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Esperimenti che sfidano anche il valore

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Martina Yamin - Restauratrice di opere su carta

Esperimenti che sfidano anche il valore

«A Face»,1953, Yayoi Kusama, tempera, acquarello, inchiostro e pastello su carta, 29,5 x 22,5 cm, in asta da Christie’s New York nella  Morning Session il 16 novembre, stima 70.000-100.000 $
«A Face»,1953, Yayoi Kusama, tempera, acquarello, inchiostro e pastello su carta, 29,5 x 22,5 cm, in asta da Christie’s New York nella Morning Session il 16 novembre, stima 70.000-100.000 $

Restauratrice di opere su carta a New York, Martina Yamin ha iniziato a colleziona disegni contemporanei negli anni ‘70. Il 16 novembre ne vende una ventina da Christie's a New York con stime fino a 150mila euro per disegni pagati cifre meno di mille dollari. Al telefono da New York ci ha raccontato la storia della sua collezione.
Quando ha iniziato a collezionare disegni?
Negli anni ‘70. Sono una restauratrice di opere su carta e la mia collezione è nata con il baratto di opere in cambio dei miei servizi. Il mercato dell'arte contemporanea allora era scarso, l'interesse dei collezionisti era rivolto ai maestri antichi, e alcuni galleristi e artisti contemporanei preferivano scambiare opere in cambio dei miei servizi di restauro piuttosto che pagare in denaro. Per esempio Josef e Anni Albers mi hanno pagato con dei loro disegni. Inoltre sono olandese, sono venuta a New York nel 1940 con la mia famiglia, e come molti olandesi anche i miei genitori collezionavano arte contemporanea. Mia madre possedeva un bellissimo disegno di Cy Twombly e mio nonno due dipinti di Mondrian, quindi io sono cresciuta con l'arte.

Perché ha deciso di concentrarsi sulla carta?
La carta ha un significato speciale per me. Per la sua immediatezza, il disegno mi sembra la forma di espressione artistica più autentica. Diversamente dalle stampe, che sono più cerebrali, i disegni non sono così pianificati. Sono come delle annotazioni fatte velocemente. Mi piace la loro vitalità.
Quali sono le caratteristiche del disegno oggi rispetto al passato?
È sempre stato un mezzo espressivo piuttosto sperimentale, perché gli artisti potevano essere più immediati, più gestuali. Ma in tempi recenti c'è una maggiore accettazione nei confronti di disegni che definirei “trasandati”, opere che vengono strappate e rincollate come un collage. C'è più spontaneità. E c'è anche un maggiore uso della terza dimensione, per cui i disegni diventano come sculture. C'è più manipolazione del foglio in sé. Esempi sono Lucas Samaras, o Thomas Hirshhorn, del quale però non ho nulla.
Quali sono alcuni degli artisti nella sua collezione?
Tomma Abts, Marlene Dumas, Silvia Bächli, Sandra Vásquez de la Horra, Sol Lewitt, Thomas Scheibitz, Raquel Maulwurf, Laura Owens, Wardell Milan e Marcel van Eeden.
Quali artisti segue con interesse in questo momento?
Nessuno in particolare, non ho mai seguito un criterio nella mia collezione, ma ho comprato tutto ciò che attirava la mia attenzione e che mi potevo permettere. Di solito diventano troppo cari nel giro di due o tre anni. Acquisto opere tra i 1.000 e i 5.000 dollari al massimo; raramente faccio eccezioni.
Come riconosce la qualità?
Dove c'è inventiva, espressione individuale. Non mi devo innamorare, ma deve essere un'arte che sfida il mio occhio e la mia mente. Quando le persone chiedono se è arte. Quello è il tipo di arte che mi può interessare. Opere scomode, con le quali io cresco. Compro opere di cui non sono sicura. Per me questa è la vera essenza degli artisti contemporanei, la loro abilità di portarti al di là di quello che sai. Per esempio ad una fiera ho visto un'opera di Mark Grotjahn appoggiata sotto un tavolino, sono stata attratta da quel motivo, ma non sapevo se il mio interesse sarebbe perdurato. Per scoprirlo bastavano 900 dollari. Un'altra sfida è stata un'opera di Barry Le Va, più conosciuto come scultore. Era lo studio di una scultura che voleva realizzare su un pavimento, era composta da più fogli di carta attaccati con lo scotch su un foglio sottostante. Non ero sicura, come restauratrice, di poter vivere con un'opera con lo scotch. E invece ha funzionato.
Quali sono le peculiarità del collezionismo di disegni?
La prima considerazione deriva dal mio ruolo come restauratrice di disegni: devi essere molto attento al contesto in cui esponi l'opera, alle finestre, alla luce naturale ma anche a quella artificiale, e devi incorniciare con un vetro che protegge dai raggi ultravioletti.
Un'altra differenza è che si condividono molto di più le informazioni con gli altri collezionisti, con i curatori, perché è ancora così: i disegni sono più difficili da trovare. Ora ci sono alcune mostre di tanto in tanto, ma prima l'unico modo di trovare i disegni era chiedere al gallerista se ne aveva, e di solito li tirava fuori dal cassetto non incorniciati, non erano esposti perché non erano abbastanza colorati o attraenti come dei dipinti o delle sculture.
Come si è sviluppato il mercato da quando ha iniziato a collezionare?
Ovviamente è diventato tutto più caro, ma ci sono sempre gli artisti giovani, i cosiddetti emergenti, i cui disegni costano 100-500 dollari. Non ho mai comprato pensando all'opera come ad un investimento, alcuni artisti sono cresciuti, altri no. Con gli artisti giovani non si sa mai, perché possono smettere di lavorare col disegno e diventare fotografi o videoartisti. Sono alcuni degli alti e i bassi del collezionismo. Ma ho un paio di esempi in cui è andato bene. Il Grotjahn di cui parlavo, 28 x 23 cm, acquistato nel 2003 per 900 dollari, a novembre lo vendo da Christie's con una stima tra 100.000 e 150.000 dollari. Alla stessa asta vendo un disegno di Yayoi Kusama che ho pagato 8.000 dollari nel 1999, che allora era tanto per me, e ora ha una stima di 70-100.000 dollari.
Perché vende?
Perché traslochiamo in una casa più piccola. Sto vendendo da Christie's e anche attraverso le gallerie, ho acquistato prevalentemente da dealer. Qualche volta ho acquistato al termine di una visita in atelier per non uscire a mani vuote. È un modo di comprare più personale, ma preferisco le gallerie perché rispetto il loro occhio selettivo e la loro conoscenza del mercato.
In generale sono cresciuti i prezzi?
Forse un terzo o la metà degli artisti è cresciuto, l'altra metà è sceso. Il fatto è che non tutti gli artisti hanno un mercato secondario: non li puoi vendere all'asta e il gallerista che te li ha venduti non li prende indietro. La gente legge dei record e non si rende conto che, invece, molte opere perdono il loro valore.
Ci sono artisti sottovalutati?
Sicuramente, specialmente quelli giovani. Sono fantastici, ma il mercato non risponde. Alcuni artisti che ammiro e che sono sottovalutati sono Kara Walker, Shahzia Sikander, Barry Le Va, David Smith e Benedikt Hipp.
Ha artisti italiani in collezione?
No, ma è solo una coincidenza. Non compro mai all'estero perché quando viaggio o sono in vacanza la mia mente è troppo rilassata e non sono critica abbastanza per fare una scelta saggia.

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