Un tempo il disegno era parte integrante della formazione di tutti gli artisti, ma il suo valore era relegato allo stadio di preparazione e di studio per il dipinto, re di tutte le discipline. Oggi, per molti artisti ha assunto un altro valore e viene utilizzato come mezzo espressivo esclusivo o prevalente. Per esempio Robert Longo, fino all’11 novembre in mostra da Thaddaeus Ropac a Londra con 20 nuovi disegni a carboncino in cui giustappone opere d’arte celebri e scenari socio-politici tratti dai media (prezzi 35.000-1.600.000 dollari). Oppure Paul Noble (scuderia di Gagosian) con il suo ciclo «Nobson Newtown», grandi disegni di una città fantasma. O ancora, Dan Perjovschi che affronta in modo critico e ironico temi della società con uno stile simile alle caricature di personaggi anche politici (lavora dal 2004 con Gregor Podnar e i prezzi vanno da 3.000 a 75.000 euro).
Negli ultimi anni almeno una ventina sono state le mostre dedicate a questo mezzo; tra queste «On Line: Drawing Through the Twentieth Century» al MoMA nel 2010-11, che ha mostrato come la definizione di disegno nel XX secolo abbia subito una trasformazione radicale fino a includere il gesto, la performance e la scultura. Sempre di più si sono moltiplicate le istituzioni dedicate: su modello del Drawing Center a New York, attivo dal 1977, sono nate nei primi anni Duemila il Drawing Room e il Centre for Recent Drawing a Londra, e quest'anno il Drawing Lab a Parigi e il Drawing Hub a Berlino.
Lo stesso fermento si percepisce sul mercato: ci sono fiere specializzate come Drawing Now a Parigi, Art on Paper a Bruxelles, Drawing Room a Madrid, Amsterdam Drawing, Paper Positions a Berlino e Monaco, tutte nate negli ultimi cinque anni e anche in Italia a dimostrazione della crescita dell’interesse, Artissima, ora in corso a Torino, si è arricchita di una nuova sezione per il disegno. La formula è quella del solo show con 26 artisti e 26 gallerie, di cui 16 straniere e 10 italiane. Tra queste Vistamare di Pescara con i “ritratti” di Andrea Romano, classe 1984, a prezzi tra 4.000 e 8.000 euro.
Anche altre gallerie presenti in fiera hanno giocato la carta del disegno. Massimo Minini gli ha dedicato un’intera parete dello stand con opere di Vanessa Beecroft (8.000-24.000 euro), Wilfredo Prieto (1.600 euro), David Maljkovic (7.000-12.000 euro), Carla Accardi (i disegni piccoli 8.000 euro) e Nedko Solakov (6.000 euro). Da P420, invece, Riccardo Baruzzi utilizza uno strato sottile di olio come superficie su cui disegnare. Per esempio «Sette chili di quattro verdi», 2016, vale 16.500 euro, mentre i suoi disegni su carta oscillano da 2.700 a 3.800 euro.
Certamente per il collezionista si tratta di una forma d’arte più accessibile rispetto alla pittura. «Due sono le ragioni per spiegare l’interesse nel disegno contemporaneo» affermano Florence e Daniel Guerlain, tra i più grandi collezionisti di disegni, che nel 2012 hanno donato la loro collezione al Pompidou ma sono ancora attivi sul mercato, «il primo è il prezzo delle opere, che spesso è inferiore rispetto a un dipinto o un’installazione e può catturare l’attenzione dei giovani collezionisti, ma val la pena ricordare che la conservazione richiede cure particolari relative alla luce e all’umidità. Il secondo è l’attenzione che abbiamo suscitato noi attraverso il premio internazionale creato dieci anni fa». Tra gli artisti che la coppia segue al momento ci sono Ulla von Brandenburg, Cameron Jamie, Ciprian Muresan, Ethel Adnan e Juul Kraijer. Un altro grande collezionista è Wynn Kramarsky, olandese, che ha collezionato opere di grandi artisti come Richard Serra e Jasper Johns, ma ha sostenuto anche i giovani. A quasi 90 anni ha disperso la collezione: parte è andata ai musei, parte venduta da David Zwirner a New York. In Italia c’è la Collezione Ramo di Pino Rabolini, fondatore di Pomellato, che copre tutto il Novecento. «Tra gli artisti italiani i cui disegni si stanno ora rivalutando ci sono Munari, Carol Rama, Tancredi, Calderara, Gnoli, Agnetti, Schifano iniziale, Mauri, Salvo» afferma Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della collezione. «Per Munari e Carol Rama i prezzi sono saliti negli ultimi tre anni passando da qualche migliaia di euro per un lavoro su carta di medie dimensioni a 30.000 per un’opera degli anni ’30-’40. Per Rama un’opera su carta grande con collage di gomme o occhi di bambola ora può costare 60.000 euro. Gnoli ha raggiunto record d’asta di 95.000 euro per una tempera su carta. Mentre per le opere su carta medio-grandi di Mauri si può arrivare a 100.000 euro».
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