Fontana del 1965/66, di 49,5 X 47 cm, quello rosso della cartella «4 Oggetti di Lucio Fontana e 2 Poesie di Salvatore Quasimodo», per 1.500.000 lire rateizzabili.

Per quale ragione si è dedicato esclusivamente all’acquisto di grafica, multipli e stampe originali?

Per ragioni di disponibilità economiche che mi rendevano impossibile collezionare opere uniche di grandi artisti.

Qual è l’opera più cara che ha comprato?

Un multiplo di Lucio Fontana dal titolo «Teatrino Nero» (dalla cartella dei sei «Teatrini» del 1968),70 x 70 cm, edizione complessiva di 75 esemplari, mi è costata 12.000 euro.

Ha mai venduto?

Sì, una acquaforte e acquatinta sempre di Fontana della «Serie Rosa» del 1966, 75,5 x 56 cm , edizione complessiva di 50 esemplari, venduta per 4.000 euro.

All’interno di questo segmento, cosa determina il valore, anche economico, delle opere?

La validità di un’opera seriale risiede nella sua qualità di esecuzione e nella sua capacità di rappresentare l’autore. Sicuramente, poi, il numero di esemplari dell’edizione, la catalogazione e la riproduzione su libri, lo stato dell’opera influiscono in maniera sostanziale sul suo valore commerciale, unitamente al mercato dell’autore.

Su quali nomi puntare?

Gli Informali, ad esempio, gli esponenti dell’Arte Povera, e, tra i più recenti, Maurizio Cattelan, oppure Vanessa Beecroft, sono certamente dei riferimenti per un acquisto oculato il cui valore commerciale si manterrà nel tempo.

Gallerie, aste, a chi si è affidato maggiormente nel mettere insieme la collezione?

Ho sempre acquistato in asta, all’inizio da Finarte, quasi mai in galleria. L’avvento di internet poi mi ha permesso di avere il mondo internazionale dell’arte in diretta sulla mia scrivania e di partecipare alle aste di grafica di tutto il mondo. Un’acquisizione mi piace raccontarla: seppi di una signora che, in fase di trasloco, aveva da vendere un’opera che teneva in cantina, andai da lei e mi trovai davanti, dispiegato e strabordante dal tavolo, un esemplare della serie «Controcanto» di Afro, edito in acquaforte acquatinta dalla 2RC gallery, di 110 X 222 cm, per fare una valutazione immediata presi a riferimento il valore d’asta che conoscevo per le stampe di Afro di 50 X 70 cm, pari a 2.000.000 di lire. Convinsi la signora a cedermi l’opera a quel prezzo. Una volta a casa consultai il catalogo Bolaffi della grafica scoprendo che un altro esemplare della serie «Controcanto» era stato aggiudicato a 18.000.000 di lire poco tempo prima.

La collezione attualmente dove è collocata?

Questa estate, dopo il mio ritiro dalla vita lavorativa, ho trasferito la mia abitazione da Milano in una villa a Tarquinia. La mia raccolta ovviamente mi ha seguito. Sarà una sorta di casa museo aperta al pubblico, gratuita e su appuntamento. Spero poi che sarà mio figlio ad occuparsi della mia raccolta in futuro.

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